Prologue.

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Prologue song: Gasoline - Halsey.


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(Are you insane like me? Are you in pain like me)


Anno 3044.

Sono passati settant'anni da quella famosa epidemia che ha spazzato via l'80% della popolazione umana. I pochi sopravvissuti erano perlopiù giovani. Non che contasse, comunque, visto che loro li avevano catturati tutti e rinchiusi in quella prigione. Un'enorme prigione. Li avevano rinchiusi in una città, con enormi ed alte muri e tanti, tanti come loro a sorvegliarli costantemente.

Delle volte s'immaginava come fosse stato vivere prima, prima dell'epidemia e prima di loro; tuttavia non ci riusciva, perchè lei era nata lì, in quella città, in quel periodo.

Non ricordava molto della sua nascita, dei suoi genitori o della sua infanzia: per lei era stato facile sopravvivere giorno dopo giorno, accettando il misero cibo che loro le davano e che davano ad ogni cittadino della Falsa Città - così soprannominatra dagli abitanti stessi. E lei, delle volte, si chiedeva quanto fosse grande il muro oltre le grandi mura.

I suoi genitori erano probabilmente morti da qualche parte - od erano diventati il pasto di alcuni di loro - e poco le importava: non li aveva nemmeno mai conosciuti. E non aveva nemmeno stretto alcun tipo di amicizia con nessuno di loro in vent'anni della sua vita.

La sua vita era un completo schifo, più degli altri cittadini, immaginava - alcuni continuavano a vivere, pur sapendo che da un giorno all'altro sarebbero potuti morire loro o i loro figli - perchè lei non aveva nessuno, si limitava a sopravvivere.

Perciò, una notte, mentre girovagava in cerca di cibo, non fu molto sorpresa di essere stata rapita da loro, i vampiri.

Sì, vampiri. Non era uno scherzo.

Il mondo era dominato da loro. Non erano come li descrivevano nei libri - sì, ne aveva letti alcuni in qualche biblioteca ammuffita - ; sembravano persone normali, solo un po' più freddi - lo aveva sentito quando la guardi l'aveva afferrata e lei si era dimenata per scappare, stringendo la sua mano.

Avevano la pelle liscia e avevano questi capelli colorati ed insoliti - quando non giravano con il cappuccio - e i loro occhi diventavano color vermiglio se erano affamati.

Nonostante odiasse ammetterlo, l'avevano sempre affascinata e li aveva ammirati - da lontano - a lungo; tuttavia li disprezzava per il modo in cui li trattavano: come animali da compagni e bestiacce.

L'avevano infatti afferrata rudemente per la maglietta già slabbrata e lercia e l'avevano sbattuta con violenza dentro un carretto completamente chiuso intorno; iniziò ad urlare, quando poi del gas soporifero si diffuse nel retro del van, i suoi occhi si erano chiusi rapidamente.

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