CAPITOLO 3

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 "Mi sono innamorato." Quelle parole colpirono Can come un fulmine a ciel sereno, ma non perché fossero una brutta notizia, ma perché si rese improvvisamente conto che il suo "bambino" era cresciuto, che il suo universo affettivo aveva varcato i confini della famiglia e lui aveva "spiccato il volo".

"Pà? Sei ancora lì", lo richiamò Efe.

"Sì, sì, scusami...è che mi hai colto di sorpresa. Non abbiamo mai parlato di certe cose prima d'ora e io non pensavo che..."

"Con te e mamma come esempi aspettavo anch'io un amore ugualmente travolgente e unico e credo di averlo trovato con Isabella!"

"Isabella?!"gli fece eco Can.

"Sì, è una ragazza fantastica. E' di origine italiana e frequenta il mio stesso corso di inglese. E' li che ci siamo conosciuti. Mi piacerebbe tanto presentarvela."

"Non credi di affrettare un po' troppo le cose?"

"E perché? La scorsa settimana le hanno fatto visita i suoi genitori e lei mi ha presentato ufficialmente come il suo ragazzo. Voglio fare lo stesso, così pensavo che tu e mamma potreste venire qui a Londra per un paio di giorni e unire l'utile al dilettevole"

"Unire l'utile al dilettevole?" chiese di nuovo Can che ora non ci capiva più nulla.

"Beh sì! Tu e mamma potreste concedervi una breve vacanza e conoscere allo stesso tempo la mia fidanzata!... Ma sei sicuro che vada tutti bene, pà? Ti sento strano..."
"Certo che va tutto bene Efe, solo mi hai trovato impreparato. Ma la tua è una buona idea, anzi ottima. Ne parlerò con tua madre non appena rientra e ti faccio sapere!"

"Splendido! Vedrai che Isabella vi piacerà! Aspetto tue notizie, pà. Un abbraccio e bacia mamma da parte mia."

"D'accordo figliolo, un abbraccio anche a te, ti voglio bene!"

Era il primo pomeriggio quando Sanem rientrò a casa insieme ad Amina. Can era nel suo studio a lavorare. Quando sentì il portone d'ingresso aprirs,i si alzò e andò incontro a sua moglie e sua figlia simulando un'allegria che in realtà non provava, perché l'avere ancora una questione in sospeso con Sanem lo rendeva inquieto.

"Bentornate!" le salutò baciandole sulla guancia.

"Ciao Can", rispose Amina, che non era mai riuscita a chiamarlo "papà", abbracciandolo.

"Buongiorno" le fece eco Sanem, che abilmente sfuggì alla sua presa.

"Avete passato una piacevole mattinata?" volle sapere, fingendo di non aver notato la sua freddezza.

"Oh sì!" rispose lei " Lo sai che i miei sono sempre felici di vedere Amina e mio padre mi ha raccomandato di ricordati la promessa di andare insieme a pesca. Ma stai tranquillo, ti ho giustificato dicendo che in questo periodo sei troppo impegnato e non puoi prenderti del tempo libero." Ciò detto gli passò accanto e si diresse in camera lasciandolo a scambiarsi un'occhiata interrogativa con Amina.

"Avete per caso litigato?" chiese la ragazza.

"Io non lo definirei un litigio, piuttosto una piccola incomprensione, che ho intenzione di chiarire immediatamente, non ti preoccupare", rispose Can leggermente irritato seguendo Sanem.

Una volta giunti in camera lui la costrinse a fermarsi e a fronteggiarlo.

"E' da ieri sera che mi eviti. Capisco che tu sia rimasta male per via della cena e ti assicuro che è dispiaciuto anche a me, ma ho avuto davvero dei problemi allo studio che mi hanno costretto a fermarmi più del previsto. Perché fai cosi? Sei sempre stata comprensiva, cosa c'è di diverso questa volta?"

"Forse sono stanca di essere comprensiva, Can. Ti sei mai chiesto come mi senta ogni volta che tu annulli un nostro appuntamento? O che ritardi? O che te ne dimentichi?"

"Sanem, cosa stai cercando di dirmi? Pensi forse che lo faccia di proposito?"

Lei lo guardò sull'orlo delle lacrime, rendendosi conto che si stava comportando come una bambina viziata. Non aveva mai dubitato dell'amore di Can, ma le mancava, e non riusciva più a sopportare quella lontananza che si era creata tra loro, che lei avvertiva come un macigno e di cui lui sembrava non accorgersi.

"Perdonami, non so cosa mi abbia preso", finì col dire "so bene che non lo fai apposta, ma mi manchi, mi manca trascorrere del tempo con te come facevamo una volta..."

Lui le si avvicinò e prendendole il viso tra le mani, la costrinse a guardarlo negli occhi: "Anche tu mi manchi, non sai quanto, e ti prometto che quando questo lavoro sarà ultimato recupereremo tutto il tempo perduto... ma ti prego non essere più arrabbiata con me, lo sai che non lo sopporto!"

"D'accordo, ci proverò."

"Ci proverai?" ripeté Can chinandosi a baciarla dolcemente, sapendo bene che presto avrebbe ceduto.

"Però non sei corretto, non puoi risolvere sempre tutto in questo modo", protestò Sanem cercando di liberarsi dalla sua presa, ma in realtà senza volerlo veramente.

"In questo modo, come?" le chiese sorridendo malizioso.

"Lo sai bene, ed in ogni caso adesso non è il momento."

"Ok! Ho capito, ma riprenderemo il discorso", disse alzando le mani in segno di resa e allontanandosi da lei "Ah, a proposito stamattina ha chiamato Efe con una grande novità!..."

"Ti ha parlato di Isabella?" chiese divertita Sanem.

Can la guardò sorpreso: davvero aveva creduto di avere l'esclusiva su una notizia del genere? No, si disse, doveva immaginarlo che Efe si sarebbe confidato prima con sua madre, come faceva sempre. Loro avevano un rapporto speciale: si capivano con un solo semplice sguardo e per Sanem, Efe era un libro aperto!

Scosse la testa sorridendo: "Già, ma a quanto pare tu ne eri al corrente prima di me" rispose.

"Non prendertela, lo sai com'è fatto Efe: prima di rivolgersi a te sonda il terreno con me. Comunque cosa gli hai detto?"

"A dir la verità non molto. Era così eccitato e io così allibito che non sono riuscito a mettere insieme più di due parole."

Sanem alzò un sopracciglio perplessa: "Allibito!?"

"Beh sì. Improvvisamente mi sono reso conto che i nostri ragazzi sono cresciuti e mi sono sentito vecchio. Gli ho solo chiesto se è sicuro di non correre troppo, ma lui mi ha assicurato di sapere bene quello che vuole e mi ha detto di aver già conosciuto i genitori di Isabella. Inoltre mi ha proposto di raggiungerlo a Londra per un paio di giorni così da poter conoscere anche noi la sua ragazza. Che ne pensi? Io direi che è un'ottima idea: potremmo approfittarne per stare un po' soli, io e te..."

"Mmm, ammetto che non mi dispiacerebbe, ma come facciamo con il tuo lavoro e con Babu e Amina?"

"La presentazione del servizio fotografico è prevista la prossima settimana, dopo di che non dovrei avere impegni e i ragazzi sono abbastanza grandi da potersela cavare da soli per qualche giorno. Tu invece?"

"Io sto seguendo un caso di affidamento, ma non ci saranno problemi se mi prendo del tempo libero, magari verso il fine settimana."

"Bene, allora è deciso andremo a Londra!"

Un enorme sorriso illuminò il volto di Sanem e Can, con immenso sollievo, capì che anche questa volta la burrasca era passata.

RITROVARSIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora