XXXIX. Stop, now.

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Song Chapter XXXIX: Phoenix- Chrissy Costanza;

(You cover your wounds, but underneath them)

***

La strada che stava percorrendo Taehyung era per lui molto conosciuta, avrebbe saputo ripercorrerla anche ad occhi chiusi. Non importava quanti decenni o centinaia di anni fossero passati lui riusciva ad avere una memoria disumana per quanto riguardava quei corridoi, quelle stanza sotterranee... sebbene non ricordasse molto della sua vita da umano, quello era indimenticabile.

Persino l'aria intorno a lui gli sembrava famigliare... quell'odore di umido e di chiuso, l'odore di muffa che s'incastrava tra le pareti in cemento. Non per nulla quello era il luogo peggiore della Villa dei Big Bang. Ed era anche il luogo dov'era iniziato tutto, dove la sua vita era cambiata per sempre rendendola un incubo senza fine.

Non stava correndo, Taehyung, sebbene avesse fretta di trovare Seunghyun e fargliela pagare.. percorreva quei corridoi con estrema lentezza. Le celle sotterranee erano tutte completamente vuoto, eppure Taehyung poteva risentire le urla del passato perforargli i timpani. Kim Taehyung riusciva anche a sentire l'urlo della sua voce di quando aveva otto anni e piangeva e supplicava il suo aggressore di lasciare andare lui o suo fratello. Riusciva a sentire il rumore del ferro bollente che pizzicava la sua carne tenera, bruciandola.

Riusciva a sentire di nuovo la voce di Seungri, come se fosse ancora lì, appesa come un salame nella cella in fondo alla stanza.

Le fiaccole erano accese ed erano l'unica cosa che evitava a Taehyung di immergersi completamente in quei ricordi, che gli evitava di affogare in quel pozzo nero che era stata la sua vita precedente. Cinque mesi, tre settimane e due giorni, era il tempo che il piccolo Kim Taehyung dai capelli color nocciolato, aveva trascorso lì dentro, da solo, al buio.

I piedi di Taehyung si fermarono da soli davanti alla cella in fondo alla stanza, alla cella più buia e completamente aperta. I suoi occhi poterono navigare all'interno, dove spesse catene cadevano dal soffitto - le stesse catene su cui era stato appeso Seungri - e altre erano ancorate a terra, chiudendosi in due spesse cinghie che gli avevano stretto le caviglie - le stesse a cui era rimasto aggrappato per cinque mesi, tre settimane e due giorni -; dove un'unica, piccola, finestra era posizionata in alto, protetta da spesse sbarre in ferro - la stessa finestra su cui riusciva ad arrampicarsi e a prendere una boccata d'aria -. Il pavimento, ruvido ed irregolare - su cui era caduto talmente di quel sangue di Taehyung umano da costruirne una piscina .

Taehyung boccheggiò, aggrappandosi fortemente allo stipite in acciaio, stringendolo forte tra le sue mani e la sua forza da vampiro, ripiegandolo tra le sue dita sottili. Se solo avesse potuto farlo, all'epoca, sarebbe fuggito via subito... non sarebbe poi cresciuto al fianco di Seunghyun, non sarebbe diventato un mostro senza cuore né un vampiro. Probabilmente sarebbe morto per via della fame, della siccità o di qualche malattia post-apocalittica.

Tutto, ma non sarebbe stato quel Taehyung dai capelli rossi.

Yoonah sarebbe ancora viva, molte persone lo sarebbero ancora.

«Perdersi nei ricordi non è da te, Taehyung-ah. » quella voce risvegliò il vampiro dai capelli rossi come se fosse stato in trance finora. Ancora con il corpo rigido, il più giovane si voltò verso l'altro, trovando il corpo di Seunghyun in piedi, a qualche metro dalla stanza in fondo, avvolto nella semioscurità. «Ben tornato a casa. » il suo sorriso biancò spiccò.

Taehyung digrignò i denti: era quello che lo faceva imbestialire, la sua sua aria di superiorità in ogni occasine, su tutti - nonostante non fosse nemmeno il leader in quel Clan. Ma, riflettendoci bene, aveva sempre e solo visto Seunghyun muoversi e sporcarsi le mani, G-Dragon era sempre rimasto nell'ombra

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