Capitolo 19

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“Victò, non sei un cazzo concentrata! Basta co’ ste pause… Stai sempre a fà ‘na pausina!”
Thomas era sbottato come al suo solito quando la bassista iniziava a tirare fuori quel suo lato un po’ cazzaro.
“Lo sai che pe’ rende ho bisogno de fermamme ogni tanto…” Rispose la ragazza, facendo l’atto di uscire dalla sala prove.
“Sé ma non ogni venti minuti!! E che cazzo, però… Damià, te nun dici niente?”
Damiano fece spallucce, rimanendo seduto sul suo sgabello. Non era di umore adatto per sgridare nessuno, ora che la sua mente era tutta occupata dalle sue beghe sentimentali.
La sua storia con Giulia sembrava andare a gonfie vele davanti agli occhi di tutti, ora che lei era così felice di poterlo accompagnare ovunque. Anche in quel momento l’idea che fosse lì fuori in giardino a godersi gli ultimi scampoli d’estate insieme ai suoi amici, lo metteva un po’ in ansia. Non si sentiva libero di essere spontaneo, soprattutto con Victoria, che dopo la parentesi russa, ora si teneva a debita distanza. In quanto a lui, beh…  dopo Mosca non sapeva più cosa pensare. Avevano cercato di tenersi occupati il più possibile ma l’aria di quella città, forse la vodka o solo l’eccitazione che seguiva ogni loro passo, lo avevano portato di nuovo a sbagliare.
Non aveva sbagliato sul serio, questo lo sapeva. Là nel locale e anche dopo, in hotel non sentiva di aver sbagliato ma non era stato sincero. Di sicuro non gli faceva onore quella situazione ma era sempre più convinto che gli equilibri fossero in bilico e che prima o poi tutti i nodi sarebbero arrivati al pettine.
Prese in mano il suo taccuino per correggere un verso e provò a ripeterlo tra sé a mezza voce. Amava starsene lì dentro, quella sala prove lo faceva sentire a casa e l’idea di iniziare il tour a breve un pochino lo spaventava come non era mai successo in passato. Erano rientrati in casetta solo per qualche giorno di collaudo prima dell’inizio della promozione ed avevano portato con loro tutta l’ansia e l’eccitazione per quel nuovo capitolo. Erano felici, certo ma sentivano pesante la pressione e la risonanza che il nuovo album avrebbe avuto a livello mondiale. Avevano assolutamente bisogno di quel breve periodo per trovare il giusto mood, l’affiatamento e la voglia di tornare a spaccare come facevano una volta. Quello che non dovevano perdere d’occhio era che il loro primo pubblico, quello italiano, doveva essere premiato per essere stato loro sempre vicino, anche quando avevano fatto il salto per andare a conquistare una audience più ampia. Dovevano partire carichi e preparati.
Vic rientrò con un pacchetto patatine tra le mani e questa volta fu Ethan a protestare.
“Ehi ehi… non si mangia in sala! Sporcherai tutto il tappeto…”
“Così poi tu lo pulisci!” Era la classica battuta alla Vic, che però cambiò subito espressione. “Aaah che palle… ok nonna!!” Posò il sacchetto in un angolo e si pulí le mani nella stoffa delle braghette nere, poi imbracciò di nuovo il suo basso ed iniziò ad accordarlo.
In quel momento sentirono bussare alla porta e si affacciò Chiara, una delle loro assistenti.
“Vic, ce stà ‘n figo paura al cancello per te!”
La ragazza guardò gli amici con aria confusa, senza sapere che cosa dire.
“Che stai a fà? Vai, no?!!”
La incitò Thomas, accompagnando la sua uscita con un riff tremendamente sexy.
Damiano si era limitato ad osservare la scena, ben consapevole di non poter mettere più becco nelle questioni amorose della ragazza. Ok, avrebbe voluto ogni sera infilarsi tra le sue lenzuola e possederla fino al mattino e spesso aveva sperato che si ripresentasse un’occasione come quella avvenuta nel bagno di quella stessa casa ormai mesi prima, ma come poteva pretendere che rimanesse sola, quando lui non lo era mai stato? Si alzò con fare nervoso e si mise a sistemare il leggio, come se avesse senso un gesto del genere. Il fatto che là fuori ci fosse un uomo lo faceva strepitare nell’orgoglio. Sperò che fosse uno scherzo, magari era un vecchio o un fattorino. Magari era solo suo padre, che era venuto a trovarla.
Riuscì a resistere ancora qualche minuto poi uscì spazientito dalla stanza.
“Ce la famo? Volemo perde tutto ‘r pomeriggio?” Brontolò da solo, affacciandosi per vedere chi fosse con lei.
Cazzo.
Luigi.
Di nuovo Luigi.
Sempre Luigi.
Sentì come se gli avessero dato un pugno sulla testa, che lo aveva abbassato di qualche centimetro. Perché quel coglione doveva essere di nuovo tra le palle? Era convinto che fosse sparito nel nulla dopo la breve incursione di qualche mese prima ed invece eccolo di nuovo lì, con la camicia jeans intonata ai suoi occhi celesti ed i capelli più lunghi, che lo facevano assomigliare ad un cazzo di re leone.
“Pe’ esse fregno, è fregno…” Fu il secco commento di Thomas, che gli passò accanto, buttandosi poi sul divano.
“E allora??”
Si sentì di rispondere con la sua vena più polemica. In quel momento lo sguardo di Giulia lo trafisse da lontano, facendolo sentire a disagio. Che diavolo voleva da lui? Non avevano già discusso all’infinito sulla sua presunta gelosia malata per la bassista? Non si erano chiariti millemila volte sul fatto che il rapporto tra lui e Vic doveva essere lasciato fuori dai loro problemi di coppia?
Lui cercava, cercava con tutto se stesso di ripetersi che era solo un periodo così, che le cose si sarebbero sistemate, ora che la parentesi russa era archiviata e che lui e Vic erano tornati sul rassicurante binario dell’amicizia. Ma chi voleva prendere in giro? Bastava la presenza di quell’uomo per mandarlo fuori di testa. Per un attimo desiderò che Joy fosse presente, magari sarebbe stato un deterrente per quel riavvicinamento. Ma Joy era a Roma e a giudicare da ciò che postava sui social, anche lei era in dolce compagnia.
A quel punto li vide salutarsi attraverso le grate del cancello. Lei si era alzata in punta di piedi per lasciarsi schioccare una bacio sulla fronte, prima di allontanarsi lungo il vialetto. Luigi rimaneva lì, ancora appoggiato alla portiera della sua macchina sportiva e se la mangiava con gli occhi. Damiano avrebbe voluto correre fino al cancello e colpirlo fortissimo con un pallone da basket in faccia. Quel coglione!
Sentì le risatine delle ragazze, che avevano osservato la scena da bordo piscina; sembravano tutte molto eccitate per la bassista, che invece era un evidente imbarazzo. Gli passò accanto, evitando volutamente di incrociare il suo sguardo e Damiano si innervosì ancora di più.
Provarono per un paio d’ore senza metterci l’impegno richiesto. Il cantante non aveva nessuna voglia di rimanere in quella stanza, aveva bisogno di sbollirsi ma anche di avere un confronto faccia a faccia. Quando decisero di fare una pausa per cena, Damiano fece in modo di avvicinarsi a lei, la quale stava riponendo le ultime cose nella custodia del suo basso.
“Allora sta a diventà ufficiale…?” Le disse all’orecchio, in modo fintamente casuale.
“Cosa?”
OcchiobelloEr principe de la Porsche…” Pensava forse di essere simpatico con quei nomignoli odiosi? Ma lui voleva essere odioso, voleva che lei sapesse quanto disprezzava quel coglione, che l’aveva già fatta soffrire abbastanza.
Vic alzò gli occhi al cielo, scambiando un rapido sguardo con Thomas, il quale si era affrettato ad uscire di lì per lasciarli soli.
“Smettila Dem, è solo passato per un saluto…”
“Era già passato a giugno… o me ricordo male? Com’è che tutte le vorte che semo a Milano, questo deve vení a fà na visitina?”
“Embé? Non passano mai gli amici tuoi?”
“Quindi siete solo amici?”
“Non lo so, ok?! Adesso mollame che devo annà de sopra…”
La ragazza cercò di uscire dalla stanza ma lui la fermò.
“Che stai a combinà? Lo sai che nun lo godo quer tipo…”
“Anch’io non godo un sacco di persone.” Lanciò un’occhiata verso la porta semiaperta. Era ovvio che si riferiva a Giulia. “Adesso smettila di fare il boss, che decide chi entra e chi esce da questa casa. Io non devo renderti conto di cosa faccio quando non suoniamo!”
“Finirai per scottarti di nuovo…”
Le disse ad alta voce mentre lei gli dava le spalle.
“Più di quanto io mi sia scottata con te??”
Victoria uscì, lasciandolo muto come un pesce. Lo aveva messo al tappeto, doveva ammetterlo.
L’uomo uscì a sua volta, scontrandosi con le risate e gli schiamazzi degli amici. Thomas stava dando spettacolo con uno dei suoi tuffi roboanti mentre Giulia fingeva di non fare caso a lui e al fatto che fosse rimasto solo con Vic per un nanosecondo.
Damiano aveva la sensazione che si stesse tutto incasinando: lui e Vic che si costringevano a stare di nuovo lontani dopo ciò che era successo in Russia, la sua storia che perdeva pezzi da tutte le parti ed ora quel damerino biondo, che veniva a scombinare tutte le carte in tavola. Victoria aveva ragione, loro ci avevano provato ma non sarebbero mai usciti allo scoperto, tanto valeva continuare con le loro vite. Ma adesso con la tournée alle porte, si preannunciavano mesi di lavoro fianco a fianco, di alberghi ed aerei. Come avrebbe potuto resistere senza scoppiare?
Vic stava aiutando un ragazzo dello staff a sistemare la tavola sotto al portico. Damiano la osservò da lontano, accendendosi una sigaretta mentre Giulia gli chiedeva di cambiarsi quella maglietta tutta strappata, per niente adatta ad una cena. Per quanto provasse a concentrarsi non riusciva a staccarle gli occhi di dosso: le sue mani, il suo modo garbato anche se a volte un po’ impacciato, quel suo continuo scostarsi i capelli dietro all’orecchio. Per un attimo la vide alzare lo sguardo, forse sentendosi osservata. Rimasero così, occhi negli occhi, per una frazione di secondo, prima che lei tornasse ad occuparsi della tavola con aria confusa.
Damiano gettò la sigaretta e decise che era arrivato il momento di una bagno. Si tolse la maglietta senza ascoltare le proteste della fidanzata e si gettò in piscina, alzando una miriade di schizzi su tutti i presenti. Non voleva pensare. Non voleva essere lì, incastrato in quella situazione così assurda. E poi amava sentire il suo sguardo sulla propria schiena, lo sentiva da lontano come una piacevole scarica elettrica. Quando riemerse lei non c’era più, probabilmente era salita nella sua stanza o forse stava solo in cucina.
“Vado a cambiarmi…”
Disse velocemente a Giulia, avvolgendosi un telo intorno alla vita per dirigersi verso l’interno. Salì le scale due a due, sgocciolando sul pavimento mentre la piccola Chili lo rincorreva felice. Buttò un occhio all’interno della camera di Vic e la scorse seduta davanti alla specchiera, intenta a truccarsi. Quante volte le si era avvicinato, cercando il suo sguardo attraverso il riflesso dello specchio? Quante volte aveva seguito rapito ogni suo movimento ed ogni sua smorfia, nel vano tentativo di carpire il segreto della sua bellezza? E quante volte l’aveva raggiunta per chiederle scusa solo con uno sguardo?
“Me so’ preso male prima, scusa…” Disse, avvicinandosi alle sue spalle.
“Lo so.” La sentì rispondere mentre si metteva il rimmel.
“Speravo che fosse un capitolo chiuso… Luigi. Pensavo che avessi capito che nun te merita… e che vorrei solo poterti proteggere…”
“Lo so.” Lo aveva ripetuto ma il suo tono era più dolce e comprensivo di prima. Damiano rimase incantato a guardarla, con il telo ancora stretto intorno alla vita ed i capelli bagnati.
“Dici che potremo mai… insomma, potremo mai riuscire a separare le due cose? Essere amici senza essere così nemici, intendo…” Quello era un pensiero che lo tormentava da sempre, da quando aveva capito che il suo destino era indissolubilmente legato a quello di lei.
“Io non sono mai stata tua nemica.”
“E invece sì, facciamo tante cazzate quando siamo vicini…”
Victoria smise di truccarsi e si voltò verso di lui. Era tranquilla come non la vedeva da tempo.
“Dovremmo solo cercare la felicità dell’altro. Quanno te sei messo co’ Giulia pensi che me piacesse? No. Ovviamente no. Ma ho pensato che se ti faceva stare bene, non poteva essere poi così male. Perché tu non puoi fare altrettanto con me?”
Perché ti amo. Era una risposta così ovvia da fare quasi ridere ma Damiano non lo disse.
“Perché lui non è adatto a te. Avrei preferito Joy… almeno con lei eri serena.”
“Perché Joy non ti mette i bastoni tra le ruote. Perché lei fa parte del gruppo e accetta il nostro rapporto… ma pensace un attimo. Giulia? Lei si ostina a partecipare a… beh ad ogni cosa ormai, eppure è palese che non si diverte, ci considera dei bambini di merda e la cosa preoccupante è che lo fai anche tu quando lei è presente. Sei sempre incazzato, preoccupato, come se dovessi portare sulle spalle il peso del mondo. C’è stato un periodo in cui era evidente che la sua presenza era nociva per te ma non mi sono mai permessa di mettermi in mezzo… Ora Luigi mi ha fatta soffrire, ok. Mi ha lasciata ma non mi ha mai tradita e soprattutto non mi ha mai guardata con quell’aria superiore, come se fossi la più sfigata del mondo…”
“Ehi… non ho mai pensato che tu fossi sfigata! Stavo a scherzà e questo lo sai.”
Era assurdo che si dovesse giustificare con lei, Vic era la persona meno permalosa che conoscesse.
“Ma a volte sei pesante. Non ti rendi conto che potresti ferirmi… e questo capita sempre quando sei con lei, quando ti devi dare un tono… o quando ti sta sul cazzo qualcosa che faccio con qualcuno che non sei tu. Ora io stasera uscirò a cena con Lú e una coppia di suoi amici. Non faremo niente e questo lo sai già… ma te lo devo dire perché so che penserai male. Usciremo e basta e lo faremo perché mi va e perché sono sola, Joy è con un altro ed io non devo rendere conto a nessuno. Ci sono problemi?”
Damiano si alzò in piedi, sembrava quasi un robot tanto era rigido.
“No. Nessun problema.”
C’erano un sacco di problemi invece. Un sacco. Ma dopo quel discorso così diretto, che altro avrebbe potuto dire? Sarebbe suonato come un padre antico e retrogrado o un perfetto coglione che se ne stava spaparanzato a bordo piscina con la sua fidanzata superfiga e le impediva di vivere la sua vita.
“Ok. Chiudi la porta quando esci.”
Era stato come uno schiaffo secco sul viso. Victoria gli aveva appena detto che lei sarebbe andata avanti per la sua strada e che lui non poteva farci un bel niente ormai.
Uscì e richiuse la porta alle proprie spalle. Si sentiva come svuotato, come se lo stessero shakerando dentro ad un vortice. Forse l’idea della casetta non era stata poi così buona.

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