Erano rientrati da poco in hotel. Dovevano riposare in vista della nuova partenza ma l'adrenalina era ancora alle stelle dopo il concerto di quella sera.
Era una vita che non riuscivano più a suonare all'aperto e quel festival era stato così divertente, così carico di energia e di vibrazioni positive. Si erano divertiti, divertiti sul serio, con un pubblico che era lì solo per loro e gridava ogni parola, sovrastando persino la voce del cantante. Non era che un assaggio di ciò che li aspettava con l'inizio del tour europeo, ma era comunque così sorprendente ed esaltante sentire cantare in italiano una folla di stranieri.
Damiano si avvicinò in silenzio alla piscina, sapeva che l'avrebbe trovata lì. Lei gli dava le spalle, seduta su di una sdraio bianca con le gambe incrociate e lo sguardo perso sulla superficie dell'acqua illuminata dal chiarore della luna.
"Attenta a non scottarti!"
Il suo era poco più di un sussurro ma nel silenzio assoluto della terrazza buia, la fece trasalire.
"Che cazzo, Dem! Mi hai spaventata!"
L'uomo si limitò a sorridere, soffermandosi per un secondo a guardarla. La pelle sempre troppo chiara, baciata dai raggi della luna e le lunghe gambe nude, sulle quali si riflettevano i giochi dell'acqua. Indossava solo degli shorts ed una canottiera bianca, dalla quale spuntava il piercing all'ombelico e lasciava intravedere quel seno piccolo e sodo, che ormai lui ben conosceva. Non aveva segreti il corpo di Vic, lo avrebbe saputo dipingere in ogni sua sfumatura, ogni neo, ogni curva. Era un corpo, che aveva visto cambiare nel corso degli anni, dapprima acerbo nell'adolescenza che suo malgrado non aveva vissuto appieno, poi morbido, accogliente, sempre più femminile come la donna, che stava sbocciando giorno dopo giorno davanti ai suoi occhi.
"Posso?"
Le chiese quasi timidamente, indicando il lettino accanto al suo. Vic sorrise e gli fece spazio proprio vicino a lei. Lo fece come se fosse la cosa più naturale del mondo, del resto avevano condiviso lo stesso letto migliaia di volte, la stessa poltrona, lo stesso sedile, potevano condividere anche quello.
Damiano la spinse un po' di lato, sorridendo divertito alle proteste di lei.
"Ehi... mo non t'allargà!"
Si stesero uno accanto all'altra in un equilibrio precario, in cui il movimento di uno avrebbe provocato la caduta certa dell'altro. In fondo il loro rapporto era sempre stato così, un eterno gioco di fiducia ed equilibrismi.
Damiano allungò le gambe con un sospiro, prima di raggiungere l'accendino nella tasca dei jeans.
"Dici che se ce beccano, ce fanno er culo?"
Chiese infine con una sigaretta ancora spenta tra le labbra.
"Ma va... non essere paranoico!"
Lo apostrofò l'amica, prendendolo in giro per quel suo lato sempre un po' apprensivo.
"Non sono paranoico. Chi ti dice che si possa venire quassù senza permesso? Magari ci stanno spiando dalle telecamere..."
"Ma quali telecamere?"
Vic era così, lei non si preoccupava mai di niente. Si guardarono intorno nell'oscurità della terrazza, senza scorgere assolutamente nulla e l'uomo iniziò a rilassarsi un pochino, buttando fuori una nuvola di fumo.
Rimasero in silenzio a contemplare il cielo sopra di loro; i rumori della città sottostante erano solo un sottofondo lontano.
"Siamo stati grandi stasera!"
Damiano si sentì dire con voce stanca ma soddisfatta.
"Già... Che figata assoluta!"
Rispose lei con maggiore eccitazione.
"E poi hai sentito come cantavano? È... pazzesco!"
L'uomo sorrise, appoggiando la testa allo schienale. Era ancora incredulo per la piega assurda che stavano prendendo gli eventi. Giorno dopo giorno stavano scalando le classifiche, riscuotendo un successo inimmaginabile.
"Sì cazzo... E il luna park?! Hai idea di quanti anni erano che non andavo sugli autoscontri?!"
"Sì, era da 'n botto anche per me!" Damiano sorrise, ripensando al pomeriggio appena trascorso. Era stato così spensierato e divertente come quando era un ragazzino. E poi quella serata magica, gli abiti rosa, i fiori e i palloncini e la luce speciale che sembrava aleggiare in quel paese da favola.
Vic sospirò e Damiano si sorprese ad osservarne il profilo perfetto, così simile a quello di tutte le ragazze che avevano incontrato negli ultimi due giorni. Rimase come imbambolato per qualche secondo, assaporando quel momento di assoluta pace insieme alla sua persona preferita.
"Quanto me mancava sonà in mezzo alla gente. Non dico in pubblico, parlo proprio del contatto con le persone..."
Damiano annuì, buttando fuori una nuvola di fumo. Adorava vederla così su di giri, lei che forse più di tutti amava la parte live del loro lavoro. Chi pensava che fosse lui l'animale da palcoscenico del gruppo, forse non vedeva come si trasformava Vic sul palco, sembrava una leonessa nel suo habitat naturale ed era così bello e potente poter condividere con lei quelle emozioni in modo tanto spontaneo.
"Certo che siete proprio fatti de n'altra pasta voialtri?"
"Noialtri, chi?"
Chiese Victoria quasi offesa.
"Ma sì! Voi gente del nord... "
Rispose lui, disperdendo con la mano una nuvola di fumo, perché non le arrivasse addosso.
"Ma va... te sembro una del nord?!" Rispose la ragazza, dandogli una leggera pacca sul petto lasciato scoperto dalla canottiera bianca, solo parzialmente nascosta sotto alla camicia aperta.
"Ma sì, voi nordici. Siete tutti così felici ed educati... E poi hai visto come so' puliti qui! Noi manco ce la sogniamo 'na città così!"
"È solo una cultura diversa..." Si affrettò a concludere la ragazza, che in fondo non amava molto parlare delle sue radici materne.
L'uomo rimase in silenzio per qualche istante. Era incredibile quanto fossero visibili le stelle su quella terrazza. Non sapeva se aprire bocca o lasciar perdere, anche se quella domanda ce l'aveva sulla punta della lingua da giorni. Infine si decise e proseguì non senza esitazione.
"Sei contenta che domani torni a casa...?"
"Ma dove? A Copenaghen?"
L'amico annuì, cercando i suoi occhi.
"Beh... non è proprio casa ma sì dai... Credo di sì."
"Credi?"
Le fece eco lui, riconoscendo subito quel tono e lei sbottò come sempre quando era in difficoltà.
"E dai, capiscime. Non so come me sento... È la prima volta che torno da quando... beh sì insomma..."
"Da quando sei diventata una rockstar?"
Terminò lui la frase, intuendo che Vic non avrebbe mai detto una cosa del genere.
"Sé, vabbè ciao..."
Non poteva vedere bene il suo viso ma sapeva che era imbarazzata al solo pensiero. Victoria ancora non riusciva a realizzare ciò che le stava succedendo, lei aveva la sincera illusione di poter continuare a vivere come aveva sempre fatto. Era un'anima pura, che faceva musica per la musica; era quella con i piedi per terra, il suo filo diretto con il suolo per non rischiare di volare troppo in alto verso il sole.
"Non fà la modesta! Che c'hai paura che te riconoscano pe' strada?"
Il tono dell'uomo era volutamente ironico ma conservava la dolcezza di chi sapeva quanto fosse delicato quell'argomento per l'amica.
"No... non lo so... È 'na sensazione strana... è 'n po' come se perdessi qualcosa de solo mio. Non saprei... e poi non amo parlarne... lo sai..."
"Lo so." Questa volta Damiano si girò per guardarla negli occhi. Sembravano così neri nell'oscurità. "Non dovrai farlo se non vorrai. Saremo molto chiari con i giornalisti questa volta, non si parlerà della tua famiglia. Niente domande personali, niente strafalcioni. Se necessario interverrò io, ok!? Sai che lo farò..."
"Oh certo... Sempre che tu riesca a capire una sola parola in danese!"
Lo prese in giro lei ma era il suo modo di riportare le cose ad un livello meno emotivo, più facile da gestire. Damiano la conosceva abbastanza per capire quanto le stesse richiedendo quel tour verso la madrepatria ma sapeva anche che non lo avrebbe fatto mai pesare ad anima viva. Ricordava ancora quella intervista, durante la quale un giornalista poco preparato le aveva chiesto se sua madre fosse felice per il suo successo. Era stato imbarazzante ed anche tremendamente doloroso, soprattutto perché Vic anche in quella occasione aveva sfoggiato subito un sorriso smagliante, dribblando la domanda in modo educato ed adorabile. Capitava di continuo e questo perché la ragazza non nascondeva ciò che le era accaduto ma nemmeno ne parlava apertamente. Non ne parlava nemmeno con lui, custodiva quel passato in un cassetto del suo cuore, nascosto a tutti. Lui però quel passato lo conosceva, conosceva il buio, lo aveva vissuto insieme a lei e in quel buio le aveva teso una mano, senza parole, senza lacrime, solo con la musica. Probabilmente quel progetto così caro ad entrambi era l'unico aiuto che Victoria avrebbe mai accettato e lui non aveva esitato fin da allora a diventare una sorta di angelo custode. A volte avrebbe preferito essere come Thomas, avere quel rapporto aperto e giocherellone con lei, essere il suo confidente fraterno ed il suo complice. Ma tra di loro c'era altro: c'erano prese in giro a non finire ma anche lunghi silenzi, a volte sfida, testardaggine, sintonia e repulsione insieme. C'era una stima profonda ma anche tanta, tanta aspettativa e la voglia di dimostrare di essere degni di quella stessa stima da parte dell'altro. Era uno dei rapporti più profondi e complessi, che Damiano avesse mai sperimentato in tutta la sua vita; Vic era la prima persona che lo aveva capito veramente, la prima che era andata al di là dello stereotipo che gli avevano cucito addosso e lo aveva accettato per quello che era, facendogli capire che non era sbagliato, che andava bene così. Tutti avrebbero dovuto avere una Vic nella propria vita. A volte pensava che fosse una parte del suo stesso cervello. Forse lei era la sua parte femminile e viceversa. La sua persona.
Riconobbe quell'inconfondibile sensazione di angoscia farsi strada in lui, la stessa che aveva provato la sera precedente in un posto molto lontano da lì. Era come una punta di dolore sordo all'altezza dello stomaco, che lo accompagnava spesso quando aveva paura. Ma paura di cosa poi?
Era così immerso in quei pensieri, che non si era nemmeno accorto di aver finito la sigaretta, lasciando che tutta la cenere gli finisse sui pantaloni. Fu lei ad alzarsi appena, per recuperare un posacenere sul tavolino lì accanto.
"Tiè, pija questo... altrimenti sarai tu a scottarte!"
L'uomo rimase qualche istante a guardare l'oggetto, quasi ne fosse sorpreso.
"Oh cazzo... grazie."
"Che è? Stavi a dormí?"
Damiano non rispose. Si morse le labbra, indeciso se dare voce ai suoi pensieri oppure no mentre cercava di spazzare via la cenere con gesti veloci.
"Embè? Mò che te prende?"
Victoria si alzò su di un fianco per scrutare l'espressione sul volto dell'amico. Era serio e spigoloso nella luce fioca della notte svedese.
"Niente, Victò... stavo solo a pensà..."
Sembrava sereno ma non lo era per niente. Se non lo avesse conosciuto così bene, Vic avrebbe detto una puttanata delle sue ma capiva che non sarebbe potuta scappare da quello sguardo.
"E a cosa?"
Si mise a sedere per guardarlo dritto in faccia.
"A 'n sacco de cose..." Lo vide alzarsi appena, sistemandosi nervosamente come se si sentisse d'improvviso scomodo sul lettino ma bastò che i loro sguardi si incontrassero, per costringerlo a proseguire.
"Ok... pensavo che sarebbe potuta finire male..."
"Che cosa?"
"Eh, amò... che cosa...!? Parlo di ieri sera, Victó! Stavi per farti ammazzare, te ne sei accorta, sì?!"
"Ammazzare!! Addirittura... Non esageriamo adesso, non è successo niente! Mi avrebbero evitata comunque!"
Rispose lei in modo leggero, sciogliendosi i capelli e passando le dita tra di essi in quel gesto ormai così familiare.
Damiano non si mosse, rimase serio ad osservare ogni suo movimento con aria sbigottita.
"E se invece non lo avessero fatto?? O che ne so, magari il tipo aveva bevuto e non aveva i riflessi pronti! Avrebbe potuto investirti sul serio, l'hai capito questo o no?"
"Ma non è successo."
"E grazie ar cazzo che non è successo, t'ho quasi staccato un braccio!! Ma perché? Perché devi sempre essere così sulle nuvole? Ti rendi conto di quello che hai rischiato?? E non solo tu ma tutto il gruppo! Se ti fosse successo qualcosa, oggi non saremmo qui... Non avremmo potuto..."
"Ok ok... ho capito!" Lo interruppe lei, cercando di risparmiarsi l'ennesima ramanzina. Damiano aveva solo un anno in più di lei ma sapeva diventare pesante più di suo padre. "Non mi sono resa conto, davvero. E poi quale pista ciclabile lascia transitare i motorini a quella velocità? Stavo ascoltando le ragazze e non l'ho proprio visto..."
"Perché non prestavi abbastanza attenzione."
"Ero esausta, Damià! Scusami, ok?! Cercherò di stare più attenta!"
Sembrava una bambina con quell'espressione irresistibile e monella. Una bambina esausta, appunto.
