CAPITOLO 8

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 La breve vacanza a Londra non sortì gli effetti sperati. Sapere che si trattava di una specie di prova del nove, non aiutò Can e Sanem a ritrovare la loro spontaneità; al contrario li rese eccessivamente prudenti, quasi fossero alle "prime armi" del loro rapporto, quando ancora non ci si conosce e si cammina in punta di piedi nel timore di fare o dire qualcosa di sbagliato che possa offendere o creare nell'altro/a un'idea sbagliata di noi stessi.

In compenso entrambi rimasero entusiasti di Isabella. Era una ragazza acqua e sapone, con capelli scuri, ricci, occhi castani e un sorriso sempre pronto ad illuminarle il viso. Aveva una risata contagiosa, alla quale era impossibile resistere, che denotava un carattere allegro, improntato all'ottimismo, in netto contrasto con la riservatezza di Efe, ma proprio per questo complementare.

Aveva anche lei vent'anni, ma non aveva ancora deciso quali studi universitari intraprendere, così nell'attesa e su insistenza dei genitori, era andata a Londra per migliorare il suo inglese, perché, sostenevano i suoi, conoscere una lingua è indispensabile al giorno d'oggi.

"Mi piacciono molto i bambini", spiegò a Sanem " e vorrei lavorare con loro. Avevo pensato di fare l'insegnante, ma quando mi sono trovata a dare ripetizioni al mio fratellino, ho capito che non fa per me, per cui credo che opterò per psicologia... Efe mi ha detto che lei si occupa di adozioni..."

"Ti prego Isabella, dammi del tu, mi sentirei molto più a mio agio... Sì mi occupo di adozioni, ma non come pensi tu. Lavoro per uno studio legale e il mio compito è quello di valutare le richieste che ci giungono dal Tribunale e contattare le strutture che ospitano i bambini. Tutta la parte documentale viene poi gestita dagli avvocati. Diciamo che il mio è un lavoro di scrematura."

"Credo di aver capito, anche se non mi capacito che ci possano essere persone che intraprendono un simile cammino senza esserne pienamente convinti."

"L'adozione è un percorso lungo e spesso difficoltoso che mette a dura prova i futuri genitori. Io cerco di preparali a questo, ma talvolta gli ostacoli si dimostrano insormontabili e rischiano di rompere l'equilibrio di coppia. A quel punto è meglio lasciar perdere, anche per il bene dei bambini."

"Comprendo bene quello che vuoi dire. Prima della nascita del mio fratellino, mia madre ha subito un paio di aborti e per i miei genitori non è stato un periodo facile."

Una fugace ombra passò sul viso di Sanem, ma fu solo un attimo perché Isabella, accortasi, le chiese di parlarle dell'adozione di Babu e Amina.

"I primi tempi sono stati davvero difficili ma, a pensarci ora, anche divertenti. Babu e Amina non conoscevano una sola parola di turco e io e Can a malapena qualche termine del congolese. Cercavamo di comunicare a gesti; eravamo diventati degli ottimi mimi, soprattutto Efe che è stato fondamentale. Per lui, il fatto di non riuscire a esprimersi a voce sembrava non fosse importante, perché comunque riusciva a capire e farsi capire. Per i primi mesi è stato i nostro interprete. Poi, poco a poco, le cose sono migliorate ed ora eccoci qui. Babu, come già saprai, è un ragazzo che privilegia lo sport, mentre Amina è una paladina dei diritti umani."

"In effetti Efe mi ha parlato di tutti voi con orgoglio e ammirazione e ora che vi ho conosciuti capisco il perché. Deve essere stato bello crescere in una famiglia così!"

"Ti ringrazio Isabella, ma credimi anche noi abbiamo i nostri difetti e abbiamo commesso degli errori, come tutti. Nessuno è perfetto e per fortuna aggiungerei: la perfezione annoia!"

Trascorsero il resto del soggiorno così: chiacchierando, conoscendosi un po' di più e girovagando per Londra sotto la guida di Efe e Isabella che sembrava la conoscessero come se ci vivessero da anni.

Al momento di tornare a casa, in aeroporto Can, in attesa dell'annuncio del volo, prese da parte il figlio e abbracciandolo gli disse: "Isabella è davvero una splendida ragazza e ho visto quanto tu ne sia innamorato, ma promettimi di non affrettare le cose, siete entrambi ancora così giovani..."

"Pensi che io non sia in grado di riconoscere l'amore?" gli chiese Efe leggermente risentito.

"Non ho detto questo. Ma avete tutta la vita davanti, i vostri progetti da realizzare, i vostri sogni e non vorrei che ci rinunciaste."

"Non credo che impegnarsi con una persona implichi necessariamente rinunciare a noi stessi. Io e Isabella, prima di tutto, vogliamo completare gli studi e trovare un lavoro, poi si vedrà."

"Era proprio quello che volevo sentirti dire figliolo", concluse Can stringendolo nuovamente a sé.

Poi fu la volta di Sanem di salutarli: "ragazzi è stata una vacanza davvero piacevole e conoscerti, Isabella, è stato un onore. Mi piacerebbe molto che, terminato il corso qui a Londra, prima di rientrare in Italia, tu ci facessi visita a Istanbul. Potresti conoscere Babu e Amina; sono certa che andresti molto d'accordo anche con loro. Che ne dici?"

"Ne sarei felice."

"Bene, lo prendo come un sì."

Una volta saliti in aereo e occupati i propri posti Sanem si rivolse a Can: "non ho potuto fare a meno di sentire quello che hai detto a Efe prima... Cosa ti preoccupa esattamente?"

"Hanno solo vent'anni e non vorrei che buttassero all'aria il loro futuro per un qualcosa che magari non durerà", rispose.

"E se invece durasse? Se fossero stati così fortunati da aver già trovato la propria anima gemella?"

"Non lo so... vorrei solo che non soffrissero e non avessero rimpianti."

"Da come parli sembra quasi che tu ne abbia..."

Lui la guardò, ma non ebbe il tempo di rispondere perché fu interrotto dalla hostess, che accanto a lui lo invitava ad allacciarsi la cintura per poi illustrare ad alta voce a tutti i passeggeri le consuete procedure di sicurezza.

RITROVARSIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora