Capitolo 14

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"Amare è bruciare, è essere in fiamme."
(Jane Austen)
~~~
Grace

"Dixon, da chi stai scappando?"

Mi gelo sul posto, letteralmente.

I miei piedi si pietrificano mentre getto un'ultima, disperata occhiata alla fine del corridoio: forse potrei far finta di non aver sentito, potrei semplicemente riprendere a camminare, o magari correre, e fuggire lontano da qui.

Lontano da lui.

Non rispondo, non sto al suo gioco.

"Che c'è? La tua linguaccia velenosa ha smesso di funzionare?"

Hunter mi beffeggia con strafottenza, con un'asprezza nella voce che non posso tollerare tanto che mi ritrovo a schiudere la bocca di getto.

"Si Hunter, stavo scappando: volevo disperatamente evitare la tua faccia oggi." Sbotto con furia. "Anzi, non solo oggi a dir la verità."

Parlo senza guardarlo, non giro il capo per cercare il punto in cui si trova, però so che è vicino a me, lo percepisco.

Nel corridoio rimbomba con sfacciata prepotenza l'eco della risata di Hunter.
È un suono spigoloso, ma che cela una melodiosità che mi coglie alla sprovvista.

"Sai...dal modo in cui mi squadravi oggi a lezione non credo che evitarmi fosse nei tuoi piani."

Si è avvicinato a me, lo capisco dal fatto che la sua voce giunge in un soffice soffio d'aria alle mie orecchie.

Mi volto con un brusco scatto verso il suo viso, decisa ad affrontarlo.
Le parole però mi muoiono in gola non appena mi scontro con lo zaffiro dei suoi occhi.

C'è qualcosa di spaventoso nella gelida superficie di ghiaccio che sembra ricoprire le sue iridi: è qualcosa di ruvido, di scheggiato.
Eppure....eppure non è tutto.
Al di sotto di quel gelo riesco ad intravedere qualcosa di totalmente diverso, di spaventosamente magnetico.

"Io..." Boccheggio a corto di parole e giuro che cerco di aprire bocca per pronunciare qualcosa di sensato, ma fallisco in modo patetico.

"Tu...?" Hunter inclina la testa verso me e sussurra questa semplice sillaba nell'esiguo spazio che ci separa: l'eco delle sue parole sembra rimbombare nel mio petto e...tra le mie gambe.

Odio il mondo in cui Hunter sembra schiacciarmi con la sua sola presenza.
Mi costa perfino ammetterlo ma ritrovarlo qui a fronteggiarmi in tutta la sua imponente altezza mi destabilizza e mi fa incazzare.

Hunter ha qualcosa, qualcosa che non saprei definire, capace di renderlo ai miei occhi tremendamente fastidioso ma, al contempo, irrimediabilmente attraente.

Mi maledico mentalmente per essermi lasciata andare ad un pensiero simile e, in preda alla vergogna, provo a voltare il capo nella direzione opposta a quella in cui punta il suo sguardo cristallino.

Ma lui non me lo permette.

Con una velocità che non sarei riuscita a prevedere, le lunghe dita di Hunter scattato verso il mio mento catturandolo così nella calda presa dei suoi polpastrelli.

Non riesco a reprimere il sussulto che mi scuote il corpo in reazione a questo inaspettato contatto.

Avverto il calore affluirmi pietosamente alle guance e provo a regolare il ritmo del mio respiro che sembra spezzarsi sotto il suo sguardo di pietra.

"Visto? Hai distolto lo sguardo." Mormora trionfante con gli occhi inchiodati ai miei. "Questa volta ho vinto io." Dice sogghignando oscuramente.

Colgo il velato riferimento al nostro muto scontro di sguardi avvenuto durante la lezione di scrittura creativa e solo ora comprendo che Hunter ha messo in scena questo teatrino per il solo gusto di provocarmi.

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