Capitolo 27

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"... Per noi la musica è la cosa più importante. Crescendo abbiamo avuto modo di sperimentare e di far uscire davvero quello che ci piace... per questo ci siamo allontanati dai lavori iniziali per evolvere verso ciò che ora sentiamo rappresentarci di più. Questo anche grazie ai nostri background molto differenti, che ci permettono di spaziare e di mixare varie influenze..."
Damiano non riusciva a concentrarsi sulle parole di Thomas, il quale parlava e parlava, cercando di sopperire al loro evidente silenzio.
Che cazzo stava succedendo? Victoria se ne stava ferma nel suo angolo, con il completo firmato ed i suoi stivaletti dalla punta rovinata ma non sembrava voler intervenire. Era strano, lei che di solito monopolizzava le interviste con la sua parlantina sciolta, ora appariva distratta, come se non sapesse di essere lì. Damiano cercava di essere brillante ma non poteva fare tutto da solo. Per fortuna era un'intervista in italiano e questo facilitava le cose per Thomas ed Ethan, i quali avevano capito di dover intervenire per il bene della band.
Il cantante cercò gli occhi di lei con insistenza. Che diavolo cercava di fare? Li stava sabotando? Era scuro in volto, la stava rimproverano con lo sguardo e lei lo ricambiava di tanto in tanto senza muovere un muscolo, come se non capisse.
Damiano si mosse spazientito sul divanetto di pelle marrone, erano vicini ma mancava la chimica, quella che li aveva sempre uniti. Voleva solo che tutto finisse, voleva potersi alzare da lì per andarsi a fumare una sigaretta in pace.
"E tu Victoria? Dicci, com'è essere l'unica ragazza del gruppo?"
Damiano sbuffò: di nuovo quella domanda? E come volevano che fosse? Ma che palle! Che palle!! Cercò di non fissare Vic ma era più forte di lui. La vide risvegliarsi come da un sonno durato secoli e rispondere con un'alzata di spalle.
"Com'è? È normale... Ci conosciamo da sempre. A dire la verità, non mi trattano da ragazza... non mi sento diversa da loro."
Gli altri risero ma lui no. Damiano non riusciva a trovare il lato divertente perché percepiva la profonda tristezza, che si celava dietro a quella parole.
"Sì... a volte è più maschio di noi..." Rise Thomas.
"Dovete sapere che il suo nome d'arte è Vincenzo!" Rincarò la dose Ethan.
Era quella la verità? Vic aveva sempre fatto di tutto per essere una di loro ma lo era mai stata davvero? Certo, la era. Era più forte, più sicura, più cazzuta di quasi tutti loro. Faceva battutacce e commenti a volte scurrili e non si scandalizzava mai. Ma in fondo chi voleva prendere in giro? Damiano non l'aveva mai considerata come tutti gli altri perché l'aveva sempre vista come la parte migliore del gruppo e l'aveva sempre vissuta come se fosse un po' sua. Sapeva di sbagliare, ora che la sentiva così distante si rendeva conto di quanto si fosse ingannato per tutto quel tempo. Victoria non era uno dei ragazzi ed ora che la vedeva così evanescente, quasi come una nuvola che evaporava piano piano davanti ai suoi occhi, si rendeva conto che il gruppo senza di lei, non era il gruppo. Avrebbero potuto alzarsi da quel divano e dichiarare che era finita, che non ci sarebbe stato più nessun album e nessun tour mondiale, che tutte quelle cazzate che erano circolate per mesi della sua presunta carriera solista avevano solo una risposta: lui senza il gruppo non andava da nessuna parte.
Lasciò scorrere quel poco tempo con lo sguardo ostinatamente basso, chiunque si sarebbe accorto che qualcosa non andava. Quando la giornalista chiese loro di fare un paio di foto, dovette costringersi a non scappare per non risultare maleducato. Victoria era al suo fianco, la poteva sentire in ansia, come se avesse paura che lui la sfiorasse. Un secondo dopo era sparita in un angolo, lontana con Leo, che da qualche giorno sembrava essere diventato la sua ombra.
Damiano uscì sul terrazzino, accendendosi una sigaretta con fare scazzato.
"Ammazza che brutte facce che c'avete oggi..."
Thomas ed Ethan erano dietro di lui e si stavano passando lo zippo per fargli compagnia. Era una sorta di rito, loro tre fumavano insieme, che fosse una intervista, una performance televisiva o solo un cazzo di shoot fotografico, alla fine si ritrovavano per farsi una sigaretta.
"Voi siete andati alla grande invece..." Rispose il cantante con aria mesta, dando una pacca sulla spalla ad Ethan.
"Che c'hai, Dem? Avete di nuovo litigato?"
Damiano negò con la testa ma non ebbe il coraggio di guardarli in faccia.
"Eppure me sembrava di avervi visto de nuovo tutti pucciosetti dopo l'autogrill..."
"Pucciosetti?? Ma come cazzo parli?"
Quella parola pronunciata dalle labbra del chitarrista faceva abbastanza ridere già così. Fece il gesto di dargli uno scappellotto, che il ragazzo schivò prontamente e tornò a guardare l'orizzonte indugiando sui tetti e sulle antenne della città. Prese un profondo respiro e decise di parlare.
"Regà, non lo so... secondo me sta a finí tutto!"
"Ma che cazzo dici? Non finisce proprio 'n cazzo... è appena iniziata!" Rispose subito Thomas con il suo spirito sempre ottimista.
"Vic ce sta mollando... Nun lo vedete?"
Lanciò un'occhiata distratta verso l'interno senza riuscire a scorgerla.
"Ma dai... È solo un momento, siamo tutti stanchi..." Ethan cercò di calmare gli animi ma sentiva una certa tensione salire tra i due compagni.
Thomas rimaneva zitto, lo sguardo basso e la sigaretta stretta tra l'indice e il pollice.
"No, non è un momento... Non lo so, è solo 'na sensazione la mia ma stavorta nun credo se possa recuperà... L'avete vista oggi? E ieri? Non ha nemmeno cenato con noi..."
"Non sta bene, Damià... l'ho vista vomitare di nuovo..."
Le parole di Thomas furono interrotte dallo sguardo fulmineo di Ethan, che gli intimava di tacere. Non erano fatti loro, così come non erano fatti loro ciò che sapevano succedere nelle camere d'hotel tra quei due. Se il patto iniziale era: niente relazioni tra i membri del gruppo, era risultato abbastanza chiaro fin da subito che la regola consisteva nel non parlare delle relazioni tra i membri del gruppo. Era sempre stato il loro modo di proteggerli ma ora il chitarrista faticava a rimanere fedele al proprio ruolo.
"E perché cazzo non me l'avete detto? Non mi si dice più niente ormai... pensate che sia così stupido? È stata lei a chiedervelo?" Come prevedibile, Damiano si innervosì all'istante.
"Perché so cazzi sua! Damià, vedi de darte na carmata ogni tanto che qui nun ce stai solo te! Vic nun ne parla manco co' noi..."
Thomas era triste e scocciato allo stesso tempo. Non era facile vederlo tanto deluso, così come non era normale che zittisse l'amico in quel modo. Era preoccupato ed incazzato, perché quei due si stavano facendo del male a vicenda e lui non era intervenuto prima, quando le cose si potevano ancora salvare.
"Pensate che abbia un problema... sì insomma un disordine alimentare?"
Era stato Ethan a dar voce a quel pensiero. Faceva male persino dirlo ma qualcuno doveva pur farlo prima o poi, dal momento che gli indizi portavamo tutti in quella direzione.
"No, io non credo..." Fu la risposta del chitarrista.
"E perché no, scusa?! Chi te lo dice a te? L'hai vista ultimamente? Da quando siamo tornati dalla Russia non è più lei... Quanto sarà dimagrita? Cinque? Sei chili?"
Damiano fissò Thomas, quasi sfidandolo a smentirlo ma tutto quello che ottenne fu uno sguardo freddo, che lo fece sentire in colpa e fu costretto a continuare.
"Ok, dillo... dai, Tony dillo che pensi che sia tutta colpa mia..."
"Io nun te dico proprio 'n cazzo. Te dico solo che questa cosa se poteva evità se te stavi ar posto tuo."
"E quale sarebbe er posto mio, sentimo..." Damiano aveva già gettato il mozzicone ed ora era pronto a fronteggiare il compagno con fare da spaccone. A quel punto fu Thomas ad alzarsi dal muretto, al quale era appoggiato, sovrastandolo in tutta la sua statura. Non era mai stato minaccioso ma in quel momento incuteva un certo timore.
"State calmi, ragazzi..." Cercò di intervenire Ethan, vedendo che gli animi si stavano scaldando troppo.
"Lo sai benissimo qual è... Non ce la fai proprio a lasciarla stare, eh?! Nun te riesce de vederla felice!"
Era stato un affondo così potente da fargli sentire una fitta allo stomaco. Come poteva dirgli una cosa del genere, lui, il piccolo Thom... il ragazzo che aveva cresciuto come un fratellino?
"Nun t'azzardà! Sai che non ho mai voluto nient'altro per lei..."
"Che cazzata! Sapevi che se sarebbe innamorata di te... sapevi di doverla lascià perde e invece... Volevi sentirti Dio e c'hai giocato..."
"Non c'ho giocato!!"
Ora non c'era niente di minaccioso o spavaldo nell'atteggiamento del cantante. Soffriva. Si sentiva accusato ingiustamente ma allo stesso tempo quelle accuse svegliavano in lui gli stessi interrogativi, che cercava di mettere a tacere.
Thomas non disse più niente, lo squadrò da capo a piedi con sufficienza, gettando a sua volta il mozzicone e andandosene via con un sospiro sconfitto.
Damiano diede un pugno al bidone lì accanto ed imprecò a denti stretti.
"Lascialo perdere, Dem... è solo preoccupato come noi..."
"C'ha ragione lui..."
Ethan non era sicuro di aver sentito bene ma decise di non infierire. Si limitò a posargli una mano sulla spalla con quell'aria comprensiva.
"Proverò a parlarci io, ok?! Stasera prima del live ce parlo..."
Damiano non rispose, sentiva che stava per scoppiare e non voleva piangere davanti all'amico. Alzò gli occhi al cielo, prendendo un profondo respiro e se ne andò dentro con passo lento.

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