Capitolo 17

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"Daje, sbrigate Chicco!! T'aspettamo, nun ce delude!"
Thomas era su di giri, la sua voce sovrastava a malapena la musica che usciva dalle casse. Damiano agganciò il telefono e si stiracchiò con uno sbadiglio rumoroso. Non aveva nessuna voglia di lanciarsi in una bolgia infernale di mani, corpi sudati e gente ubriaca. Buttò giù l'ultimo sorso della sua birra ed estrasse il portafoglio per pagare.
"Allora, che non vorrai già andare a letto!?"
Lo fermò subito Davide, pagando al posto suo.
"Sì, so' cotto regà. Zero voja de sbatti!"
"Ma quali sbatti? Ce stà er compleanno de Auri, nun poi mancà! E poi ho sentito Vic, dice che ce sta l'open bar!"
Come se per lui cambiasse qualcosa? Damiano alzò gli occhi al cielo e decise di cedere. Non aveva nessuna voglia di tornare a casa, ora che lui e Giulia non facevano altro che discutere come cane e gatto e lei si circondava di gente che a lui proprio non andava giù.
"E va bene, daje... ma massimo all'una devo tornare a casa!"
La musica del locale arrivava fino in fondo alla strada, di sicuro non era il tipo di festa permessa in un momento come quello ma era pur sempre una cena privata e nessuno avrebbe potuto protestare.
Quando fece il suo ingresso, Damiano si accorse subito che tutti gli occhi erano puntati su di lui come se fosse una sorta di marziano. Nessuno si aspettava di vederlo lì ma tutti lo accolsero con esclamazioni di giubilo, come se vedessero tornare a casa il figliol prodigo. Erano completamente sbronzi, Thomas era già senza maglietta e stava ballando sul tavolo una canzone che solitamente avrebbe schifato persino in macchina.
"Bella Chiccooooo!"
Gli urlò, invitandolo a salire insieme a lui. Damiano rifiutò, dirigendosi invece verso il bancone con gli altri amici.
"Ecco Vic!"
Davide gli fece un cenno verso la porta laterale, dalla quale era appena uscita la ragazza. Era praticamente nuda, con uno dei suoi famosi reggiseni leopardati e degli strani occhialoni fashion sul volto. Anche lei era un po' brilla, lo si capiva da come camminava, tenendo stretta per mano una ragazza che non era Joy. Damiano la vide lanciarsi in pista ed iniziare a ballare senza vergogna di fronte ad uno specchio dorato. Era come un cazzo di sole quella ragazza, dovunque andasse sembrava che illuminasse la stanza e tutti non avevano occhi che per lei. O forse era solo lui, che non riusciva a distogliere lo sguardo. L'istinto di raggiungerla era così tanto, che per poco non si dimenticò di prendere il suo cocktail dal bancone. L'orgoglio gli disse di rimanere per i cazzi suoi, in fondo si erano salutati con freddezza prima che lei partisse. Se voleva poteva sempre cercarlo.
Due bicchieri più tardi Damiano non ricordava nemmeno più il perché dovesse starle lontano e si era ritrovato a ballare sul bancone del locale, proprio accanto al chitarrista. Tutte le nuvole sembravano scomparse e Vic era tornata la sua migliore amica bionda di sempre, quella pazza e super divertente. Avevano ballato, urlato, bevuto alla goccia una certa quantità di shottini ed infine, al momento della torta, quando le luci si erano spente per lasciare il posto a mille candele, l'uomo aveva fatto in modo di trovarsi esattamente alle sue spalle.
"Che stai a fà?"
Gli chiese la ragazza quando riconobbe la sua mano che scivolava intorno alla propria vita in quel gesto così automatico per entrambi.
"T'annuso..." Le rispose lui, affondando il volto nei suoi capelli.
"Finiscila...!!" Vic si divincolò appena solo per girarsi e trovarsi faccia a faccia con quel sorriso enigmatico, che le faceva sempre sciogliere il cuore. "Ma che hai fatto alla faccia??" Si rabbuiò di colpo mentre lo scrutava nella semioscurità.
"Nulla, che ho fatto? Non sò manco truccato!"
Vic non sembrava convinta ma lui non le avrebbe mai confessato di averle prese da un vecchio bavoso, che si faceva le seghe davanti alle sue foto.
Entrambi tornarono a concentrarsi sulla festeggiata, che ora stava facendo le foto insieme al suo fidanzato storico. Erano così belli insieme quei due, sembravano fatti l'uno per l'altra. Vic e Damiano si fermarono a pensare a quanto fosse facile per gli altri vivere l'amore alla luce del sole; a quanto fossero sexy e dolci, a quanto si fidassero l'uno dell'altra e si completassero a vicenda. Applaudirono, Vic fece qualche commento sconcio e Damiano fischiò in modo sguaiato, chiedendo più lingua in quel bacio davanti agli obiettivi. Nello stesso momento sentivano però il calore dei loro corpi, l'uno attaccato all'altro, ben sapendo che non potevano fare nemmeno un gesto fuori luogo, per paura di essere filmati anche lì. Gli invitati erano tutti amici fidati ma la maggior parte di loro era ancora convinta che stessero insieme e non volevano dare adito a nessun tipo di gossip.
I festeggiamenti terminarono ed iniziò quella parte della serata che Damiano amava di più. Quando la gente iniziava a diradarsi, perché troppo ubriaca o solo troppo eccitata. Era in quel momento che partivano i pezzoni classici ed i discorsi più filosofici.
"Daje Fettuccí, che te riporto a casa!"
Vic cercava di convincere Thomas ad avvicinarsi all'uscita ma lui non sembrava intenzionato a staccarsi dal divanetto nero.
"Nun credo che ce riuscirai con le bone.. Lasciame fa! Forza Chicco, annamosene..."
Lo sollevò di peso, rendendosi conto di quanto fosse cresciuto il piccolo Cobbra. Lui e Victoria arrivarono alla macchina di lei e solo allora si resero conto di poter parlare liberamente lontano dalla calca e dagli occhi curiosi di tutti. A volte avevano l'impressione che i loro amici scommettessero su di loro e stessero in attesa di un passo falso.
"Allora te seguo, ok?! Non so tranquillo a sapevve pe' strada da soli. E poi come fai a trascinallo de sopra? Manco la fidanzata s'è portato sto stronzo..."
"Lei sta in vacanza... torna domenica.. E poi manco tu te la sei portata!" Rispose la ragazza, sempre pronta a difendere l'amico. "Comunque vai tranquillo, io me so ripresa." Fece un cenno alla bottiglietta d'acqua che aveva in mano.
"Lo so ma nun posso rischià de perde il chitarrista e la bassista in un colpo solo. Sai quanti annunci me tocca mette su Facebook poi?"
Voleva tremendamente rimanere con lei ancora un po', ancora qualche minuto prima dell'alba, così da cementare di nuovo il loro rapporto, che gli era mancato come l'aria in quei pochi giorni lontano da lei.
Victoria rise e salì sull'auto, senza protestare. Anche lei si sentiva più tranquilla ed era felice che entrambi si occupassero di Thomas come una vera famiglia doveva fare.
Arrivarono a destinazione e dovettero faticare non poco per far uscire l'amico dall'auto e per fargli salire le scale.
"E che cazzo, Tony... te se' ingrassato pe' davero!"
Damiano sorrise mentre osservava Vic, che spogliava l'amico e lo metteva a letto. Era davvero la loro mammina, un uragano che sapeva quando era il momento di placarsi e prendersi cura di ognuno di loro.
"Che famo, annamo??"
Chiese infine la ragazza, dirigendosi verso il salotto.
"Perché non famo er giro de la staffa? So che ce sta del whiskey da qualche parte..."
Si guardò intorno in cerca di qualche indizio per scoprire dove fosse.
"No, basta alcol, te prego. Perché non andiamo a fare colazione invece?"
Damiano non poteva credere alle proprie orecchie, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur che quella serata non finisse mai. Si misero di nuovo in macchina e questa volta fu Victoria a guidarlo per le vie del suo quartiere fino ad arrivare sul retro di un forno, dal quale usciva un profumo celestiale di brioche e pane appena sfornato.
"Vado io..." Vic uscì prima che lui potesse protestare. Sapevano che non potevano andare insieme. Non potevano mai fare nulla senza la presenza di un terzo incomodo che coprisse loro le spalle.
"Quanta roba hai preso?"
Vic era tornata in auto con un enorme sacchetto pieno zeppo di ogni ben di Dio.
"Tié... ne portamo 'n paio anche a Tony, che dici?!" Sembrava una bambina in un negozio di caramelle, con quelle guanciotte rosse e gli occhi un po' stanchi dalla notte brava appena trascorsa. "Sé tié... t'ho preso quella integrale cor miele... ma anche quella al pistacchio, quella alla Nutella e un paio alla crema che 'n se sa mai! E per me..." Estrasse una enorme sberla di pizza ancora calda ed il suo sguardo sembrò illuminarsi ancora di più. Forse era quella la felicità, vedere Vic con un pezzo di pizza in mano.
"Ma te sei fori? Non avrai mica intenzione de magnarla tutta?"
"A regazzí, nun me sfidà!"
Damiano sorrise e la osservò addentare un enorme boccone di quella che doveva essere la pizza più buona ed unta del mondo. Iniziò a mangiare a sua volta, chiuso in quella macchina dai vetri oscurati, che lo faceva sentire tanto protetto e a proprio agio.
"Guarda qua che combini... te stai a sbriciolà dappertutto!" La sgridò come avrebbe fatto un papà con la figlia di sette anni.
"Embé? Che è tua la machina? Dopo m'accompagni a lavarla così smaltisci la seconda brioche che te stai pe' magnà!"
Damiano sbirciò nel sacchetto con quell'aria invitante ma si trattenne.
"No, nun posso... poi me tocca fà ducento addominali."
"Sé sé... mò t'a magni e taci... Nun te se po' vede sempre co' a frutta e 'r tacchino. Lo sai che stai a tornà troppo secco... E poi oggi è domenica!"
Il ragazzo ebbe un attimo di indecisione, Vic conosceva la sua fissazione per il cibo sano e la forma fisica. Non ci avrebbe girato intorno e non gli avrebbe fatto un discorso psicologico, gli avrebbe preso due brioche, convincendolo che poteva perdere il controllo almeno per quella volta. Sorrise appena, tuffando il viso nel sacchetto per scegliere la sua seconda colazione. Era felice, felice di sporcarsi di crema e zucchero a velo la maglietta bianca, felice di rivedere quegli occhi di ghiaccio senza nuvole e senza pensieri e di pulirle con il tovagliolo la bocca sporca di pomodoro. Era felice felice, come se avesse ritrovato la strada di casa nel momento in cui pensava di essersi perso per sempre. Rimasero chiusi lì dentro a scherzare e a farsi passare la sbornia, mentre l'alba ridisegnava i profili dei colli in lontananza e dei muri antichi.
"Nun dovevi tornà a casa alle due?"
Quella domanda lo riportò di colpo con i piedi per terra. Erano quasi le sette di mattina e aveva rimandato quel momento per ore ed ore.
"No... stasera aveva gente... una specie de pigiama party tra amiche..."
"Dovremmo farne uno anche noi... un tempo te piaceva... Te potrei sistemà le unghie, nun me piace come te le fai da quando non ce penso più io!" Gli prese la mano, esaminando lo smalto tutto rovinato.
"Lo sai che me le magno quanno sto agitato... e poi nun c'avemo più tempo pe' ste cazzate..."
"Il tempo se trova sempre..."
I loro occhi si incontrarono. Erano davvero brutti, sfatti dalla serata appena trascorsa e ancora un po'alticci ma si sentivano così completamente a loro agio. Damiano avrebbe voluto rimanere lì dentro per sempre a chiacchierare di cose stupide per evitare quelle invece più serie, che gli stavano davvero a cuore. Avrebbe voluto abbracciarla e sentire di nuovo il sapore di lei ma anche non toccarla affatto, godendo della sua presenza per sentirsi davvero se stesso. Forse avevano ragione quelli che dicevano che la sua personalità si plasmava su quella delle donne con le quali stava: era stato un cattivo ragazzo con la sua ex per poi diventare un bravo ragazzo, quasi un nonno con Giulia ma con Vic... con lei era sempre giovane. Sempre felice. Sempre stupido. Con Vic il mondo si colorava di rosa e non c'erano etichette o cattive vibrazioni.
"Chi era quella de stasera?"
Decise che era inutile girarci intorno, voleva saperlo e lei lo conosceva troppo bene.
"Eleonora. Un'amica de Auri e Chantal."
"E Joy?"
"Joy è tranquilla... la vedi come fa quando stiamo insieme. Io non ho l'esclusiva e viceversa..."
"Quindi ve siete lasciate?"
Tentava di tenere a bada quella timida speranza.
"No, semo libere..."
Damiano avrebbe voluto dirle che la invidiava da morire, che anche lui avrebbe voluto sentirsi libero di amare chi voleva, che si sentiva costretto ed imbrigliato in una storia troppo complicata e lontana da ciò che voleva veramente. Che era troppo responsabile per lasciare Giulia ma ugualmente non riusciva a pentirsi di ciò che era accaduto tra di loro.
"Ascolta, me spiace per la scenata dell'altra sera. Me spiace d'esse così stronzo a volte..."
Non sapeva nemmeno da dove gli erano uscite quelle parole ma le aveva dette ed ora sentiva che avrebbe vomitato la colazione sul tappetino dell'auto.
"Non ti devi dispiacere... Dispiace a me aver finito per rovinare tutto di nuovo. Non vado fiera di quello che abbiamo fatto. Giulia ha ragione ad essere incazzata..."
D'un tratto anche Vic si era fatta seria e l'uomo doveva ammettere che gli faceva sempre una certa impressione quando questo avveniva.
"M'ha fatto una scenata senza senso e poi è venuta da te..."
Rispose lui, rimanendo concertato sulle proprie mani, per non intercettare lo sguardo di lei.
"Sarebbe senza senso, se avessimo la coscienza pulita..."
"Ok. Ok... ho afferrato il concetto, lo so... ma è solo che a volte me sembra de soffocà. Non posso farce nulla, Victò... io cerco d'esse come mi vojono tutti ma non è mai abbastanza. Mai. E poi è sempre più difficile con tutti... con voi, con la mí famija... co' i ragazzi. Sapevo che sarebbe stato complicato conciliare la notorietà con una relazione ma a volte me sembra de impazzì. Che devo fare?"
Non avrebbe voluto piangere davanti a lei ma aveva la sensazione che Victoria fosse l'unica, con la quale non aveva senso vergognarsi.
"Lo sai come la penso, Dem. Indipendentemente da noi... io lei la stimo come persona e penso che stia facendo un ottimo lavoro ma... è già successo, ricordi? A nessuno di noi piace vederti così... e questo te lo dico proprio da amica. Solo da amica. Perché se tu sei contento, allora lo siamo tutti quanti ma se sei teso, nervoso o depresso, allora anche noi ne risentiamo, perché ti amiamo."
Aspetta. Aveva appena detto che lo amava??
"È che non posso voltarle le spalle proprio adesso che manca tanto così... capisci? Lei sta lottando anche per noi, per fare in modo che il nostro rapporto migliori."
Tirò su con il naso, asciugandosi gli occhi con un gesto sbrigativo del dorso della mano.
"Lei sta lottando per sé... com'è giusto che sia. Come puoi pensare di essere obbligato a stare con una persona solo perché ha bisogno di te?? È pura follia! A volte anche gli amori che ci sembrano giusti, in realtà ci feriscono e dobbiamo allontanarci per la nostra sanità mentale..."
"Come abbiamo fatto noi due?" Questa volta alzò lo sguardo per cercarla e la vide abbassare gli occhi di rimando con un mezzo sorriso un po' timido e un po' triste.
"Sì... forse come noi due..."
Le strinse la mano e lei rispose con la stessa intensità. Non si baciarono, né si toccarono. Rimasero così in silenzio, seduti mano nella mano in quell'abitacolo, che sapeva di pane e brioche fragranti. Rimasero uniti, desiderando di non sciogliere mai quella stretta, perché solo così si sentivano completi.

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