XVIII. Louder than bombs.

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Song Chapter XVII: Louder than bombs - BTS.

Song Chapter XVII:  Louder than bombs - BTS

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(No matter what I do 똥밭에 구르네)

Un rumore secco mise subito in guardia Kora: si voltò, con la sua Sai in una mano e la mano piccola, calda e sudata di Hana dall'altra, e si accucciò, guardando con circospezione l'area in cui si trovava.

Era un salone, ampio e ben arredato: mobili antichi, seppur completamente vuoti e spogli, arredavano l'area; c'era solo un mobile coperto con un grande telo bianco: un pianoforte, dedusse Kora, a giudicare dalla forma.

Hana si acucciò vicino a lei, gli occhioni spalancati ma silenziosa. Era incredibile come quella bambina non avesse ancora pianto, tremato o protestato: era stata zitta e buona seguendo la ragazza dai capelli rossi fino a lì, senza fiatare.

Il rumore rieccheggiò di nuovo e, con esso, un rumore di scarponi pesanti che batteva sul pavimento. A giudicare dal rumore pesante e sconnesso, dovevano essere due. Due vampiri.

Merda.

«Ascolta Hana, » sussurrò immediatamente Kora, voltandosi verso quelle due pozze nere che la fissavano, immobili. «Adesso devi nasconderti, non importa cosa succeda, devi restare in silenzio e ferma, okay? »

Kora non sapeva perchè avesse quell'istinto improvviso materno verso quella bambina, ma sapeva che doveva proteggerla. Perchè era fragile ed innocente, nata nel mondo sbagliato, nel periodo sbagliato e nella famiglia sbagliata.

Esattamente come Jaden.

Hana annuì, arricciando il labbro inferiore. «Ma- » titubò la bambina. «- tu... tu tornerai, vero? »

La consapevolezza colpì Kora come un martello in testa: si rese conto che aveva strappato a quella bambina tutto ciò che aveva; era triste dirlo ma quelle quattro mura erano probabilmente tutto ciò che lei conosceva e che chiamava casa, e lei glielo aveva portata via. Aveva pensato che l'avrebbe salvata in quel modo ma... aveva davvero fatto bene a portare via Hana da quella cella? Dove sarebbero andate, cosa avrebbero fatto?

Kora non poteva più tornare a casa, ormai e Hana una casa non ce l'avevano mai avuta.

«Io- » deglutì, guardando ansiosamente la porta aperta a sinistra, quella da cui provenivano i passi, e li sentì farsi sempre più vicini. «- ti proteggerò, ok? » Hana la guardava ancora, forse dubbiosa della verità delle parole della ragazza di fronte - e non ne aveva i torti. «Non ti preoccupare, mi prenderò cura di te. »

In qualche modo, ci sarebbe riuscita; una qualità che Kora aveva sempre sfoggiato era stata la tenacia: non importa in che modo, ma quando si metteva in testa qualcosa, smuoveva mari e monti per riuscirci. E ci riusciva sempre.

Hana annuì, questa volta, un po' più convinta e si alzò, girandosi intorno per poi puntare l sguardo sul pianoforte coperto. Sgattaiolò sotto il tendone bianco che ricopriva lo strumento musicale e s'infilò nell'incavo, in modo da rimanere ben nascosta sotto il telo.

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