Capitolo Ventiquattro

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"Buonanotte, buonanotte! Separarsi è un sì dolce dolore, che dirò buonanotte finché non sarà mattino."

(Romeo e Giulietta- W. Shakespeare)



Mi risvegliai in infermeria, la testa dolorante invasa da chiacchiere confuse. Intorno le figure erano sfogate, tutte ridotte all'unicità del candore dell'ala ospedaliera; un bianco quasi accecante per i mei occhi stanchi.

"Se non si fosse allontanata, non sarebbe successo." Rispose a tono la prima voce. Era più marcata e rasentava un tono arrogante. Sembrava appartenere a un ragazzo.

"Sul serio le stai dando la colpa? Harry sarebbe dovuto arrivare prima."

"Ho fatto il possibile." Si difese l'altro.

Emisi un gemito quando massaggiai le tempie, le palpebre ancora abbassate sebbene la stanza avesse una scarsa illuminazione. Quel suono sembrò mettere a tacere qualunque fosse il loro oggetto di discussione. Quando riaprii gli occhi, trovai quelli di Ced, Potter e persino Malfoy su di me.

Cedric si avvicinò, ringraziando Merlino in persona per la mia salute. Strinse la mano che avevo poggiato sul lenzuolo, la divisa scolastica era stata sostituita con una camicia da notte ospedaliera. Sollevai le palpebre, lo sguardo tornò su Cedric; aveva gli occhi lucidi e giurai che fosse prossimo alle lacrime. Forse si sarebbe addirittura abbandonato, rompendo gli argini dell'apparenza, se non fosse stato in pubblico.

Malfoy mi scrutò, aveva le braccia incrociate e un cipiglio sul volto. Rimase a distanza, accanto a Piton. Dall'altra parte c'era Potter, la McGranitt gli posava una mano sulla spalla e Silente mi osservava pensieroso. Le mani del potente mago erano giunte in grembo, davanti la lunga barba bianca.

"Come si sente, signorina McLaird?" Fu Piton il primo a parlare; lo sguardo austero e giudicante, ma attento. Volevano delle risposte da me, lo vedevo. Volevano capire che cosa fosse successo nella foresta.

Mi sforzai di ricordare: non ero sola, con me era rimasto anche Viktor, in quel momento disteso sul lettino di fronte al mio. Al suo capezzale, il preside Karkaroff e alcuni amici del campione. Aprii la bocca per parlare, ma non uscì alcun suono. La gola sembrava chiusa, costretta in una morsa dolorosa dettata da uno strano incantesimo. Provai di nuovo, e lo sguardo preoccupato sul volto di Ced si intensificò.

"Perché non riesce a parlare?" Chiese allarmato.

Mi toccai la gola, percepii il tessuto ruvido della garza che fasciava il collo. Aggrottai le sopracciglia e rivolsi una domanda silenziosa agli insegnanti. Se non avessi avuto il carattere freddo e pragmatico di cui ero stata dotata, probabilmente mi sarei fatta assalire dal panico anche io.

"La signorina McLaird ha subito un potente incantesimo di silenziamento. È rimasta incosciente per un po', é probabile che le ci vorrà del tempo per riacquisire la facoltàdi parlare. Il signor Malfoy l'ha portata qui." Piton parlò di nuovo. "É normale nelle sue condizioni, signor Diggory. Non sia allarmato."

La calma sprezzante del capo dei Serpeverde non si smentiva mai, ma nei riguardi di Cedric sembrava in qualche modo maggiore. Immaginai che non avesse scordato la piccola detenzione da lui considerata ingiusta. Fosse stato per Piton, gli avrebbe dato l'espulsione.

Ironia della sorte, era stato proprio Malfoy a trovarmi e a portarmi in infermeria. Prima che Potter tornasse, dedussi. Carino da parte sua non lasciarmi morire.

Lo guardai, i suoi occhi grigi furono su di me in un istante; gli feci un piccolo cenno del capo, che sperai apprendesse come ringraziamento. Era il minimo che potessi fare in quel momento, comunque.

Blood Traitor || Draco X ReaderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora