CAPITOLO 25

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 Avevano cenato e ora, accoccolati sul divano, si scambiavano tenerezze come due ragazzini.

"E' stata una serata magnifica, Can. Grazie!... Ma perché?"

Lui non rispose subito, ma continuò ad accarezzarla: "Potrei dirti perché ti amo e per farmi perdonare, ma in realtà c'è un'altra ragione..."

"E quale?"

"Qualche tempo fa Efe mi ha chiesto cosa amo di te e io ho risposto che più di tutto amo il modo in cui tu mi fai sentire: unico, speciale, migliore... Ecco ho pensato che per te fosse lo stesso, che tu mi amassi per come ti faccio sentire e allora ho capito il grande errore che stavo commettendo: non ti facevo sentire abbastanza!"

Dopo tanti anni di matrimonio Can, ancora, riusciva a sorprenderla. Le sue dichiarazione non erano mai state banali, non aveva mai fatto ricorso a frasi fatte, semmai preferiva il silenzio e anche in quel momento non si era smentito. Si era messo nei suoi panni e aveva capito perfettamente ciò di cui lei aveva bisogno. Altri si sarebbero presentati con dei fiori e dei cioccolatini, magari un piccolo gioiello, l'avrebbero portata in un locale costoso con l'intenzione di "fare colpo" ma in realtà lo avrebbero fatto più per se stessi, per il proprio ego che per lei.

Can no. Quando litigavano non aveva mai la presunzione di essere lui nel giusto, si sforzava di capire, magari non subito, ma poi con calma, passata la rabbia, era sempre disposto a mettersi in discussione e lo aveva fatto anche quella volta.

E lei lo amava!

"Mi piacerebbe farti conoscere la mamma affidataria di Asia... E' anche grazie a lei se noi oggi siamo qui, così ..."

"Cosa intendi?"

" Incontrare quella donna è stato strano, ho avuto la sensazione di conoscerla da sempre, mi sono sentita subito in sintonia con lei... Ha intuito che qualcosa, in me, non andasse e non so come, mi sono a ritrovata a raccontarle che il nostro rapporto era in crisi, che io ero confusa e lei, allora, mi ha suggerito di ascoltare il mio cuore... e così ho fatto e lui mi ha riportato a te..."

"Non ti avrei mai lasciato andare Sanem, non potrei mai farlo. Non posso prometterti di non sbagliare mai più, perché mi conosco, ma non sono così stupido da buttar via tutto quello che insieme abbiamo costruito in questi anni. I nostri figli, la nostra casa, quello che io sono oggi è frutto del nostro amore ed è troppo importante per me, non rischierei mai di perderlo perché perderei me stesso. Ti ho ferito tante volte Sanem, ma non ho mai, mai smesso di amarti ... e di desiderarti come la prima volta che ti vidi entrare nel mio studio... Ricordi?"

"E come potrei essermene dimenticata..." rispose Sanem con gli occhi gonfi di lacrime "ricordo tutto di quel giorno, Can. Ricordo il tuo sguardo, che sembrava volermi leggere l'anima, ricordo il tuo sorriso sfrontato, ma irresistibile e ricordo che pensai che se non fossi uscita di lì al più presto non sarei più riuscita ad allontanarmi da te! Poi tu mi chiedesti di posare per delle foto e quello fu il punto di non ritorno..."

"C'è qualcosa di cui ti sei pentita?"

"No!" rispose sicura "Pur sapendo quanto ho sofferto, rifarei tutto e rivivrei ogni singolo giorno, e tu?"

"Io ho tanti rimpianti, e lo sai, ma innamorarmi di te è stata, in assoluto, la cosa più bella che mi potesse capitare ed è così ogni singolo giorno: mi innamoro di te come fosse il primo! Tu non mi basti mai Sanem!"

A quelle parole lei si strinse ancora di più al suo corpo, quasi a volersi fondere con lui.

Con quel gesto voleva fargli capire che avrebbe sempre potuto attingere da lei tutto ciò di cui aveva bisogno. Non si sarebbe mai negata a lui, non ne aveva la forza, né la volontà.

"Sai cosa vorrei?" sussurrò alla fine " Che i nostri figli potessero sperimentare tutto questo, vivere queste emozioni che nel bene e nel male ti fanno sentire vivo!"

"Beh, Efe mi pare sia sulla strada giusta, ma non credo di essere ancora pronto per dividere Amina con un altro uomo... forse non lo sarò mai."

"Il solito gelosone", fece Sanem con un finto tono di rimprovero.

"Ebbene sì, lo ammetto: sono tremendamente possessivo quando si tratta delle mie donne!... Piuttosto c'è una cosa che devo dirti riguardo a Babu..."

"Ti ascolto..."

"Questo pomeriggio, in ospedale, ho parlato con il suo allenatore. Vorrebbe proporre a Babu di diventare a sua volta allenatore. Ormai è da escludere che posso accedere al professionismo, ma potrebbe fare strada nel basket sotto un'altra veste. Dice che ha tutte le qualità necessarie... Tu che ne pensi?"

"Per me è un'ottima opportunità, ma dipende da come reagirà Babu alla notizia che non potrà più entrare nella squadra nazionale. Potrebbe anche non voler far più parte di quel mondo, per il quale ha lavorato tanto, ma che al primo errore gli ha voltato le spalle."

"Hai ragione", convenne Can" per questo credo che dovremmo parlargli quanto prima, per evitare di alimentare in lui false speranze."

"A proposito di Babu, perché quando è stato ricoverato in ospedale non mi hai chiamata subito?" chiese, curiosa, Sanem.

"Volevo farlo, ma poi ho pensato che non mi avresti risposto, ritenendo che volessi solo controllarti dal momento che ti sapevo con Engin... Ho sbagliato?"

"Ad essere sincera non lo so"

"Comunque appena ho saputo di cosa si trattava ho chiamato Metin per sapere quando saresti tornata a Istanbul e lui, a sua volta, ha telefonato a casa della famiglia affidataria perché sembra che né tu, né Engin foste reperibili... Il resto lo sai..."

"Come, come, no aspetta, io ho avuto il telefono sempre con me e non ho trovato nessuna chiamata da parte di Metin..."

"Non so che dirti Sanem, ma è quello che è accaduto... Sei sicura di non essertene mai separata?"

"Beh nel pomeriggio l'ho lasciato in carica un paio d'ore..."

"Può essere che qualcuno abbia cancellato le chiamate?"

"Ma perché qualcuno avrebbe fatto una cosa simile?" chiese a sua volta Sanem per poi darsi la risposta da sola "Engin... deve essere stato lui non ci sono altre spiegazioni."

Nell'udire quel nome Can si irrigidì: "Cos'è successo esattamente con Engin per spingerti a tornare da sola?"

"Niente di cui valga la pena parlare..."

"Sanem..."

"Can, ti prego non voglio discutere di questo e, soprattutto, non voglio discutere di Engin. Siamo stati così bene, non rovinare tutto..."

Seguì un lungo silenzio, poi il rilascio di un profondo sospiro da parte di Can fece capire a Sanem che l'aveva spuntata, almeno per quella sera.

Si lasciò cullare ancora dalle sue braccia, dimenticando tutto il resto del mondo, finché entrambi si addormentarono col sorriso sulle labbra.

RITROVARSIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora