Capitolo Ventisette

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"Quando non sarai più parte di me ritaglierò dal tuo ricordo tante piccole stelle, allora il cielo sarà così bello che tutto il mondo si innamorerà della notte."

(Romeo e Giulietta- W. Shakespeare)


Rose aveva abbandonato il dormitorio di Serpeverde verso le nove e venti. Parkinson non sarebbe rientrata prima delle dieci, così ne avevo approfittato per scrivere a papà degli ultimi eventi della settimana.

Avevo omesso i dettagli circa la mia bacchetta; il ragazzo occhialuto non si fidava della mia parola, e avrebbe senz'altro preteso di leggere la risposta. Una reazione scontata, dal momento che era strano il solo fatto che Harry Potter e Y/n McLaird collaborassero insieme.

Una Serpeverde con il padre al Ministero e il tanto stimato ragazzo-che-è-sopravvissuto smistato in Grifondoro. Avremmo potuto rivoluzionare il Sistema, se solo entrambi non avessimo aderito all'accordo per puro egoistico beneficio.

Era passata una settimana da quando avevo spedito la lettera. Un'agonizzante settimana trascorsa a evitare interrogazioni, dimostrazioni magiche e a fingere di essere diventata troppo lenta per preparare una pozione. Azioni che avevano sollevato il sospetto di Piton, dal momento che erano già tre giorni che non mi vedeva utilizzare la bacchetta.

Avevo avuto fortuna, ma per quanto ancora sarei riuscita a evitare di rivelare la verità? L'ultimo banco della fila laterale non sarebbe stato una soluzione efficace per sempre.

Seguii il sentiero verso il Lago Nero, calciando di tanto in tanto la ghiaia lungo il passaggio. Sapevo che le lettere impiegavano sempre un po' prima di giungere al destinatario, ma mio padre non ci aveva mai messo così tanto per replicare.

Se stesse succedendo qualcosa di strano al Ministero, lui avrebbe dovuto senz'altro saperlo e il suo ritardo ne era la conferma. Sperai che rimandare l'invio non fosse un diversivo per prendere tempo, evitando di rivelare dettagli strettamente riservati.

Detestavo aspettare, sebbene fossi stata istruita a essere paziente. "Quella è la chiave del successo", ripeteva sempre mio padre. Non che in quel caso potessi fare molto, se non attendere.

Optai che gli avrei scritto di nuovo, se non avessi ricevuto la lettera entro il giorno seguente. Potter non mi aveva più parlato dalla sua visita in ospedale, ma sentivo la pressione degli sguardi interrogativi e curiosi che mi rivolgeva a lezione; la sua sete di sapere che non era ancora stata saziata.

Luna mi salutò da lontano, nemmeno a lei avevo detto dell'inutilità della mia bacchetta. L'avevo perdonata per il piccolo segreto che si era lasciata sfuggire con Chang- o almeno, era così che avevo scelto di chiamarlo per evitare di portarle rancore- ma non sarei stata così stupida da fidarmi di nuovo di lei.

Avevo troppa paura che nella sua ingenuità lo rivelasse alla ragazza più popolare e odiosa di Hogwarts- seconda solo a Pansy Parkinson- e che la mia debolezza avrebbe fatto il giro della scuola, giungendo anche alle orecchie pallide di Malfoy.

"Ciao." La salutai.

Luna ricambiò con un sorriso, gli occhi frizzanti e i libri sparsi sul prato. "Come ti senti?" Chiese, appena presi posto accanto a lei sotto uno dei tanti alberi.

Avevo evitato di sedermi sotto quello che Malfoy etichettasse come 'suo'. Detestavo darla vinta a quello spocchioso viziato, ma non era il momento di fare la sostenuta e commettere qualcosa di stupido. Senza la bacchetta mi sentivo terribilmente vulnerabile.

"Meglio, grazie. Tu?"

"Bene, ripassavo Incantesimi. Ti va se iniziamo con quello?"

No. "Sì, certo."

Blood Traitor || Draco X ReaderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora