Capitolo 28

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Buona lettura e grazie per il supporto 🌻🫶🏻
(Vi aspetto nei commenti per sapere cosa ne pensate del capitolo, ci tengo tanto☀️)

"E quegli occhi che sembravano il cielo dopo che è piovuto."
(Charles Bukowski)
~~~

Grace
"Grazie, ma non ho alcuna intenzione di venire." Ripeto per la cinquantesima volta, roteando gli occhi con fare teatrale.

"Ma Grace..." Daphne protesta con voce stridula, arricciando le sue labbra in un broncio adorabile.

"Daphne, dico sul serio. La prospettiva di trascorrere un'intera serata tra pomposi ricconi che si pavoneggiano senza pudore, fasciata in un fastidioso abito da sera, con ai piedi dei tacchi che sicuramente mi procureranno un male cane, non rientra di certo nella mia definizione di divertimento."

"Ma è la festa per il decimo anniversario dall'apertura del SunFlower Hotel, lì tu ci lavori!" Esclama, sventolando tra le dita il raffinato invito sul quale sono stampati tutti i dettagli dell'evento.

"Appunto." Ribatto, trangugiando una generosa sorsata di the. "Ci lavoro, hai detto bene. Queste feste raffinate non mi riguardano affatto."

"Ed io che ho fatto di tutto per convincere Trevor a procurarmi un altro invito. È un party a numero chiuso, lo sai vero?." Continua a blaterare come se la cosa potesse farmi cambiare idea.

"Ascolta..." Le parlo con calma, avvolgendo la mia mano sulla sua.

"È colpa di Hunter. Dico bene?" Mi domanda di getto, con gli occhi tinti di pungente curiosità.

Mi raddrizzo di scatto sulla sedia, lanciandomi attorno occhiate restie per assicurarmi che nessuno, qui in mensa, abbia avuto modo di sentire pronunciare quel nome.

"Cosa c'entra Hunter adesso?" Rispondo con una noncuranza artefatta.

Solo ripetere il suo nome ha lo stesso effetto su di me di un pugno scagliato contro lo stomaco: mi lascia sconfitta, boccheggiante e stordita.

La verità è che da giorni sto sfuggendo da Hunter e dal ricordo di quanto è accaduto in quella camera d'hotel.

Ma è davvero possibile fuggire da qualcosa che ti è rimasto incastrato sotto pelle?

Rabbrividisco pateticamente nel rievocare l'esatta sfumatura della sua voce, il modo in cui le sue parole graffiavano il buio, la deliziosa frizione della sua pelle contro la mia.

Assaporo il retro gusto dolce amaro del suo tocco con la mente, ma sono perfettamente conscia di dover gettare nel dimenticatoio tutto ciò che è accaduto tra noi nella prigione di quelle quattro mura.

Perché Hunter è Hunter.
Ed io ho una mezza relazione il suo fratellastro, lavoro nel suo hotel e semplicemente lo detesto con ogni battito del mio cuore.

Troppi motivi per tenermi lontana da lui, così pochi per lasciarmi cadere di nuovo nell'oscurità delle sue braccia.

È stato tutto un errore.
Un errore di quelli nei quali precipiti per caso, quasi inconsciamente, destinati però a macchiarti l'anima con il loro ricordo proibito.

Ed io di segni addosso che mi ricordino Hunter non ne voglio affatto.

"È successo qualcosa tra voi due, la sera del mio compleanno. Tu non mi stai raccontando tutto, ma sono sicura che se i muri della vostra stanza d'albergo potessero parlare..."

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