Capitolo 11

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"T'odio quanto t'amo, pazza di cui vado pazzo."
(Charles Baudelaire)
~~~

Grace
Avvolgo le braccia intorno al mio busto e curvo le spalle nel tentativo di farmi scudo dal pungente vento di questa desolata sera d'ottobre.

I miei capelli sferzano con furia sul mio viso, schiaffeggiandomi la pelle, e borbotto un'imprecazione a mezza voce mentre provo a stare dietro al passo di Hunter.

Cammina velocemente, le sue lunghe gambe macinano passi in ampie falcate, ma si muove con una grazia innata, un'ipnotica leggiadria che mi fa invidia.

Io, con il mio misero metro e sessantacinque, arranco a stento dietro di lui.

"Potresti rallentare?" Domando con voce velata di sofferenza, gettando un'occhiata preoccupata alle mie scarpe.

Non c'è niente, ma proprio niente, che preferirei indossare ai piedi al posto delle mie care comode, vecchie, sneakers: un consunto paio di vans che ho acquistato anni fa e che sfoggio con orgoglio quasi tutti i giorni.

Ma non stasera.

Stasera l'universo ha deciso di remarmi contro,
catapultandomi in una serata catastrofica, in compagnia di un tipo che a stento tollero, costretta a gelare dal freddo con i piedi fasciati in uno stupido paio di tacchi.

Beh, in realtà ho indossato i tacchi solo perché Daphne ha tragicamente insistito.
Quindi in questo caso la colpa è solo sua.

Con il capo chino verso l'asfalto, persa nelle mie stupide congetture mentali, non mi accorgo che Hunter si è fermato e finisco per sbattere proprio contro la sua ampia schiena.
Vengo inaspettatamente travolta da un inebriante ondata del suo odore, una virile fragranza che sembra solleticarmi deliziosamente le narici, costringendomi a serrare gli occhi in modo patetico.

"Cazzo." Mormoro a denti stretti.

Rabbrividendo, indietreggio prontamente con le mani sollevate, terrorizzata dalla possibilità di sfiorare anche solo una misera porzione di pelle del suo corpo.

Costringo i miei occhi a non fissarsi su Hunter, piuttosto scandaglio con lo sguardo il parcheggio antistante al locale, alla ricerca della sua auto, cercando di indovinare quale sia tra quelle  parcheggiate nell'ampio piazzale.

"Andiamo?" È Hunter a rompere il silenzio e riesco a scorgere una beffarda nota di divertimento nella sua ipnotica voce.

Capisco che è il momento di voltarmi e sforzarmi di avere uno straccio di conversazione con lui.
"Qual è la tua auto?" Domando con sincera curiosità.

Lui non risponde subito alla mia ingenua domanda, ma lascia sbocciare sulle sue labbra un flebile sorrisetto che, per la prima volta, svela alla mia vista una piccola fossetta sulla sua guancia sinistra.

Anche le fossette? Questo è intollerabile, davvero intollerabile.

"Niente auto." Ribatte con tono asciutto, sollevando il possente braccio per indicare un punto alle sue spalle.

Aggrotto le sopracciglia e inclino il capo nella direzione suggeritami da Hunter.

E la vedo.

Dietro le sue spalle, si affaccia fieramente un enorme moto rosso fuoco.
È imponente, feroce, mi ricorda qualcosa di folle, di pericoloso e selvaggio.
Un po' come Hunter.

Lui rivolge un breve cenno del mento al suo letale mezzo di trasporto. "È una..."

"Kawasaki z1000." Concludo di getto al suo posto, incrociando fieramente le braccia al petto.

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