Ecco, ora Damiano l'avrebbe solo voluta stringere di nuovo forte a sé, esattamente come aveva fatto la sera prima per assicurarsi che stesse bene e per esorcizzare lo spavento appena provato. E invece rimase al suo posto, gli occhi fissi in quelli di lei.
"Non ti devi scusare. Non è questione di scusarsi o di ringraziarmi. Non me ne frega un cazzo di questo! È questione di stare attenti... anche con la gente lo fai. Non lo vedi che non è più come prima? Non posso sempre coprirti le spalle. Non posso sempre controllare che ti succede... "
"Ma non devi coprirmi le spalle!"
Rispose la ragazza, molto colpita da quell'affermazione.
"Ti sto dicendo che sei troppo scialla, tu hai troppa fiducia negli altri. Non sono tutti tranquilli ed educati? Alcuni ti baciano, ti strattonano, ti toccano dove non vorresti... Ti sei mai chiesta perché ci sono sempre anche io quando prendi e decidi di andare a salutare la gente che sta de fori?"
Vic lo studiò, sorpresa.
"Perché ti fa piacere?!"
"Certo che mi fa piacere ma non quanto fa piacere a te! Tu saresti sempre in mezzo a loro... Sei troppo... come si dice? Accessibile, ecco."
"Embé? Che vuol dire accessibile? Che me la devo tirà come Lady Gaga?!"
"E se ti succedesse qualcosa?"
Finalmente lo aveva detto. Quello era il grosso nodo della questione, che era tornato a stringergli la gola proprio in quel momento.
"Cosa vuoi che mi succeda?! So difendermi anche da sola se è quello di cui hai paura. Non ti devi sentire così responsabile per me."
"Ehi ehi no, lo so cosa stai pensando... non intendo dire che non sai badare a te stessa... " La anticipò per paura di offenderla. "Solo che le cose stanno diventando più difficili da controllare e forse dovremmo prendere qualcuno..."
"Qualcuno? Qualcuno chi? Un gorilla?? Ma smettila..."
Victoria se la rideva ma lui non era mai stato così serio in vita sua. "E invece sì amò, nun vedi come te guarda la gente?? Ok, che so' quasi tutte ragazze ma c'è sempre il coglione che ce sta a provà!"
"Ah Damià, basta! È ancora per quella pacca sur culo, vero!? Smettila... non ci pensare più. Non ci serve nessuno, abbiamo Lello sempre con noi e poi ci sono tutti i ragazzi della crew. Tu te preoccupi sempre troppo per tutti!"
"No, io mi preoccupo per te!"
Si era messo a sedere ora, stringendole leggermente il braccio, proprio come quando l'aveva salvata dallo scooter. Per un attimo Vic ebbe l'istinto di scappare. Avrebbe potuto farlo, la stretta dell'uomo non era così forte come allora e non sarebbe riuscita a trattenerla ma rimase lì, senza sapere nemmeno il perché il contatto con quella pelle la facesse sentire in quel modo.
"Proprio non lo capisci?" Continuò l'uomo senza tentare di nascondere l'emozione nella propria voce. "Che cosa farei se ti perdessi?"
Gli occhi di Damiano erano lucidi e brillavano così tanto da obbligarla a distogliere lo sguardo.
La vide stringersi nelle spalle.
"Non mi perderai."
Era una risposta semplice quanto sciocca, entrambi sapevano fin troppo bene che non era una promessa mantenibile ma serviva ad allentare la tensione crescente.
Ora erano entrambi seduti: lui rivolto verso di lei e lei rivolta verso la piscina.
"Lo so che per te sono tutte cazzate ma ieri me so' spaventato, Victó! Sul serio. Tu te la ridevi ma io ho perso dieci anni di vita in un secondo!"
"Mi spiace..."
"Non voglio che ti dispiaccia. Voglio solo che tu lo sappia... che tu ci faccia caso. Che sei importante."
Pur non volendo, sapeva di essersi compromesso. Era stato così attento in tutti quegli anni, si era impegnato nel non creare quel genere di situazioni imbarazzanti tra di loro. Avrebbero rovinato il sogno di una vita e non solo il loro ma, cosa ancora più importante, avrebbero distrutto il sogno l'uno dell'altro.
Ora no. In quel preciso momento entrambi si rendevano conto che sfuggire alla realtà stava diventando impossibile.
Vic avrebbe voluto svincolarsi, togliersi dall'imbarazzo o dire qualcosa di brillante, qualsiasi cosa che l'aiutasse a scappare. Allo stesso tempo però non riusciva a pensare ad un momento più perfetto di quello. Le erano mancate le sue confidenze, la sua vicinanza. Le era mancato lui.
"Ehi, hai freddo? Sei ghiacciata!"
Disse improvvisamente l'uomo, accorgendosi solo in quel momento di avere ancora la mano ancorata al suo braccio. Victoria si rese conto della brezza gelida, che si era alzata lassù e rispose con una rapida alzata di spalle.
"No, sto bene..."
Non fece nemmeno in tempo a dirlo, Damiano le stava già porgendo la camicia, che si era affrettato a sfilarsi.
"Tienila... sei tu quella delicata..."
Era vero, Victoria era quella che si ammalava più spesso tra di loro. Era capitato in passato che dovesse salire sul palco imbottita di medicinali o che si dovesse fermare per un po' ma anche quella in fondo era la sua bellezza. Damiano la vedeva proprio così: delicata come il cristallo, con uno spirito forte e indistruttibile come l'acciaio.
"Grazie..." disse la ragazza, infilandosi la camicia e godendo in silenzio del tepore lasciato su di essa dal corpo dell'amico. "Forse dovremmo scendere. Chi lo sente Lello domani alla partenza?"
Vic voleva andarsene, iniziava a rendersi conto della potenziale pericolosità della situazione e il profumo caldo della stoffa, che l'avvolgeva come in un bozzolo, non faceva che aumentare questa consapevolezza.
"Fumo l'ultima e andiamo, ok?!"
Damiano non voleva andarsene invece. Avrebbe voluto rimanere lì sopra per sempre. Avrebbe voluto che quella notte non finisse mai e che non esistessero aerei e impegni e tutte quelle maledette interviste e le comparsate. Solo loro due, la piscina sull'attico di un famoso hotel svedese e perché no, magari un pacchetto di sigarette o anche due.
Avvicinò la fiamma al volto prima di venire nascosto da una nuvola di fumo.
In quel momento il telefono di Vic vibró, illuminandosi lì accanto.
La vide scorrere lo schermo e sorridere appena alla luce del display.
"Che succede?"
"È Chili!! Quanto mi manca..."
Gli mostrò la foto appena inviatale dalla fidanzata, che si stava occupando della cagnolina mentre erano lontani. Sorrisero entrambi con quell'espressione un po'ebete, che avevano tutti di fronte ai cuccioli. Mancava anche a lui, non poteva negarlo. Quella piccola palla di pelo aveva rapito una parte del suo cuore ed ora gli mancava quasi più dei suoi gatti, che lo aspettavano a casa insieme alla sua ragazza.
Vic parve leggergli nel pensiero, perché spostò subito l'attenzione su di lei, forse con l'intento di mettere un po' di distanza tra di loro in quel momento imbarazzante.
"... E Giulia? Tutto ok il rientro?"
Quella domanda lo riportò dritto alla realtà, togliendogli per un attimo l'espressione rapita dal volto stanco. Annuì, inspirando avidamente una boccata della sua sigaretta e distolse senza volere lo sguardo da lei, per vagare sui lettini abbandonati lì intorno.
"Che c'è? Ho detto qualcosa che non va...?"
Chiese la ragazza, stupita da quella strana reazione. Lei e Damiano non parlavano spesso della sua storia, forse perché ormai era una relazione collaudata o forse solo perché Victoria non voleva immischiarsi in affari che non la riguardavano. Entrambi si rendevano conto in qualche modo, che quella storia, partita come un ridicolo colpo di testa e trasformatasi in un rapporto duraturo, era stata la loro ancora di salvezza ed il più grande muro tra di loro.
Damiano si limitò a scuotere la testa, mentre osservava la cenere scendere nel piccolo posacenere blu scuro. Non era sicuro della risposta da dare ma a cosa sarebbe servito mentire con lei?
"Va tutto bene, vero?" Decise infine di chiedere Vic, vedendolo così in difficoltà.
"Sì... abbastanza..." Si schiarì la voce, tornando a sistemarsi contro lo schienale leggermente inclinato dietro di lui.
"Abbastanza?"
"Non saprei... Che voi sapé? Se scopiamo? Se litighiamo? No... non tanto... Non ce caghiamo molto quanno só via. È che lei c'ha i problemi suoi e io... beh lo sai... non posso essere tanto presente come vorrebbe." Sembrava combattuto internamente da tutta una serie di emozioni. La sua voce suonava un pochino roca, come sempre dopo un live, nel quale dava tutto se stesso.
"Te lo dice lei?" Chiese l'amica, scettica.
"No, non se lo sognerebbe mai, lo sai com'è fatta... ma io lo so... lo sento... È che non credo che stamo a fà la cosa giusta..."
"Che cazzo dici? Certo che state a fa' la cosa giusta!" Vic sembrava più sconvolta di lui, in fondo al cuore sapeva che la presenza della ragazza nella vita di Damiano era stata un benedizione per tutti quanti: per lui, che si era molto calmato e soprattutto per il loro rapporto, che aveva trovato finalmente una collocazione lontana dalle ambiguità del passato. Che sarebbe successo se lui e Giulia si fossero lasciati? Annusava già il pericolo imminente.
"È solo una sensazione la mia. È che prima... beh prima era diverso..."
"E te credo, vivevate a seicento chilometri di distanza..." Vic voleva disperatamente cambiare argomento. Lei e Giulia andavano d'accordo ma non erano mai diventate veramente amiche, nonostante ora la ragazza vivesse a Roma e avessero più occasioni per conoscersi. Vic non ci aveva provato, doveva ammetterlo. C'era qualcosa che le divideva, una sorta di diffidenza da parte della ragazza, che Vic da parte sua leggeva come vero e proprio astio mascherato da finta gentilezza.
"Non è quello... ora che viviamo insieme, ci vediamo ancora meno di prima."
"Ok ma pensa che è solo per un periodo. Lei è felice per te, super orgogliosa!"
Damiano non sembrava così convinto. Lo vide stendere le gambe accanto a lei con aria improvvisamente stanca.
"Lo so, ha sempre avuto fiducia in me ma ora? Ora lei è tutta presa dai fatti suoi. L'hai vista no? E io pure... Insomma lo sai anche tu, se dovessimo andare in tour per mesi che cosa troverò al mio ritorno? Ed io invece? Se le cose dovessero continuare a crescere con la band, credi che non le coglierò? Che le chiederò di seguirmi? Non voglio sentirmi in colpa perché sto facendo quello che amo..."
Victoria sorrise appena, torturando le frange dei suoi shorts strappati. Come lo capiva! L'uomo si ritrovò a pensare che era di una bellezza disarmante in quel preciso momento.
"È così per tutti noi, che ti credi?" Lo guardò di sottecchi in quel modo, lo stesso di quando erano ragazzini chiusi in una cameretta di periferia. "Tu te fai sempre un sacco de menate, de sensi di colpa per gli altri. Pensa solo a quanto sei fortunato. C'hai vent'anni e hai già trovato una persona che te ama così come sei e condivide il tuo successo... Ed è felice per te." Per un attimo Damiano pensò che era proprio lei quella persona, anche se ora continuava a sfuggire il suo sguardo.
Vic continuò, facendo finta di non accorgersi della sua espressione rapita.
"Giulia vuole te, non il cantante famoso. Ti supporta e non è una testa di cazzo come certe altre esaltate che t'ho visto appresso! Non è facile trovare delle brave persone in questo ambiente, lo sai... Qualcuno che non stia con te per il contorno... per la fama... "
Per un attimo Damiano scorse un velo di malinconia negli occhi blu e si sentì in colpa.
"Ce pensi ancora?" Si riferiva chiaramente all'ex della ragazza, un ragazzo molto bello e ormai piuttosto famoso. Erano riusciti a nascondersi per mesi ma era finita ugualmente male.
"No... magari a volte... Era una storia senza futuro..."
L'amico dovette mordersi la lingua per non dire: te l'avevo detto. "Era uno stronzo!" Si limitò invece ad osservare con sicurezza.
"Non ti è mai andato giù..."
Lo prese in giro lei, ben sapendo l'odio represso dell'amico nei confronti dell'uomo.
"Ti ha fatta soffrire. È fortunato ad avere ancora tutti i denti!"
Risero entrambi ma era un sorriso triste. Victoria non si era mai più innamorata di nessuno da allora, aveva avuto diverse storie ma quell'esperienza negativa l'aveva fatta chiudere ancora di più in sé stessa e questo Damiano non lo sopportava. Se fosse stato per lui, qualsiasi essere umano l'avrebbe trattata come la cazzo di principessa che era ma lei non la pensava nello stesso modo. Non che si sottovalutasse ma di sicuro aveva messo un'armatura nei confronti dei sentimenti, come tutte quelle persone che hanno sofferto un abbandono troppo straziante da elaborare.
"Ve bè, non ne parliamo più... è acqua passata."
Già, quello era come un mantra. Per lei tutto era sempre passato, anche se del passato non si parlava. L'amico avrebbe voluto che lei si confidasse invece, che si sfogasse una volta per tutte. Avrebbe voluto sollevarla da tutte le sue insicurezze, tutte le sue paure e farle capire quanto fosse speciale per il resto del mondo. L'intero pianeta avrebbe fatto carte false per essere anche solo guardato da quei due occhi blu e lei continuava a non sentirsi mai abbastanza.
"E con lei... non sei felice con lei?"
Non avrebbe detto il suo nome, non era sicuro che a Vic facesse piacere. Spense la sigaretta con gesti automatici, fingendo un certo disinteresse ma in realtà era curioso come non mai.
"Non lo so... ci frequentiamo da un po' oramai... viviamo praticamente insieme ma come hai detto tu, non so se funzionerà ora che non abbiamo più tempo per la vita privata. E poi siamo state amiche per così tanto tempo... non credo che sia pronta per questo..." Fece un ampio gesto, come ad abbracciare l'intera terrazza.
"Nemmeno se si tratta di te?"
Damiano era sconcertato.
"Soprattutto se si tratta di me." Fu la secca risposta della ragazza.
"E perché mai? Sei troppo famosa per lei? Non capisco, chiunque vorrebbe sbandierare di avere una storia con una fregna come te e lei che fa? Che problemi ha questa?"
"No... lei non si fa di questi problemi..."
Se entrambi fossero stati veramente sinceri, avrebbero dovuto riconoscere che Joy era stata un'ancora di salvezza per Vic, quando il loro rapporto aveva subito una brusca battuta d'arresto per via di Giulia. Damiano non voleva vederlo, non voleva sentirsi il fautore di quella relazione potenzialmente giusta per lei ed allo stesso tempo, Victoria non voleva ammettere nemmeno con se stessa di aver preferito un ripiego piuttosto che affrontare la realtà dei suoi sentimenti. L'uomo cercò il suo sguardo senza trovarlo, ben sapendo che lei sfuggiva sempre quando si trattava della sua vita privata.
"Cos'è? Va con altri? È una specie di relazione aperta la vostra...?" Non voleva suonare così sbalordito, in fondo erano cose normalissime.
La ragazza esitò. Come poteva spiegare ciò che le era successo nell'ultimo anno e mezzo? Tutta la paura e l'eccitazione e quel senso sbagliato di abbandono? Si decise a parlare, ben sapendo che lui l'avrebbe capita ma ugualmente incerta sulle parole da scegliere.
"Non lo so... stiamo bene. Lei è... è una persona speciale, così diversa da tutto il resto ma... lo sai come sono fatta. Non sono sicura di volermi impegnare... non so se ne sono in grado, tutto qui! Lo sai che sono un'immatura del cazzo!"
Sorrise timidamente senza mai alzare lo sguardo e lui fece altrettanto. Era intenerito da quel lato del suo carattere così riservato, lo trovava un atteggiamento piuttosto elegante e misterioso e a dire il vero per niente immaturo, come invece diceva lei.
"Non lo sei..." La verità era che, anche se spesso era proprio lui ad accusarla di essere una bambina, avrebbe tanto voluto essere come lei, così aperto, libero dalle etichette, non schiavo della opinione altrui ma non era mai riuscito a tenere nascosta nessuna delle sue relazioni più o meno dai tempi della scuola.
Vic era in evidente imbarazzo. Continuava a torturare le frange dei poveri shorts tenendo il volto basso.
"È che... non ce la faccio. È più forte di me, forse è solo che lei non c'entra niente con tutto questo bordello... sai come possono essere squali i giornalisti e ancora di più le persone... Chissà , magari è per proteggere lei o magari solo per proteggere me..."
All'uomo non sfuggì la timida luce che si era accesa negli occhi di ghiaccio e per un attimo ebbe la sensazione di essersi sbagliato: forse Vic aveva ricominciato ad amare. Si affrettò a rassicurarla, ben sapendo cosa significava vivere con quella sensazione addosso.
"Non ti devi giustificare con me. È la tua vita. Anche io inizio a pensare di aver sbagliato a parlarne... Sai, a volte vorrei solo che tutto tornasse come prima, quando tutti parlavano di noi ed erano così sicuri che stessimo insieme io e te... Era tutto più facile."
Vic sorrise ma per lei non era lo stesso.
"No... non era facile. E non era giusto nei confronti di Giulia."
"Già..." Damiano non era sicuro che fosse davvero così.
"Già..." Anche la voce di Vic cadde nel silenzio imbarazzante. Avrebbero dovuto dirsi molte cose a quel punto ma la paura di approfondire era sempre in agguato. Damiano ripensò a quella sera quando, uscendo dal Luna Park, aveva tentato di prenderla per mano ma lei inizialmente aveva rifiutato perché stavano facendo delle foto promozionali. Lo aveva fatto per quel motivo, perché non voleva fomentare più quelle voci così insistenti, ora che il cantante aveva reso pubblica la sua relazione. Sapeva che era un gesto abituale e del tutto innocuo ma sapeva ancora meglio quanta risonanza poteva avere una simile dimostrazione d'affetto tra i loro fans in costante aumento.
Vic si strinse nella camicia, pronta per andarsene, dichiarando così chiusa quella sessione di confidenze notturne sempre più pericolose.
"Va bé dai, forse ora è meglio che andiamo davvero... s'è fatta 'na certa."
Si alzò con un lamento e si stiracchiò con un verso da cavernicolo dei suoi.
Damiano sorrise e le tese la mano. "Forza, aiutame che sto tutto incriccato."
"Madò, che vecchio che sei!"
Vic gli afferrò la mano per aiutarlo ad alzarsi ma invece di tirarlo su, fu lui a fare forza per primo, facendole perdere l'equilibrio.
"Porca puttana!"
Esclamò la ragazza, cadendo rovinosamente addosso all'amico. Era la classica Vic, quella che combinava disastri a non finire, sigillandoli con una imprecazione poco signorile.
Damiano avrebbe voluto ridere ma qualcosa glielo impedì. Era il percepire il peso del suo corpo addosso, il suo profumo dolce e quegli occhi che ora erano fissi nei suoi. Che cazzo stava succedendo? Era come se il tempo si fosse fermato, come se il traffico fosse scomparso e persino l'acqua della piscina fosse di colpo immobile.
Victoria sapeva che doveva alzarsi, doveva andarsene il prima possibile da quel respiro leggermente accelerato, dalle sue labbra un poco schiuse ma tutto ciò che desiderava era coprire quella minima distanza e baciarle. Tutto il suo corpo glielo chiedeva.
Damiano aveva paura che qualsiasi movimento l'avrebbe fatta scappare ma sentiva l'eccitazione crescere di secondo in secondo. Non era la prima volta che gli accadeva pensando a lei ma era la prima volta che la sentiva rispondere in quel modo. I loro corpi erano uniti ed urlavano di desiderio.
Poi Vic parve riaversi. "Che stamo a fa'?" Si alzò di scatto, accorgendosi dell'erezione attraverso i pantaloni di lui e si levò la camicia, quasi come a scacciare il suo stesso desiderio di sentirlo.
"Vic, aspetta..."
Anche Damiano si era alzato. Non sapeva nemmeno lui bene se per fermarla e baciarla o per scusarsi. Lei era già corsa via, giù dalle scale dritta nella sua stanza.
Cazzo. Cazzo!
Che diavolo era successo? Un attimo prima andava tutto bene e poi?
L'uomo sospirò, portandosi entrambe le mani ai capelli e scostandoli dal viso. Si rivolse alla piscina deserta, cercando di raccogliere le idee. Diede una rapida occhiata ai pantaloni, dai quali era ancora visibile il suo desiderio e si maledisse mille volte per non essersi saputo controllare. Che gli combinava il suo corpo? Che gli faceva quella donna?
Senza nemmeno pensarci, si spogliò e si gettò in piscina, felice che l'acqua fredda gli schiarisse le idee e gli facesse passare i bollenti spiriti. Ora anche le remore di poco prima non avevano più alcun senso. Se qualcuno lo avesse visto gli avrebbe detto che aveva bisogno di quel bagno per non commettere altre cazzate. Fece qualche bracciata e si fermò, attaccandosi al bordo con le braccia e spingendo lo sguardo lontano. Quanto cazzo erano in alto? Di colpo la sua atavica paura gli disse che aveva fatto una stronzata a salire lì sopra, lui soffriva troppo di vertigini per stare lì da solo. Si sentì perso, come se avesse fisicamente bisogno della mano di Vic per riuscire di nuovo a muoversi. Lei non lo aveva mai preso in giro per quel punto debole ma lo aveva piuttosto sempre aiutato a superarlo e quando erano insieme, Damiano doveva ammettere che il terrore dell'altezza era meno spaventoso. Si fece coraggio ed uscì dalla vasca senza mai guardare l'orizzonte, maledicendosi per non aver pensato al costume o ad un asciugamano. Si sentiva tutto scombussolato, quasi abbandonato e l'unica cosa che voleva era andarsene dritto nella stanza della ragazza e chiederle di finire ciò che avevano iniziato poco prima. Ma non lo avrebbe fatto.
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Amandoti
FanfictionQuesta è la mia prima ff e a dire la verità, credo che sarà anche l'ultima. Onestamente non so se faccio bene a pubblicarla perché tratta temi a volte delicati. Spero di averli affrontati con tatto e di non urtare la sensibilità di nessuno. Ci teng...