CAPITOLO 16

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 "Amina, Efe... Siete pronti?" gridò Can dall'ingresso.

"Papà c'è tutto il tempo, stai tranquillo", rispose Efe raggiungendolo.

"Hai ragione, ma non posso assolutamente rischiare di arrivare in ritardo questa volta... Tua sorella dov'è?"

"Eccomi Can", disse Amina uscendo dalla propria camera e scambiando un'eloquente occhiata con suo fratello.

Can la squadrò da capo a piedi. "Dove credi di andare conciata in quel modo?" domandò contrariato.

La ragazza indossava un paio di jeans attillati, delle scarpe da tennis e una canotta che le lasciava scoperto l'ombelico. Si guardò e rispose:" Cosa c'è che non va?"

"Non mi pare un abbigliamento adatto a una partita di basket!"

"Stai scherzando, vero? E comunque non è molto diverso da quello che indosso abitualmente..."

"Ma davvero!?" obbiettò suo padre in evidente difficoltà. "Pensavo che Sanem ti avesse insegnato a vestirti, ma da quello che vedo devo essermi sbagliato... Dovrò parlarne con lei... Ora, però, andiamo", concluse sbrigativo passando accanto a Efe che se la rideva sotto i baffi.

Quando fecero il loro ingresso al palazzetto, i giocatori di ambo le squadre erano impegnati nel riscaldamento, in attesa del fischio di inizio.

Can, con lo sguardo, andò alla ricerca di Babu e lo individuò che stava parlando con il suo allenatore. Gli si avvicinò cauto: "Ciao", disse, non osando aggiungere altro, in attesa della sua reazione. Al suono della sua voce lui si girò: "Sei venuto!" Era felice, ma non voleva mostrarsi troppo arrendevole.

"Non sarei mancato per nulla al mondo e mi dispiace... Non ho giustificazioni per ciò che è accaduto l'altra volta."

"Adesso non è il momento di parlarne, papà. I miei compagni mi stanno aspettando..."

"Hai ragione! Va da loro e in bocca al lupo!"

"Grazie!... Una cosa soltanto..."

"Dimmi!"

"C'è qualcun altro con cui ti devi scusare..."

Can capì all'istante che si riferiva a Sanem, ma sapeva altrettanto bene che non sarebbe stato così semplice. Tuttavia rispose: "Lo so ed è quello che ho intenzione di fare al più presto, non ti preoccupare!"

"Ti voglio bene papà!"

"Anch'io Babu! Ora va e fai vedere chi sei."

Lo vide allontanarsi per raggiungere il resto della squadra con un sorriso enorme stampato sulla faccia e un peso in meno sul cuore.

Anche lui si sentiva più sollevato ed essersi riappacificato con suo figlio lo rendeva fiducioso.

Si girò e si diresse verso il pubblico in cerca di Amina ed Efe. Li vide poco distanti che si sbracciavano per farsi notare e si precipitò da loro.

La partita stava per iniziare e nel palazzetto regnava una certa confusione: c'era chi andava a destra, chi a sinistra, chi rimaneva immobile in attesa di non si sa che cosa e Can nella fretta andò a sbattere contro una donna che proveniva dal lato opposto. Era piuttosto minuta e nell'urto sarebbe sicuramente finita a terra se le forti braccia di Can non l'avessero afferrata a trattenuta.

Gli bastò quel contatto e il profumo dei suoi capelli per riconoscerla all'istante: "Sanem!" quasi gridò "stai bene?"

Lei alzò lo sguardo sgranando gli occhi, più per la sorpresa che per lo spavento. "Sì, sì ... credo di sì... Cioè sto bene", sussurrò senza riuscire a staccarsi da lui.

RITROVARSIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora