Capitolo 7

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"Ormai non l'amo più è vero,
ma forse l'amo ancora.
Amare è così breve,
e dimenticare così lungo."
(Pablo Neruda)
  ~~~

Grace
"Questo dannato tubino è troppo corto." Borbotto agguantandone l'orlo per calarlo di qualche centimetro sulle gambe.

"Grace, per l'amor di Dio, sei una bomba. Puoi smettere di lamentarti?" Daphne, al mio fianco, si lascia andare ad un sospiro denso di esasperazione.
"Piuttosto, sei sicura che sia questo il posto?" Domanda gettandosi strane occhiate intorno.

Con uno sbuffo, scosto una ciocca di capelli che è scivolata sul mio occhio, coprendomi parzialmente la visuale.

"James mi ha inviato l'indirizzo in un messaggio. Si, è questo." Rispondo indicando con la mano l'abitazione che svetta imponente di fronte ai nostri occhi.

La villa in questione, una mastodontica costruzione di tre piani, si erge fieramente su un enorme prato perfettamente curato, il cui perimetro è circondato di lussuose auto scintillanti.

"Posto inusuale per una banale festicciola del college, non trovi?"
La voce di Daphne giunge alle mie orecchie e non posso fare a meno di notare la punta di reticenza che le tinge il tono.

Gettando un'occhiata in giro, mi rendo conto che Daphne ha effettivamente ragione.

"Beh." Borbotto ricontrollando il messaggio di James. "Non ci resta che entrare e capire se siamo nel luogo giusto." Faccio spallucce rivolgendo un'occhiata al maestoso portone di ingresso.

Avanziamo a passi timidi e incerti verso l'entrata: io con il telefono stretto al petto, Daphne con le mani affondate nelle tasche dei suoi jeans che la fasciano come una seconda pelle.

Suono il campanello con una certa reticenza, ma a giudicare dal rombo della musica che riecheggia fin qui non sono sicura del fatto che qualcuno possa davvero sentirlo.

Eppure, un respiro più tardi, la porta si spalanca di colpo.

Ad accoglierci, sulla soglia, c'è un ragazzo.
È alto, dal viso spigoloso, grandi occhi verdi e capelli acconciati in un ciuffo ribelle.

"E voi sareste?" Ci domanda, inarcando un sopracciglio mentre tra le mani regge un enorme bicchiere rosso che presumo contenga della birra.

Daphne mi precede, apre bocca prima che possa farlo io.

"Noi siamo...voglio dire, lei è... io sono..."
Balbetta tragicamente mentre agita le mani con impeto per farsi capire.

Con uno slancio, agguanto la mano di Daphne e la attiro al mio fianco.

Mi stampo un sorrisetto cortese sul viso e poi parlo.
"Io sono Grace." Annuncio allo sconosciuto con tono affabile. "E questa splendida, tranquilla ragazza qui al mio fianco è Daphne." Dico gettandole un'occhiataccia per capire cosa diavolo le sia preso.

Il ragazzo ci squadra con aria annoiata e un po' assente.
Dapprima indirizza il suo pigro sguardo verso me, poi lo sposta in fretta verso Daphne e su di lei indugia qualche attimo in più.

"Coraggio, entrate." Mormora semplicemente, facendo spallucce per poi buttare giù un generoso sorso di birra.

Fatto ciò, si allontana dall'ingresso con andatura barcollante lasciando il portone spalancato.

Sollevo le sopracciglia e queste schizzano verso la fronte in un chiaro segno di confusione.
Mi volto di scatto verso Daphne e la ritrovo con lo sguardo puntato sulla porta principale, le labbra leggermente dischiuse.

"Ma che diamine ti è preso?" Sussurro in maniera concitata scuotendola per una spalla.

"Quello era Trevor Wells." Replica con voce piatta come se fosse caduta in un comatoso trance.

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