Capitolo 22

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Ok, era abbastanza prevedibile, lo so. Spero che non ci siate rimasti male e che non lo troviate un risvolto troppo scontato... Anche se vi avverto fin da ora che non sarà scontato per niente.
A maggior ragione ribadisco che è tutto inventato e che se qualcuno si dovesse sentire offeso, basta che me lo segnali e sarò pronta a cambiare o cancellare.
Questo capitolo è solo di passaggio, forse è un po' noioso ma fatemi sapere che ne pensate.

Avevano un lavoro da fare. Un lavoro che li gratificava enormemente ma li obbligava anche a convivere giorno dopo giorno dopo giorno. Sarebbe stato da stupidi portare avanti quella situazione, in cui si tolleravano a malapena, guardandosi di traverso senza chiarirsi mai.
A gran sorpresa era stato Ethan, il vecchio-giovane guru del gruppo, a fargli quel discorso per primo. Damiano non avrebbe mai scordato l'espressione del batterista, che gli snocciolava le sue perle di saggezza mentre erano nel bel mezzo delle prove costume per il nuovo video... sempre ammesso che quelli potessero chiamarsi costumi.
"Ma ce semo chiariti..."
Protestò Damiano, sistemandosi il body, che di sicuro era sexy ma non aveva proprio nulla di comodo.
"A me non sembra proprio... Vic non ci guarda nemmeno più un faccia."
"E si vede che allora c'avrà un problema co' voi!"
Il cantante cercava di apparire strafottente e scanzonato ma non riusciva a mascherare la preoccupazione. Victoria era molto diversa dopo Parigi... o forse non era stato nemmeno dopo Parigi, magari era già accaduto dopo Mosca o ancora prima. La sentiva quanto stava aumentando la distanza tra di loro, era ormai talmente tanta che le sue paranoie prefestival ora sembravano solo sciocchezze. Era un'illusione che gli altri non la sentissero nello stesso modo, loro che vivevano in simbiosi ogni giorno.
La verità era che Damiano aveva fatto una scelta: si era ritirato, non le aveva parlato, tenendosi volutamente lontano dopo quello che era successo nella toilette di quel club francese. Si era reso conto che non poteva resistere ed era tremendamente confuso, da lei, da Giulia e da se stesso, che non riusciva a scegliere davvero, ora che la fidanzata sembrava essere diventata una nuova donna, così libera ed indipendente. Stavano cambiando entrambe e lo stavano facendo in due maniere totalmente differenti.
Ethan quelle cose non le poteva sapere, a lui stava a cuore solo la felicità degli amici e ciò che vedeva era che nessuno dei due stava realmente bene.
"Credo che non riuscirete mai a trovare un equilibrio, se prima non provate a stare davvero insieme... Nel senso che non saprete mai a cosa state rinunciando se non ci provate."
Il cantante alzò su di lui uno sguardo sorpreso. E adesso da dove usciva tutta quella sicurezza? Da quando il piccolo lupo si interessava a lui e Victoria come coppia? Si supponeva che lì dentro tutti li volessero separati, non come una coppia.
"Ma che cazzo dici, Edgard?"
Fu la sua risposta istintiva e forse un pochino scortese.
Ora la cosa assurda non era tanto la situazione paradossale di quelle confidenze ma il fatto che Vic stesse facendo lo stesso identico discorso con Thomas, proprio nel camerino a fianco.
"Non puoi evitarli per sempre..." Le disse il chitarrista, sistemandosi la maglietta dentro ai pantaloni di pelle nera.
"Ah certo che no... ce l'avemo appresso ventiquattr'ore su ventiquattro a quella..."
"E allora? Ormai quanti anni è che lo sai? Lui e Giulia stanno insieme da parecchio me pare... Cos'è, speravi che te baciasse e se svegliasse dall'incantesimo della strega cattiva?"
"Ma quale strega cattiva? Te non l'hai mai potuta vedè, vero...?!"
"No... me dà 'na strana sensazione..."
Thomas era una persona estremamente aperta e conviviale ma era un sincero, un cazzo di libro aperto, che non riusciva a fingere una simpatia se questa non c'era. Se ne stava per i fatti suoi ma non avrebbe mai fatto comunella con una persona che non gli andava a genio e Giulia era una di queste persone.
"E allora che me consigli? Guarda Damià, me so sbajata, perché non tornamo mijori amici e famo finta che 'n sia successo 'n cazzo!?"
"Beh... sarebbe già un inizio..."
"Un inizio di cosa? Credi che non ci provi tutti i santi giorni a fare come se niente fosse?"
"Provace de più..." Era tutto così ovvio secondo lui.
"E infatti se mettemo a posto e poi ricapita di nuovo..."
Vic non entrò nel dettaglio di cosa significasse quel ricapita di nuovo ma sapeva che l'amico aveva abbastanza fantasia per capirlo anche da solo.
Thomas si infilò il cappellino, abbassandosi appena perché lei glielo sistemasse sulla testa.
"Te c'hai ragione Victò ma pensace n'attimo... Stamo a fà la storia, l'hai detto te, no? E che davero te vòi rovinà 'n momento der genere pe' n'omo che nun s'è mai preso le sú responsabilità?"
Fu come una pugnalata. Vic si concentrò sulla propria immagine, sistemandosi la frangia davanti allo specchio, per dissimulare lo sgomento.
"Ma quali responsabilità?" Stava sorridendo ma dentro di lei sentiva forte l'esigenza di parlare, di confidare i suoi sospetti, le sue paure. Se Thomas avesse solo immaginato quello che stava accadendo veramente, avrebbe preso e sarebbe andato a rompere il muso di Damiano, nonostante fosse uno dei suoi migliori amici.
"Io nun ce capisco 'n cazzo de questioni de còre, già 'o sai... ma me pare che se je fosse interessato, a quest'ora stareste insieme da sei, sette anni come minimo... Ma nun te ricordi de quanno stavamo in cameretta tua e lui te guardava con que' dú occhi da pesce bollito?"
"No."
"Sé... e te nun te lo cagavi manco per il cazzo? Stavi co' uno più grande..."
"Anche lui stava co' una più grande!"
Thomas non si fece prendere in giro dalla sua finta spavalderia. Victoria era sempre stata la sua migliore amica ed ora la vedeva mentre si ostinava a cercare un modo per scappare dalla gabbia che era diventata quel lavoro.
"Se volemo propio esse sinceri, s'è messo con quella perché tu nun ce stavi... e poi avete continuato a rincorrevve come dú cretini."
Era abbastanza vero, quando Damiano era libero, lei era occupata e viceversa. Forse era un loro modo per evitare imbarazzi ma di fatto quell'imbarazzo c'era sempre stato, fino a quando non avevano deciso di trasformarlo in una rassicurante, innocua, corretta amicizia.
"Non l'abbiamo fatto apposta..." Era una vera ammissione e Thom poteva leggere tutta la tristezza sul suo viso e anche quel senso di sconfitta che aveva ormai da tempo.
"A innamorarvi? E te credo ma continuo a pensà che lui non sia la persona tua..."
"No??"
"E no... altrimenti Giulia non starebbe qui a Roma co' noi... se ce pensi andava tutto bene fino a che non se l'è portata appresso; mò che ce sta pure lei, ve siete tutti incasinati."
"E quindi che consigli?"
"De vortà paggina... Sò convinto che tu debba ancora incontrà la persona tua... magari non è Joy... anche se me piace lei... te vedo bella matura da quanno stai co' lei."
"Matura? Ma che ne sai te? Io me sento che nun me merito niente invece... sò stata un'egoista co' tutti... E mò nemmeno lei me parla più."
"Raga, ce siete?"
I due ragazzi si scostarono come se li avessero sorpresi a fare qualcosa di proibito. Damiano era già vestito di tutto punto con quel paio di pantaloni rossi sopra al body di pizzo, che Vic gli avrebbe volentieri strappato via a morsi. Tentò di mascherare la sua espressione, fingendo di sistemarsi il trucco nonostante questo fosse già perfetto.
"Daje fratellini-che-cretini che ve stamo ad aspettà de là..."
Vic si strinse nel soprabito rosso. Si sentiva rigida mentre percorreva il corridoio verso il set sopra quei trampoli di latex. Cercò di convincersi che era sexy, che era una bomba, che doveva staccare gli occhi dal sedere del cantante e concentrarsi su altro e che Thomas aveva ragione: Damiano non era la sua persona, non la sarebbe mai stata. Doveva solo darsi una calmata, smettere di agitarsi e anche il suo corpo sarebbe tornato alla normalità: a volte lo stress giocava brutti scherzi.
Si trovarono sul set, identico a mille altri set. Il regista li stava sistemando, ben sapendo che ormai quei quattro andavano con il pilota automatico. Vic si tolse il tranch, rivelando quel completino sexy, che mostrava più di quanto avrebbe voluto.
Il cuore di Damiano perse un colpo. Lo aveva sentito distintamente, doveva aver mancato un battito. Si guardò intorno, in cerca della stessa espressione sul volto dei presenti e ahimè, la trovò.
Ok, doveva rimanere concentrato, in fondo che gli aveva appena detto Ethan? Era solo lavoro.
Fecero alcune foto di prova e un piccolo girato di qualche minuto. Si conoscevano, sapevano come muoversi, toccarsi, ammiccare all'obiettivo. Sapevano come interagire tra di loro, come se fosse un unico corpo con quattro teste differenti. Damiano fece uno sforzo enorme per non indugiare sulla vita sottile e su quei fianchi che avrebbe voluto mordere.
"Fermi così... così... ancora una..."
Seguivano le istruzioni, la musica di sottofondo era quella dei Kinks e lui si sentiva ancora più eccitato.
"Perfetto... cambio..."
Il regista li liberò da quelle pose plastiche e tutti si alzarono in piedi, pronti per il nuovo cambio d'abito.
"Ahò, Victò..." Thomas aveva appena fatto in tempo ad acchiappare la ragazza, prima che ricadesse sul pavimento.
"Te senti bene?"
Ethan era intervenuto con i suoi riflessi più pronti di quelli del chitarrista ed ora stava sorreggendo Victoria, la quale sembrava essere inciampata nei suoi vertiginosi plateau neri.
"Sì... sì..." A dire il vero sembrava confusa come se non avesse compreso appieno ciò che stava accadendo intorno a lei. Si aggrappò istintivamente al batterista per ritrovare un punto di equilibrio e solo allora i tre ragazzi si resero conto di cosa stava realmente accadendo.
"Che hai? Te gira la testa?"
Damiano era preoccupato ora che la vedeva d'un tratto così pallida e dovette fare uno sforzo per non strapparla letteralmente dalle braccia dell'amico, che la stava accompagnando verso una poltroncina lì in un angolo.
"No, va bene... so' io che non ce so stare su 'sti cosi... lo sai no, che m'inciampo... ?!"
Si lasciò sfuggire un sorriso rassicurante ma nessuno di loro sembrò crederle. Damiano non le diede nemmeno corda ma le tolse gli stivali con gesti esperti. In un altro momento sarebbe stata una scena molto hot, che avrebbero preferito vivere da soli.
"Mò te siedi n'attimo... me pari 'n fantasma! Ascolta, valle à pijà quarcosa... che ne so, della coca zero... No anzi, mejo quella con lo zucchero... che ce l'avemo quella normale?"
Gli assistenti di produzione si mossero all'unisono, con quell'aria agitata di chi non sapeva bene come comportarsi. Victoria da parte sua avrebbe solo voluto scomparire, lasciare che un buco nero la risucchiasse proprio lì sotto alla poltrona, invece di sentire tutti gli occhi puntati addosso.
Il regista le porse l'impermeabile e lei lo ricambiò con uno sguardo riconoscente. Si sentiva stranamente vulnerabile, nonostante non fosse mai stata in imbarazzo a mostrare la propria nudità di fronte agli amici. Era piuttosto quella maledetta idea, quel sospetto che lei non voleva accettare ma che rimaneva lì, latente in una parte del suo cervello. Il suo corpo non le voleva ubbidire ed urlava affinché lei lasciasse che la verità venisse a galla ma lei non l'avrebbe permesso, perché non poteva succedere davvero. Era stata attenta. Non poteva essere la realtà. Lei non lo avrebbe permesso.
"Raga, ma sto bene..."
Damiano sembrava scalpitare mentre gli porgevano la bottiglia di Coca Cola.
"Sí, stai bene ma adesso tiè qua, bevi 'n sorso..."
Vic si costrinse a buttare giù un sorso di Coca Cola, la stessa bevanda che di solito adorava ma che in quel momento era l'ultima cosa che avrebbe voluto.
"Mò basta... ce stà er cambio d'abito e semo già in ritardo."
Si alzò e non diede a nessuno il tempo di replicare. Damiano non la seguì, rimase seduto sul bracciolo della poltrona, con il bicchiere in mano ed un'espressione contrariata dipinta sul volto.
"Ma che cazzo de testa dura...!?"
Disse a mezza voce più con se stesso che con i presenti.
Thomas raccolse i pesanti stivali, che erano rimasti abbandonati a terra e le corse dietro.
Ethan invece si scostò capelli dal viso in quel suo gesto ormai automatico e si sedette al posto di Vic, guardandolo con la sua aria seriosa.
"Ti piace proprio per questo..."

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