Capitolo 29

520 25 18
                                    

Spazio autore

Ok, quindi sono felice che lo scorso capitolo vi sia piaciuto (ovviamente mi riferisco solo a chi mi ha scritto). Ero piuttosto in ansia nel pubblicare quel capitolo e lo sono ancora di più per questo, che sarà ancora diverso. Vi avverto che manca ormai poco alla fine, giusto per prepararvi.
Ci tengo di nuovo a sottolineare che è tutto frutto della mia fantasia e anche se alcuni riferimenti a fatti sono reali e facilmente riscontrabili, tutta la storia è pura finzione. Perdonatemi se lo dico ogni volta ma già mi fa strano scrivere di persone reali e non vorrei che quello, unito ad alcune tematiche delicate, urtasse la sensibilità di qualcuno o mi potesse creare problemi. Come sempre fatemi sapere e provvederò a cambiare o anche a cancellare tutto.
Grazie di nuovo per i commenti bellissimi, adesso la smetto. Buona lettura.

"Forza amò... ce sei quasi..."
La vide scuotere la testa, soffocando un gemito.
"No, non è vero... basta, te prego basta... non ce la faccio..."
Disse lei con un lamento stanco. Damiano sorrise, accarezzandole con dolcezza i capelli madidi di sudore.
"Ehi... guardami n'attimo..." Cercò di attirare la sua attenzione per convincerla a concentrarsi su di lui. "Certo che ce la fai... Non vorrai arrenderti proprio adesso?! Tu non sei una che s'arrende."
La sentì irrigidirsi all'arrivo di una nuova contrazione e le strinse forte la mano, sorreggendola come meglio poteva. Avrebbe voluto poter fare qualcosa di più, avrebbe voluto prendere su di sé anche solo una minima parte di quel dolore, così da alleviare le sue sofferenze ma si sentiva impotente e sempre più preoccupato. Victoria era esausta dopo tutte quelle ore di travaglio e anche lui si rendeva conto che stava per perdere il controllo. Per quanto si sforzasse di apparire sereno e forte per lei, la sua apprensione cresceva ogni minuto che passava. Ma perché non facevano niente? Perché non le davano qualcosa per il dolore? Eppure lo vedevano quanto stava soffrendo.
"Forza Victoria, manca pochissimo... spingi!!"
L'ostetrica la incoraggiò per l'ennesima volta. Damiano si rese conto che aveva un ché di famigliare, probabilmente assomigliava a qualcuno di sua conoscenza.
Vic ricacciò indietro l'ennesimo urlo, affondandogli le unghie nelle mani e per poco non fu lui quello a gridare. Odiava vederla così, odiava che cercasse in tutti i modi di apparire forte per non farlo preoccupare ancora di più.
Guardò l'orologio sulla parete: erano quasi le quattro di notte, quanto potevano aspettare ancora? In un primo momento Vic aveva rifiutato categoricamente l'epidurale e ormai, arrivati a quel punto, era troppo tardi per cambiare idea. Damiano se l'era immaginato molto diverso il momento del parto: un evento intimo in una clinica privata circondata dal verde. Doveva essere un momento magico, con l'acqua tiepida di una piscina attrezzata e le luci soffuse delle candele. Dovevano essere loro due soli con un paio di ostetriche, delle quali Vic si fidava ciecamente e magari la sua musica preferita in sottofondo. Ora invece erano lì in una sala parto anonima, circondati da una miriade di persone, che si affaccendavano intorno al lettino della paziente senza nemmeno guardarla in faccia. La vedeva così vulnerabile, nuda ed immobile com'era, legata tra i mille fili delle flebo e dei monitor; era una violenza bella e buona nei confronti di una madre, eppure, ora che si paventava la possibilità di un cesareo d'urgenza, Damiano si chiedeva che cosa aspettassero ancora ad intervenire.
La contrazione passò e Vic si abbandonò di nuovo nel suo abbraccio. Il cuore del bambino batteva fortissimo attraverso il monitoraggio e anche quello della madre era accelerato dallo sforzo.
"Forza bellezza, un ultimo sforzo... vedo la testa!"
Bellezza? Cos'era adesso tutta questa confidenza da parte dell'ostetrica?
