Seduta a un tavolo appartato all'interno di un piccolo bistrot nei pressi della stazione, Sanem ascoltò senza fiatare il racconto di Can.
"E non è tutto" stava dicendo quest'ultimo.
"Cosa c'è ancora?"
"Babu non sa ancora che il suo ingaggio nella nazionale è ormai da escludere.."
"Nemmeno in futuro?"
Lui scosse il capo: "Purtroppo l'abuso di farmaci è paragonato al doping..."
"Capisco... Come pensi che reagirà?"
"Non lo so, Babu è un ragazzone grande e grosso, dalla battuta sempre pronta, ma in realtà non so quanto sia forte... e non so se sia giusto dirglielo adesso o dopo l'operazione...Tu che ne pensi?"
Sanem sospirò: "Per quanto non mi piaccia mentire, credo sia meglio aspettare. Facciamogli affrontare un problema per volta... Però credo sia importante per lui vederci uniti... Cioè vedere unita tutta la famiglia", si corresse alla fine non riuscendo ad interpretare lo sguardo che Can le aveva rivolto a quell'affermazione.
"Quando pensi che potremo parlare anche di quello che sta accadendo o non sta accadendo tra di noi, Sanem?" le chiese.
"Adesso dobbiamo concentrarci su Babu", rispose evasiva lei, improvvisamente a disagio.
"Io non credo. Babu è importante, ti concedo anche che sia la priorità, ma NOI siamo altrettanto importanti. Quello che proviamo l'uno per l'altra è importante e ne DOBBIAMO parlare. E' un dovere che abbiamo verso noi stessi, Sanem, e io non posso più aspettare..."
Aveva ragione, lei lo sapeva. Conoscendo il suo carattere impulsivo, la sua gelosia, il suo desiderio di controllo, doveva ammettere che era stato paziente, forse anche troppo. L'aveva lasciata libera, non le aveva mai chiesto di tornare, aveva rispettato la sua decisione di voler rimanere per un po' da sola e, questo, per un uomo come lui non doveva essere stato facile, ma adesso era giunto il momento di un chiarimento: ne avevano bisogno entrambi.
"Adesso portami in ospedale... Poi ti prometto che parleremo, va bene?"
"Beh, non mi lasci molte alternative, ma suppongo che possa andare."
Quando arrivarono da Babu lo trovarono insieme ai fratelli Efe e Amina: "Mamma!" esclamarono in coro andandole incontro. Si abbracciarono, poi Can intervenne dicendo:" Forza ragazzi usciamo, lasciamo vostra madre e vostro fratello parlare tranquilli..."
Era già sulla porta quando Babu lo richiamò: "Papà, vorrei che rimanessi anche tu..."
"D'accordo figliolo."
Una volta rimasti soli Babu si rivolse a Sanem: "Papà ti ha già raccontato tutto, vero?"
"Si", rispose "ma non capisco perché tu non ne abbia parlato con noi..."
"Ho avuto paura, paura di non essere all'altezza delle vostre aspettative... Efe e Amina hanno sempre saputo quello che volevano fare nella vita, quello che volevano diventare, ma io... io non mi sentivo adatto per nulla...non c'era niente che mi entusiasmasse, che mi procurasse gioia, finché non ho cominciato a giocare a basket...Lì ho scoperto di essere bravo, davvero bravo... I compagni di squadra e l'allenatore hanno cominciato a fidarsi di me, a contare su di me per la vittoria ad ogni partita e questo mi faceva sentire importante. Finalmente venivo apprezzato per qualcosa che era mio, solamente mio... E vedevo che anche voi eravate fieri di me... Per questo non ho detto nulla, perché temevo che vi avrei deluso e questo sarebbe stato più insopportabile del dolore fisico che provavo..."
Sanem aveva le lacrime agli occhi: "Oh tesoro, mi dispiace, mi dispiace tanto", sussurrò stringendolo a sé.
Can, invece, rimase impietrito di fronte a quella confessione. Quando aveva detto che non sapeva quanto forte potesse essere Babu, era proprio a quello che si riferiva. Dei loro tre figli lui era il più fragile; lo aveva sempre sospettato e ora ne aveva avuto la conferma. Probabilmente la paura dell'abbandono e del rifiuto, che aveva sperimentato sulla propria pelle da bambino, era rimasta radicata in lui, nonostante tutto l'amore che lui e Sanem gli avevano sempre dimostrato.
Tuttavia non era arrabbiato, almeno non con lui, forse con se stesso per non essere riuscito a dargli la sicurezza di cui aveva bisogno e alla quale anche lui aveva anelato quando, da giovane, aveva attraversato quella fase in cui non sei più ragazzo ma neppure adulto, vorresti spiccare il volo, ma hai paura di spiegare le ali, vorresti essere accettato per quello che sei ma hai paura di non essere abbastanza. E' come camminare su una corda tesa: sai che dall'altra parte troverai quello che stai cercando, ma c'è il pericolo di cadere durante l'attraversata.
Babu aveva solo bisogno di sapere che, in caso di caduta, i suoi genitori sarebbero sempre stati al suo fianco per aiutarlo a ritrovare l'equilibrio.
"Ascolta figliolo", disse avvicinandosi a lui che era ancora stretto a Sanem "io e tua madre ci saremo sempre per te e l'amore che proviamo per te non dipende da ciò che fai o da come sei. Ti abbiamo scelto tra mille perché il nostro cuore ha riconosciuto il battito del tuo e questo non cambierà mai. Non ci importa se diventerai un giocatore osannato dal pubblico, un medico, un avvocato, un insegnante, un operaio... noi saremo comunque fieri di te, perché tu sei unico e insieme ai tuoi fratelli hai dato un senso alla nostra vita. Fai ciò che ti pace Babu, ma fallo per TE, solo per te. Non pensare MAI di dover compiacere gli altri, perché questo ti rende schiavo, mentre io e tua madre vogliamo che tu ti senta libero..."
Aveva finito. Aveva parlato con il cuore rischiando di risultare stucchevole, ma non gli importava perché era quello che pensava e che avrebbe voluto sentirsi dire, a suo tempo, da suo padre.
Sanem era rimasta immobile, il volto rigato dalle lacrime. In quelle parole aveva ritrovato il vecchio Can, quello di cui si era innamorata tanti anni prima: forte, sicuro, affidabile e anche Babu dovette pensare lo stesso perché non esitò un attimo ad abbracciarlo riconoscente, proprio come faceva da bambino quando gli incubi della guerra lo svegliavano e Can correva da lui.
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RITROVARSI
RomansaQuesto racconto è il seguito di "RICOMINCIARE DA NOI". Sono passati diciassette anni, Can e Sanem con i loro tre figli formano una famiglia all'apparenza perfetta, ma, come spesso accade, non è tutto oro ciò che luccica. Dietro un'apparente serenità...