Avevano vinto!
Non poteva ancora crederci. Avevano vinto. Vinto.
Vinto!
Doveva ancora realizzare, forse doveva pizzicarsi per risvegliarsi dal sogno. Non ricordava un’emozione così grande da… da mai! Non che Damiano non credesse nelle proprie possibilità ma era ormai abituato a volare basso, ben sapendo quanto fosse lunga ancora la loro gavetta in quel mondo. E del resto il tempo era dalla loro parte, avevano solo vent’anni e tutta la vita per dimostrare chi erano. L’unica cosa importante era tornare a suonare su un palco e farlo con la propria musica, per quanto questa potesse risultare poco adatta a quel tipo di pubblico della tv generalista. Erano pronti col loro assetto da guerra ormai collaudato: li avrebbero derisi per il look audace, per le parolacce nel testo, per le esibizioni troppo o troppo poco rock. I veri rocker li avrebbero snobbati mentre gli altri li avrebbero sgridati. Tutti li avevano sempre sgridati fin dal primo giorno: i loro genitori, gli insegnanti, il pubblico, la stampa, così come lo avevano fatto i loro manager, perché avevano deciso di non uniformarsi più al mainstream. Ma loro erano pronti, perché erano uniti sulla stessa lunghezza d’onda e facevano parte non di un’esibizione ma di un intero progetto.
E invece? Quanto si erano sbagliati invece?
Nessuno aveva storto il naso, nessuno li aveva derisi ma al contrario, li avevano premiati. Li avevano portati sul podio più ambito d’Italia, consacrandoli per l’eternità. Quel testo, quel fottutissimo testo che aveva scritto ancora prima di XFactor, era diventato un pezzo della musica italiana. Questo era incredibile, la vita lo era. Damiano aveva ancora i brividi, non poteva dormire, mangiare o semplicemente fare nulla di quello che era abituato a fare normalmente. Sentiva l’adrenalina a mille.
Si rigirò nel letto, ancora sopraffatto dalle emozioni. Gli altri stavano festeggiando lì da qualche parte, magari in un club o al casinò o forse solo chiusi in una stanza d’albergo proprio come quella, dal momento che c’era ancora il coprifuoco. Damiano no. Lui era tornato in hotel con Giulia, ben sapendo quanto si fosse già sacrificata negli ultimi giorni per stargli accanto. Il suo telefono giaceva spento sul comodino, non lo avrebbe acceso, non era ancora pronto per l’incredibile mole di notifiche e messaggi che vi avrebbe trovato. Era pur sempre lavoro, certo era un lavoro fottutamente bello ma era sempre molto attento a ritagliarsi quegli spazi lontano da esso. Non voleva impazzire, diceva. Non voleva perdere il baricentro, il contatto con le cose veramente importanti. Ma quali erano le cose importanti in quella notte di quasi primavera, in cui tutto sembrava possibile?
Si alzò, ormai certo che non avrebbe mai chiuso occhio e che l’indomani sarebbe stato uno straccio. Si diresse verso la finestra della stanza d’hotel, il chiarore dell’alba gli diceva che l’indomani era già diventato oggi e che tutto sembrava andare troppo, troppo veloce per lui.
Lanciò un’occhiata verso il letto, nella stanza ancora semibuia e studiò il profilo perfetto di Giulia, incorniciato da una criniera di capelli neri così in contrasto con la pelle diafana. Sembrava una bambola di porcellana, rapita nei suoi sogni mentre lui no, lui si sentiva agitato come non mai. Sentiva ancora le lacrime bruciargli gli occhi insieme ai residui del trucco. Era felice ed impaurito, eccitato ma anche confuso da morire.
Non era sicuro di aver fatto la cosa giusta a chiederle di seguirlo in quell’avventura ma, dopo tutto ciò che avevano passato insieme nell’ultimo anno, gli sembrava la cosa più sensata da fare. Giulia aveva il potere di infondergli calma, lui che calmo non lo era praticamente mai. Si conoscevano da anni, da quando lui non era altro che un ragazzino svogliato con la faccia pulita e la passione per il basket: nulla di più lontano dalla rockstar tutto glitter ed eccessi, che ora il mondo osannava. Giulia era di qualche anno più grande di lui ma non glielo aveva mai fatto pesare. Una ragazza con i piedi per terra e le idee chiarissime, simpatica, intelligente, alla mano. Erano sulla stessa lunghezza d’onda loro due, avevano fame di successo, di quel riconoscimento che pensavano di meritare… E poi era sexy. Tremendamente sexy. Damiano non poteva credere alla propria fortuna quando aveva accettato di uscire con lui; l’aveva corteggiata per mesi, iniziando quella sorta di relazione altalenante, fatta di lontananza, insicurezze e riavvicinamenti. Non era facile per uno come lui sempre abituato ad avere tutte le ragazze ai suoi piedi ma era fottutamente stimolante: Giulia lo faceva stare sulle spine, era stato come un premio da meritare, una montagna da scalare per ottenere la sua fiducia e alla fine, complice la clausura forzata, i risultati si erano visti. Sapeva che con lei era diverso perché Giulia non era una persona superficiale e aveva sofferto tanto. Questo lo faceva sentire responsabile, importante, indispensabile per lei, la quale capiva tutti i suoi sacrifici senza mai lamentarsi. Non si sarebbero mai messi i bastoni tra le ruote a vicenda perché si stimavano profondamente e avevano cieca fiducia l’uno nell’altra. O almeno così sperava, ora che si sentiva spinto a prendere una decisione definitiva: la convivenza aveva consolidato il loro rapporto ma mancava ancora qualcosa. Damiano aveva la sensazione che fosse finalmente arrivato il momento di uscire allo scoperto, di scontrarsi con il mondo esterno: basta con i nascondigli, con i segreti e la vita da reclusi. Giulia se lo meritava. Entrambi lo meritavano.
E allora perché aveva ancora quella strana sensazione? Come se fosse rimasto impigliato in una rete, non totalmente libero di muoversi in autonomia. Non capiva quanto quella decisione fosse frutto della sua volontà e quanto invece delle pressioni esterne.
Sbuffò tra sé, maledicendosi per tutte quelle paranoie. Perché pensarci proprio ora? Perché aveva sempre questo particolare potere di rovinarsi anche i momenti più belli? Non poteva semplicemente gioire e festeggiare quell’istante irripetibile della sua vita? O al massimo tornarsene a letto e rimanere abbracciato a lei fino a mezzogiorno?
No, aveva bisogno di una sigaretta. Subito.
Decise di avventurarsi sul piccolo balcone, nonostante sapesse che l’aria fredda del mattino di sicuro gli avrebbe fatto male alle corde vocali. Si avvolse malamente un maglione attorno al collo e mise la testa fuori con titubanza. Quanto era alto lassù? Poteva farcela? Decise che non era poi una grande altezza, in fin dei conti erano solo al secondo piano ma ugualmente ebbe come un tremito alle gambe, quando mosse il primo passo per ancorarsi alla balaustra alla sua sinistra. Non amava le altezze, questo era certo, eppure nella sua vita ne aveva già affrontate alcune molto più estreme di quella, anche se mai lo aveva fatto da solo. Sorrise, appoggiandosi con la schiena contro la parete e ripensando alle prove che aveva dovuto superare per arrivare fino lì e al fatto che c’erano sempre stati quei tre pazzi accanto a lui. Cercò di respirare a fondo e lasciò che la luce lattiginosa dell’alba accogliesse il suo tormento. Avvicinò la fiamma, godendo di quel timido calore e buttò fuori una nuvola di fumo. La città era già sveglia o forse non era mai andata a dormire con tutto il fermento che il Festival portava con sé. Inspirò l’aria salmastra proveniente dal mare vicino e si sentì subito meglio.
Ripensò alla serata trascorsa, alle emozioni, ai ragazzi, al team… e poi a Giulia. Perché le aveva chiesto di accompagnarlo se ora voleva disperatamente essere da un’altra parte? Perché aveva bisogno di lei? Per premiarla? O forse per dimostrarle che non aveva nulla da nascondere? Erano dinamiche così machiavelliche, che il solo pensiero lo lasciava stordito.
Eppure adesso che riconosceva quel brivido, sapeva di averlo già provato altre volte ed iniziava a preoccuparsi. Era la fugace paura di saltare nel vuoto, l’eccitazione e l’angoscia insieme di lasciare tutto quanto: il suo equilibrio, la sua routine, l’anima stessa. Sapeva che la sua storia con quella ragazza era più forte di tutto ma avrebbe davvero resistito a quell’onda che vedeva arrivare? La aspettava da tutta la vita ed ora che scorgeva all’orizzonte lo tsunami, Damiano sapeva che era troppo tardi per tornare indietro. Mai come allora tutta l’attenzione era stata catalizzata sul gruppo e lui aveva la segreta sensazione che puntare i riflettori sulla sua vita privata avrebbe finito per bruciarla. Allo stesso tempo si sentiva in qualche modo obbligato a farlo: nonostante la fidanzata non glielo avesse mai imposto, glielo aveva fatto capire in mille modi. Era stanca di quella situazione, lo vedeva. Era infastidita dai continui flirt, che gli venivano attribuiti ogni giorno; alcuni erano così assurdi da risultare quasi grotteschi.
Sospirò, spegnendo la sigaretta ancora a metà nel posacenere.
Chi voleva prendere in giro? Non era tutto lì il problema. La verità era che l’insistenza di quel circo mediatico non riguardava più loro due soli, ora che le voci di una sua ipotetica storia con la bassista del gruppo si facevano sempre più insistenti. Si sentiva soffocato. Da una parte la pressione del pubblico e dei media e dall’altra le reticenze di Victoria e il nemmeno troppo velato fastidio di Giulia.
Ma poi, perché doveva essere così scontato che lui e l’amica avessero una relazione? Forse perché erano un uomo e una donna e dovevano soddisfare uno stereotipo comune? O perché ci avevano giocato fin dall’inizio, assecondando i rumor, forse spinti da qualche dinamica di mercato a loro sconosciuta? O magari semplicemente perché qualcosa alla base c’era, c’era sempre stata e loro erano stati troppo giovani ed ingenui per riuscire a nasconderlo?
Sembravano così lontani ormai quei tempi, come se appartenessero alla vita di qualcun altro. Eppure non era passato così tanto da allora, da quando Damiano aveva la sensazione di respirare all’unisono con quella creatura magica.
Ricordava con nostalgia il periodo precedente al successo, un anno di slanci e di grandi aspettative. Avevano capito che potevamo fare sul serio, che poteva funzionare ed erano stati i mesi di attesa più belli della loro vita; ci credevano così tanto ed ogni briciola delle loro energie era indirizzata solo a quel grande sogno. Si era sentito una cosa sola con Vic, così invincibile e fiero di ciò che stavano facendo insieme. I mesi a XFactor poi li avevano del tutto galvanizzati. Lì, così lontani da casa, avevano capito la vera importanza del gruppo, ora che erano costretti lontani dalle loro famiglie. Era stata l’esperienza formativa per eccellenza e proprio allora entrambi avevano capito che nulla sarebbe potuto andare storto se l’avessero affrontata insieme. Il loro rapporto, già così stretto, era diventato simbiotico e solo un cieco non si sarebbe accorto di ciò che stava accadendo. Vic aveva già troncato con il suo ex storico, che non nascondeva la gelosia verso l’eccentrico frontman e Damiano aveva ceduto poco dopo, rendendosi conto che le sue energie erano completamente assorbite da altro. Dal gruppo. Da lei.
I più avrebbero detto che si erano solo montati la testa per via della televisione ma loro due sapevano bene che il successo non c’entrava proprio nulla. La passione comune, il sacrificio, la quotidianità avevano dato vita alla magia. Una magia così potente da risultare visibile anche ad un occhio poco attento. Ripensandoci ora, Damiano si rendeva conto che, suo malgrado, proprio in quel frangente si era deciso il loro destino. Loro, che non avevano mai voluto mettere etichette a ciò che provavano l’uno per l’altra, si erano trovati di fronte ad un bivio: carriera o amore? Cuore o cervello?
La scelta era stata scontata ed apparentemente semplice: nessuna relazione. Si trattava di una regola non scritta, che doveva essere rispettata da tutti i membri del gruppo. Un sacrificio minimo, in confronto a tutti quelli che avevano fatto e avrebbero dovuto fare in futuro.
Quindi: nessuna relazione. Lo avevano consigliato i manager e le case discografiche. Sarebbe stato imbarazzante, complicato, controproducente, li avrebbe distratti dall’obiettivo.
Nessuna fottuta relazione.
Se ci pensava bene era stata proprio Vic ad enunciarla per la prima volta in tempi non sospetti, forse durante una sessione di prove serali a casa sua. Le storie d’amore rovinavano le band, aveva detto. Bastava dare un’occhiata al passato: i Sonic Youth, i White Stripes… Il rock era costellato di matrimoni finiti male o di storie complicate, che avevano portato irrimediabilmente alla fine dei gruppi più famosi. Beatles, Nirvana, Sex Pistols… L’amore li aveva distrutti, come e forse più della droga. Una teoria ragionevole per Damiano che, benché all’inizio la vedesse come un modo elegante per dargli un due di picche, con il passare del tempo aveva iniziato a comprendere che era la cosa più sensata da fare. Una relazione avrebbe rovinato tutto quanto, lo faceva sempre. Non ricordava di essere rimasto in buoni rapporti con nessuna delle sue ex e non poteva permettere in alcun modo che Vic uscisse dalla sua vita, così come non poteva rischiare di perdere la purezza di ciò che avevano creato insieme. Sapeva che, se il loro rapporto fosse cambiato, tutti e quattro avrebbero perso ogni equilibrio e con esso ogni speranza.
Ma la gente là fuori non era stupida e dall’esterno non aveva esitato a dare un nome a quella chimica particolare: Victoria e Damiano stanno insieme. Quei due si amano.
Che altro avrebbero dovuto fare? Era la pura verità, loro si amavano. Solo non lo facevano nel modo in cui tutti si sarebbero aspettati da loro. E poi Damiano non era nemmeno sicuro che sarebbe riuscito a vederla in quel modo, abituato com’era alla loro quotidianità. Ci sarebbe stato troppo imbarazzo, forse qualche battuta di pessimo gusto e poi Vic lo vedeva come un fratello… o forse più come una sorella. Se la gente li avesse osservati nella vita di tutti i giorni, si sarebbe accorta di quanto lui fosse poco virile e senza malizia di fronte a quella ragazzetta affettuosa e dalla lingua tagliente. Il loro era un incontro di due anime semplici, che insieme davano vita a qualcosa di speciale. Un rapporto fatto di alti e bassi, di attrazione e odio: si cercavano per poi discutere e non parlarsi per ore interminabili. Era più forte di loro, non potevano stare insieme ma allo stesso tempo non potevano stare l’uno senza l’altra. Quella pazza era davvero insopportabile il più delle volte ma era comunque la sua pazza.
Si sorprese a sorridere come un cretino. Lei gli faceva sempre questo effetto. Poi un gran trambusto attirò la sua attenzione. Che stava succedendo a quell’ora di domenica mattina?
STAI LEGGENDO
Amandoti
FanfictionQuesta è la mia prima ff e a dire la verità, credo che sarà anche l'ultima. Onestamente non so se faccio bene a pubblicarla perché tratta temi a volte delicati. Spero di averli affrontati con tatto e di non urtare la sensibilità di nessuno. Ci teng...