D'un tratto Damiano si rese conto che quello sguardo famigliare, nascosto dietro alla mascherina apparteneva proprio a Joy, la ex di Vic. Che ci faceva lei lì dentro? Di sicuro quello non era il suo lavoro. Voleva forse fare del male al bambino? Voleva vendicarsi in un modo tanto tremendo? Scattò sull'attenti, deciso a cacciarla dalla stanza e a denunciarla, ne aveva tutta l'autorità. Poi si rese conto che quella non era la sola faccia conosciuta: anche Nica, vestita da infermiera, stava preparando il necessario per l'arrivo del neonato. Ed ecco sbucare Ethan, irriconoscibile con un camice verde da chirurgo ed i capelli raccolti in una bandana dello stesso colore, seguito da Leo con una buffa divisa a righe bianche e viola e l'immancabile telecamera in mano per filmare tutto. E poi Luigi, con il camice bianco da dottore e la sua aria professionale ed infine lei, Giulia, che lo osservava da lontano con un sorriso enigmatico dipinto sulla faccia.
Il panico si impossessò di lui. Dovevano andarsene da lì il prima possibile, dovevano scappare lontano da quella congrega di pazzi.
"Non toccarla!" Gridò, allontanando Joy con rabbia. "Tutti... state tutti lontani da lei!!" Si alzò di scatto come in presa ad un raptus. "Daje amò, dovemo andarcene da qui..."
Dovevano scappare, doveva portare Vic il più lontano possibile da loro, nonostante le proteste dei presenti, che cercavano di fermarlo.
"Ehi no... che fai! Non puoi spostarla ora!"
Luigi tentò di fermarlo ma lui si ribellò.
"Vòi scommette?" Gli rispose con espressione di sfida, mentre con una mano strappava i fili del monitor.
"Amò, no..." Vic tentò di alzarsi, senza nemmeno rendersi conto di ciò che stava accadendo. Lei lo avrebbe seguito, se solo le gambe le avessero retto. In quel momento però una nuova contrazione la costrinse a fermarsi, aggrappandosi alle maniglie del letto.
"Oddio no..." La sentì mormorare a denti stretti. Non c'era più tempo per nulla. Vic sentiva che tutto il suo corpo decideva per lei e non poteva fare niente per combattere l'istinto di spingere.
Damiano la sorresse di nuovo, sperando in cuor suo che non si accorgesse di ciò che stava accadendo intorno a loro. La strinse forte a sé, accarezzandole il ventre e tentando stupidamente di proteggere lei e il bambino da tutto e da tutti. Era troppo tardi per andarsene e non l'avrebbe mai e poi mai abbandonata lì da sola. L'unica cosa che poteva fare era restare e combattere al suo fianco.
Vic spinse con tutte le sue forze e gridò, finalmente gridò senza controllo e spinse ancora e ancora. Damiano sentiva il suo respiro concitato e il cuore che sembrava uscirle dal petto. Il viso arrossato per lo sforzo era rigato di lacrime, che lei non sentiva nemmeno scorrere. Dopo un tempo interminabile la sentì rilassarsi di nuovo tra le sue braccia. Stava tremando ma non riusciva a controllarsi.
"Shhh sei bravissima... respira, principé... respira ora..."
Tentò di rincuorarla con il suo tono più dolce e Vic si aggrappò al suo sguardo, cercando di seguirlo come quando la aiutava durante uno dei suoi attacchi di panico. Era uno sguardo disperato ma anche carico di fiducia e di amore.
Di nuovo una contrazione la portò lontana da lui, in una specie di limbo infernale. Le urla lo assordarono per minuti interminabili, sembrava che il tempo fosse dilatato all'infinito ed ogni istante durasse un'eternità. Poi tutto piombò di nuovo nel silenzio più assoluto. Fu allora che lo vide: un piccolo fagottino grinzoso con gli stessi capelli biondi della mamma ed il broncio più adorabile che avesse mai visto in vita sua. Era assolutamente perfetto.
Perfetto.
Quando il pianto del neonato invase la stanza, si rese conto che anche lui aveva smesso di respirare fino a quel momento ed ora stava piangendo di gioia, le sue lacrime confuse con quelle di lei. Era una sensazione magnifica, meglio della loro prima volta, meglio della vittoria più grande, meglio di tutto quanto. Ogni cosa bella che la vita gli aveva regalato, Damiano l'aveva vissuta con quella donna. Non era mai stata così bella la sua Vic, ora che stringeva al seno quel piccolo miracolo, il volto ancora sofferente e sconvolto ed il sorriso più magnifico che avesse mai visto.
"Quanto te amo, Victò!"
Le disse baciandole i capelli, come aveva fatto così tante altre volte in passato.
"Congratulazioni ragazzi, è u..."

AmandotiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora