Capitolo 6

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"Io odio e amo. Ma come, dirai. Non lo so, sento che avviene e che è la mia tortura." (Catullo)
~~~

Grace
"Allora? Hai scoperto qualcosa?" Domando a Daphne con tono concitato.

Lei è intenta a divorare l'ennesimo budino offerto dalla sottoscritta e, nel sentire la mia domanda, quasi si strozza con il cucchiaino stracolmo di quella delizia al cioccolato.

"Dannazione Grace!" Borbotta fissando la vaschetta semi vuota. "Sto cercando di godermi questo momento di dolcezza." Gesticola con il cucchiaino tra le mani.

Sollevo gli occhi al cielo e quasi scoppio a ridere di fronte alla sua smorfia intrisa di disappunto.
"Volevo solo delle informazioni." Le dico incrociando le braccia al petto per poi abbandonarmi mollemente contro lo schienale della sedia.

La mensa del campus è immersa nel caos più totale: una cacofonia di suoni si propaga in tutto l'ambiente, rimbalzando sulle pareti e penetrando fastidiosamente nelle mie orecchie.

Mi immagino altrove, persa nel solenne silenzio del colorato parco che fronteggia casa mia.
Mi visualizzo nella mia mente mentre agguanto la mia preziosa macchina fotografica per immortalare piccoli, nascosti momenti di vita sotto la calda luce del sole.

Assaporo sulla bocca quel senso di pace assoluta che mi calma le viscere quando scatto, intrappolo quella sensazione e la serro dentro al mio petto, custodendola come un prezioso tesoro che mi aiuterà a fronteggiare questa interminabile giornata.

"E per la cronaca..." Daphne si intromette nel pacifico momento nel quale sono immersa. "Si, ho scoperto qualcosa. Essere ficcanaso a volte aiuta, sai?"

Mi raddrizzo di colpo e tendo le orecchie nella sua direzione in attesa di assorbire tutto ciò che mi dirà.

"A quanto pare il SunFlower Hotel è stato affidato ad Hunter come una sorta di regalo di famiglia per i suoi ventuno anni." Mi informa Daphne con tono quasi professionale. "Credo sia una cosa tipica dei ricchi, regalarsi auto e costose proprietà per celebrare il passare degli anni."

Quasi mi strozzo con la mia stessa saliva mentre registro le sue parole.
"E pensare che io ho ricevuto un buono per la libreria sotto casa mia." Ridacchio per l'assurdità di questa nuova confessione.

E così Hunter si ritrova a gestire l'hotel per generosa concessione del suo paparino miliardario.

"Stronzo viziato." Borbotto sottovoce giocherellando con l'orlo della mia felpa celeste.

"Dunque mi accompagni in biblioteca per studiare?"

Rivolgo la mia attenzione a Daphne che è in trepidante attesa di una mia risposta affermativa, eppure mi tocca deluderla.

"Non posso." Rispondo sospirando. "Oggi ho il primo turno all'hotel." Confesso quasi rabbrividendo.

La verità è che il solo pensiero di andare lì mi turba, affogandomi in un'ansia scomoda e ingiustificata.

Però i soldi mi servono terribilmente perché a me di certo non regaleranno un hotel per i miei ventidue anni.

"Oh." L'esclamazione di Daphne sembra risuonare come un forte gong nello spazio esiguo che ci separa.

Sollevo un dito, pronta a regalarle l'ennesima battutina sarcastica. "Non una..."

"Grace!"

Sento una voce chiamare il mio nome e ruoto il corpo di scatto verso quel suono.

James Cole sta avanzando a grandi passi verso il nostro tavolo.

I lunghi capelli castani ondeggiano ad ogni suo passo, tanto che gli tocca scostarli dal viso più volte con la mano.
Indossa un ricercato maglioncino color kaki che sembra sposarsi perfettamente con il suo incarnato.

𝗟𝗢𝗡𝗧𝗔𝗡𝗢 𝗗𝗔 𝗧𝗘Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora