25. Aspettare

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Elliot

Un unico raggio di sole mi pizzica le palpebre, me le brucia quasi, perché si ferma proprio su di esse.
Il rumore di quella insopportabile perdita d'acqua che cade sulla bacinella ormai piena, mi tormenta, un rumore costante come se contasse i secondi, la sento cosí tanto che a volte il suo rumore diventa sordo e improvvisamente non lo sento più e mi sembra di essere libero finché il rumore di qualcosa altro mi distrae e il suono ricomincia ancora più forte.
Guardo il muro alla mia destra, avevo cominciato a segnare i giorni da quando ho perso gli altri, ma non so nemmeno quando mi sia fermato non mi ricordo se le baratte erano una al giorno una per ogni 12 ore o una per ogni due giorni. Mi muovo leggermente, ho la schiena a pezzi, il viso dolorante, il labbro dolorante, le gambe doloranti.
Mi infilo la mano nella tasca dei pantaloni, perchè la giacca non ce l'ho più, ma il risultato non cambia, ancora una volta mi trovo il nulla tra le mani.
Non posso credere di averla davvero fatta cadere, non posso credere che quella Polaroid sia sparita e poi tutto questo sia accaduto... oddio forse stava già accadendo. Mi ricordo di averla vista per terra mentre correvo, ricordo che sarei voluto tornare a prenderla, ma di aver preso la decisione giusta e averla lasciata li.

Sbuffo e aspetto, cosa esattamente?

non lo so... forse i giorni che passano, forse le ore, forse i minuti, forse che arrivi la notte o forse che arrivi Cece e che mi dica che questo è solo un incubo.
Chissà cosa pensa lei, se lei lo sa, se le importa, se ha letto la mia lettera o se nonostante tutto la sua vita è andata avanti... Chissà se la rivedrò mai, chissà che faccia farà quando vedrà la mia.
Guardo il mio riflesso su quella bacinella d'acqua, occhiaie, lividi, sporcizia, sangue asciutto sullo zigomo, non credo che le sembrerei appetibile cosí. Probabilmente avrà già trovato qualcun altro, io da una parte me lo auguro, perché io non sarò mai capace di darle ciò che vuole, ne combino una dopo un'altra, e se anche cazzo non lo faccio a posta, sono sempre in situazione del cazzo, in momenti del cazzo!
Stare in questo posto di merda, mi ha fatto capire che io non la amo e basta, io vivo e respiro e mi muovo per lei. Sto resistendo per lei, sono un militare per lei, ho sbagliato tutto. Mi sono totalmente annullato, sono diventato la sua ombra, quando lei non ha mai chiesto, ne accennato ad una cosa del genere.
Vorrei cambiare tutto, tutto dall'inizio, vorrei poter tornare a quando ci siamo conosciuti ed essere il ragazzo giusto, invitarla ad un appuntamento, presentarmi a suo padre. Ma più di tutto vorrei cambiare il mio atteggiamento, vorrei saperla amare senza annullarmi, vorrei saper gestire la sua assenza, imparare ad apprezzare la sua presenza. Perché è assolutamente e totalmente certo che io la ami da perdere la testa, che darei la vita se fosse necessario, non posso non farlo, non credo riuscirò mai ad ignorare questi sentimenti, ma... vorrei poterlo fare nel modo giusto. Non posso farlo nel modo giusto, perché io non sono giusto.
Quindi si, me lo auguro che lei abbia un altro che sia felice, che ridi e si morda le labbra, mi auguro che lo guardi follemente innamorata e che gli dica quanto lei pensi che lui sia bello, mentre lei, lei è estremamente ammaliante.
Ho pensato a quello sguardo, al mezzo sorriso dolce e gli occhi che brillano, non credo lo rivedrò mai più. Credo di avere poche scelte a questo punto, mi stanco prima io o si stancano prima loro? Non ho paura di morire, a volte voglio morire, a volte voglio scappare e un giorno uno dei due pensieri vincerà sull'altro, a meno che non decidano loro per me, in ogni caso non ho paura, sto solo aspettando che sia finita e se devo morire spero che chiudendo gli occhi l'ultima cosa che vedrò sarà quel sorrido e quello sguardo, il suo profumo, la sua voce e il tocco delle sua mani.
Ma finché non avrò deciso o preso il coraggio, aspetto qui...
Mi passo una mano sul volto , le mie mani sono più sporche del volto stesso. Sbuffo, guardo la linea di sole sottile che attraversa la stanza e sbuffo di nuovo. Poi mi soffermo nuovamente a guardare  il muro sporco con i tratti che ho tracciato io con la pietra, forse dovrei farlo di nuovo, o cominciare un altro, ad ogni modo mi tocca aspettare...

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