XXXIV. I killed myself.

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Song Chapter XXXIV: Good boys gone bad- TXT;

(You completely changed me when I was fragile

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(You completely changed me when I was fragile.

I spent hours in front of the mirror wanting to become you)

Choi Yeonjun era fisso, immobile, davanti allo specchio. I capelli, leggermente umidicci, gli ricadevano scomposti ai lati del viso. Le punte bionde gli pungevano gli occhi socchiusi, fissi, sul sè stesso di fronte a lui. La bocca carnosa leggermente scusa, esibì un ghigno.

Quel tizio di fronte a lui era davvero Choi Yeonjun? O Daniel Choi? Chi era in verità?

«Yeonjun. » ripetè, fissando lo specchio. Era Yeonjun, ovviamente. Daniel Choi era morto molto tempo fa, in un tempo che nemmeno ricordava più - e nemmeno era importante -, ma ricordava esattamente le persone che l'avevano ucciso: Choi Yoonah, T.O.P, sua madre, lui stesso.

Yeonjun aveva dato il colpo di grazia dinale a Daniel, soffocandolo con il suo ego,la sua potenza, il suo sangue freddo. Lui non era Daniel da molti anni, ormai.

A cinque anni aveva visto morire sua mamma davanti agli occhi.

A sei anni era stato strappato via dalla sua famiglia.

A sette anni aveva ucciso il suo primo uomo.

A diciannove anni era diventato una macchina assassina.


***

Inizialmente nn ricordava molto, il bambino di sei anni che si chiamava Daniel Choi. Ricordava solo di essere stato portato via da alcuni uomini - erano vampiri, di questo ne era certo - e poi era stato portato in quella stanza buia, umida. Faceva freddo lì, ma non più dell'esterno: in fondo ci era abituato : era da un anno che lui e la sua Noona girovagavano nella città, da quando loro madre era morta.

Morta; Daniel non comprendeva appieno ancora il significato di quelle parole - che cosa significava esattamente? Che era andata in un posto lontano, gli aveva detto la sua Noona, ma l'avrebbe rivista giusto?

E lei, dov'era adesso? Dov'era Noona?

Intorno a lui era tutto silenzioso, eccetto per un singhiozzare continuo, accanto a lui. Non ci aveva fatto caso inizialmente, perchè era troppo stordito, ma adesso iniziava a suonare fastidioso. Era un giorno ormai che era chiuso lì dentro e quel singhiozzare non la smetteva.

«Yah! » sbottò, improvvisamente. «La smetti? »

Il singhiozzare diminuì, finchè non si arresto. «C-chi- » balbettò la vocina piccola, bassa e roca. «Chi sei? Da quanto sei qui?»

«Abbastanza da essere disturbato dal tuo piangere! » esclamò. Daniel non aveva mai avuto peli sulla lingua e spesso la sua Noona lo rimproverava per questo, ma il bambino era infastidito: di per sè non gli andava di restare lì, chissà dove, senza la sua Noona, ed in più doveva assistere a quel continuo piangere. Lui non piangeva mai, non lo aveva mai fatto perchè... piangere era da stupidi, e lui non era uno stupido. Sarebbe diventato un uomo, grande forte e che non piangeva e che avrebbe protetto la sua Noona ad ogni costo.

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