CAPITOLO 28

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 "Amina non se ne parla proprio! Tu così non esci di casa e tanto meno vai alla festa!" sbottò Can osservando sua figlia dalla testa ai piedi con occhio critico.

La scuola era finita e per i ragazzi dell'ultimo anno, come Amina, significava festeggiare la conclusione di un ciclo di studi prima di iniziare l'università. Per l'occasione, insieme a Sanem, aveva acquistato un abito smanicato monospalla che le arrivava appena sopra il ginocchio e si era truccata leggermente.

" Perché? Si può sapere cosa c'è che non ti va bene questa volta?" gridò di rimando Amina sull'orlo delle lacrime.

"Cosa sta succedendo qui?" la voce di Sanem, richiamata da tutto quel baccano, li fece zittire all'istante.

"Tesoro, sei uno splendore!" aggiunse rivolgendosi con un sorriso alla figlia.

Can era sbigottito: "Uno splendore?! Ma l'hai vista?" tuonò di nuovo guardando la moglie.

Sanem non lo badò, in compenso, sempre rivolta ad Amina disse: " Aspettaci in macchina, noi arriviamo tra un attimo."

Rimasti soli Sanem si girò verso Can, pronto a fare una delle sue solite sfuriate di gelosia.

"Questa volta non ti permetto di rovinare tutto", esordì decisa, puntandogli il dito contro "è bellissima e non ha assolutamente nulla che non vada bene..."

"E' troppo svestita" insistette petulante.

"Nemmeno per idea!"

"Invece sì, tutti i ragazzi la guarderanno e lei è ancora troppo piccola per certe cose..."

Sanem scoppiò a ridere: "Ma ti stai ascoltando? Amina è una bellissima ragazza di diciotto anni con la testa sulle spalle perché è così che TU l'hai educata. Sa benissimo fin dove può spingersi. Dalle fiducia Can. Non ti ha mai dato motivo di dubitare di lei, lasciala respirare o finirà con l'allontanarsi da te!"

"Ma se le succedesse qualcosa non potrei mai perdonarmelo..."

"Non è tenendola costantemente sotto una campana di vetro che la proteggerai dalla cattiveria del mondo, Can, ma facendole vivere questo mondo, rimanendo sempre al suo fianco pronto a sostenerla ogni qualvolta ne avesse bisogno."

Can la guardò corrugando leggermente la fronte: "Perché ho la sensazione che tra poco te la darò vinta?" chiese.

Sanem gli si avvicinò con un'espressione vittoriosa in viso e gli cinse la vita con le braccia, obbligandolo a fare altrettanto.

"Perché sai che ho ragione ma non vuoi ammetterlo!" dichiarò trionfante.

Lui sospirò, lo conosceva troppo bene: "D'accordo forse ho esagerato un po' ma è più forte di me."

"Non le capiterà nulla , stai tranquillo. Ora, però, devi andare da lei e scusarti!"

"Scusarmi? Scusarmi per essermi comportato da padre apprensivo?"

"Scusarti per esserti comportato come un uomo del Medioevo! Se non lo farai, lei non si divertirà perché penserà che tu sia arrabbiato e lo stesso accadrà a te. Vuoi proprio rovinare la serata a entrambi?"

Can si sciolse dall'abbraccio e fece un passo indietro per guardare dritto in faccia sua moglie.

"Credo che mi sfugga qualcosa: è Amina che deve andare alla festa, ma io?"

"Beh, pensavo che a te facesse piacere passare del tempo solo con me, visto che Efe e Babu non ci sono, ma devo essermi sbagliata", rispose Sanem voltandogli le spalle e allontanandosi.

Non ebbe il tempo di fare un passo che Can le si parò davanti: "Va bene, va bene, mi hai convinto, parlerò con Amina!"

Detto ciò si precipitò fuori. Trovò sua figlia seduta in macchina con il viso imbronciato e gli occhi colmi di lacrime e si maledisse per questo.

"Posso sedermi un momento accanto a te?" le chiese cercando di usare un tono persuasivo.

"Non credo di potertelo impedire" rispose Amina sulla difensiva spostandosi leggermente per fargli posto.

"Ti chiedo scusa tesoro! Non volevo aggredirti in quel modo... Ma la verità è che sono geloso. Tua madre ha ragione: sei splendida e io ho paura che qualcuno possa portarti via da me... Ecco l'ho detto. Ti sembrerà una giustificazione stupida e forse lo è, ma è quello che sento. Per me tu sei sempre la mia piccolina e il mio compito è quello di proteggerti."

Due occhioni neri come la pece si volsero a guardarlo, stupiti per quella confessione: "Oh papà, lo so che lo fai solo per questo e lo capisco anche, credimi, ma non è attraverso una gonna più lunga che mi proteggerai, piuttosto insegnandomi a distinguere ciò che è giusto e ciò che e sbagliato, permettendomi di studiare... e di vivere!"

Di tutto quel discorso Can aveva compreso solo una parola "papà". Era la prima volta in assoluto che Amina la usava e doveva essersene resa conto anche lei perché, improvvisamente, ammutolì guardandolo senza sapere bene che fare.

Fu lui a reagire per primo abbracciandola stretta e nascondendo il viso rigato di lacrime tra i suoi capelli. Fu così che li sorprese Sanem.

"Bene a quanto vedo vi siete chiariti. Adesso però è ora di andare altrimenti Amina farà tardi alla festa, vero tesoro?"

"Sì", confermò lei "è meglio se ci avviamo."

L'accompagnarono all'esterno della palestra della scuola dove si sarebbe tenuta la festa. Li incontrò i suoi amici, tra i quali un ragazzo che si affrettò ad andarle incontro salutandola con un bacio sulla guancia. Quel gesto non passò inosservato a Can, ma anziché adombrarsi chiese a Sanem che era accanto a lui: "quand'è che ha smesso di essere una bambina ed è diventata donna?"

"Credo sia appena accaduto e tu devi esserne orgoglioso, perché è merito tuo!"

Lui la guardò senza capire e lei proseguì: "Sai qual è uno dei limiti di noi genitori? ... Ostinarsi a vedere i propri figli come eterni bambini. Ma non è così; loro crescono, maturano, fanno esperienze che non ci confidano perché hanno paura dei nostri giudizi, magari si vergognano... Poi, un giorno, improvvisamente scopriamo che hanno i nostri stessi problemi, i nostri stessi timori, i nostri desideri e allora capiamo che sono cresciuti e che sono diventati adulti. E abbiamo paura... paura di perderli, ma questo non succederà mai, perché in loro c'è la nostra impronta, un pezzo del nostro cuore e loro, questo, lo sanno! Dando fiducia ad Amina, tu le dai quella forza e quella sicurezza che le servono per trasformarsi da bruco in una splendida farfalla e lei questo non lo dimenticherà mai!"

RITROVARSIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora