Capitolo 23

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Io:Edoardo... Voglio solo dirti queste cose, poi non voglio ripeterle più. Devi stare lontano da me, lontano da tutto ciò che mi appartiene. Lontano dalla mia famiglia, da lui, da Martina, ma soprattutto da mio figlio. Devi stargli lontano. Sei stato assente per me dal primo momento. Non hai voluto parlare con me, quando cercavo di parlarti, di avere anche una piccola conversazione che riguardasse tuo figlio e non me. Perché non mi interessava se non mi volevi vedere più. A me interessava che ti prendessi le responsabilità per tuo figlio. Non lo hai fatto. E in cuor mio me lo sarei aspettata.
Mi avevi fatto una promessa, ricordi? Mi avevi promesso che mi avresti fatta diventare mamma in un futuro. Invece è successo adesso. Avevi detto che ti saresti preso la responsabilità e invece sei scappato. Avevi detto che saresti stato un esempio per i tuoi figli, invece è l'ultima cosa che vorrei. Ho sbagliato, ho sbagliato ad avere un figlio da te. Non mi pento di lui*toccandomi la pancia* mi pento del padre. Avrei voluto non fossi stato tu.
Mentre dicevo tutte queste parole, strinsi molto forte la mano di Ivan, che a sua volta mi strinse più forte.
Edoardo:Alla fine lo hai tenuto quindi...
Io:E quindi?
Edoardo:È stato lui?*guardando Ivan* a farti cambiare idea?
Io:Non sono affari che ti riguardano
Bidello:Edoardo, torna in classe su!*prendendo per il braccio"
Edoardo:Oh!*dimenandosi* non mi toccare.
Edoardo cercò di avvicinarsi ma papà si mise davanti a lui.
Papà:Dove credi di andare?
Edoardo lo guardò poi si avvicinò anche Ivan a papà.
Ivan:Non ci provare*guardando Edoardo*
Edoardo:Siete degli stronzi!*urlando* questo bambino non doveva esistere. Fa schifo. Tutta questa situazione fa schifo. E chi si prende cura di te?*guardandomi* uno stronzo, arrivato da poco, che prenderà il mio posto? Dopo anni? Sei proprio una stronza.
Papà:Oh. Pezzo di merda non ti permettere di chiamare mia figlia così!*andando verso di lui*
Cercai di fermare papà
Io:Papà ti prego non ne vale la pena.
Edoardo:Ecco, codardi. Questo siete. Codardi. Io non vi farò vivere bene sappiatelo. E tu*guardando Ivan* prenditela pure sta stronza. E guarda il sangue del mio sangue tra le tue braccia.
Io:Sei proprio uno stronzo Edoardo. Fai schifo.
Bidello:Oh. In classe muoviti!*prendendogli il polso*
Edoardo:E levami le mani di dosso!*togliendo velocemente il polso dalla sua presa*
Fortunatamente ad interrompere tutto questo teatrino, fu il preside.
Preside:Allora? Cosa succede qua fuori? Ancora tu Edoardo? Fila in classe subito.*indicando con l'indice la sua classe*
Edoardo senza fiatare andò in classe
Papà:Mi scusi signor preside per questo teatrino. Non era nostra intenzione.
Preside:Lo so, lo so. Edoardo purtroppo sta uscendo fuori di sé con questa storia. Accomodatevi nel mio ufficio.
Così facemmo. Papà, io ed Ivan entrammo.
Preside:Immagino che sia qui per ritirare la ragazza
Papà:Esatto.
Preside:Non ne avevo alcun dubbio. Ho saputo tutto quello che è successo fuori scuola qualche giorno fa. Ti ha rotto il labbro*guardando Ivan*
Ivan:Si, ma poco importa. Stava toccando lei.
Preside:Questo gesto ti fa onore.
Ivan:Grazie mille.
Preside:Devi ringraziare te stesso. Sei un uomo. Oggi giorno è difficile trovarli. Soprattutto che ti vuoi prendere una responsabilità così grande. Ti fa onore più volte non solo una.
Ivan:Grazie mille. Infondo anche se il figlio non è mio, sto vedendo davanti ai miei occhi un desiderio che non sono riuscito ad avverare*emozionandosi*
Mi emozionai anche io
Preside:Quante emozioni che siete*sorridendo* siete davvero belli. Ed io non posso fare altro che augurarvi tanta felicità. E poi*guardando Ivan* adesso non sei riuscito a realizzarlo, ma in un futuro, sicuramente realizzerai questo desiderio.
Sorrisi alle parole del preside
Ivan:Lo spero così tanto*stringendomi la mano*
Misi entrambe le mie mani sulle sue.
Mentre il preside scriveva il foglio per il mio ritiro, io ed Ivan ci guardavamo negli occhi, sorridendo.
Preside:Ecco a voi*dando il foglio a papà*
Papà:Grazie mille signor preside!
Preside:Grazie a voi, per averci dato tanti insegnamenti*rivolgendosi a papà* per quanti alunni ci sono in questa scuola, non ho mai visto dei genitori così. Gioia è fortunata. E lo sarà anche questo bambino. Avete cresciuto una ragazza, con dei valori, che la società di oggi non ha più. Hai tanto da dare nella vita*guardandomi* ma soprattutto avrai tanto da dare a lui*indicando Ivan* e a chi in questo momento è dentro di te*sorridendomi*
Sorrisi
Io:Spero di fare del mio meglio
Preside:A scuola lo hai sempre fatto. Adesso devi farlo al di fuori di qui. E ne sono certo, che ci riuscirai. Anzi, ci riuscirete. Come una vera famiglia*sorridendoci*
Lo ringraziammo per tutte le parole spese per noi, e lo salutammo.
Appena uscimmo dall'ufficio del preside, io ed Ivan ci baciammo, e Martina ci guardò sorridendo
Marty:Ragazzi, siete bellissimi vi giuro... Dovreste vedervi
Ivan:Ci vediamo tutti i giorni. E vediamo solo tantissima felicità
Marty:Da quando sei un poeta?*alzando un sopracciglio*
Ivan:Da quando tu rompi i coglioni*guardandola*
Risi. Mi piaceva troppo quando si mandavano queste frecciatine tra cugini.
Marty:Sono così felice per voi credetemi*abbracciandomi*
Io:Anche io sono felice. Ma tanto.
Marty:Te lo si legge in faccia*prendendo il mio viso tra le mani*
Sorrisi. Da lontano, vidi arrivare il professore di matematica, con la professoressa di italiano.
Prof mate:Gioia! Che bello vederti!*sorridendomi*
Io:Prof!*sorridendo*
Prof mate:Ti sei ritirata vero?
Annui
Prof ita:Mi dispiace che non ti vedremo più a scuola. Eri una delle più brave. Ma adesso la tua bravura la devi mettere per prenderti cura della tua famiglia*sorridendo*
Io:Grazie mille prof!*sorridendo*
Prof mate:Fatti abbracciare
I prof mi abbracciarono, e dopo aver dato un ultimo sguardo alla mia scuola, uscii.
Bidello:Che la vita vi sorrida sempre ragazzi!*mettendoci le mani sulle spalle*
Ivan:Grazie mille!
Io:Grazie Enzo. Mi raccomando sempre eh "Ragazzi in claseee"*imitando Enzo*
Ridemmo ed Enzo mi abbracciò.
Mi emozionai, mi emozionai a lasciare tutto ciò che mi aveva fatta crescere. Lasciare la mia scuola, la mia classe, non organizzarsi per far casino, per le assenze. L'ansia delle interrogazioni, dei compiti in classe. Arrivare stanchi la mattina, per poi non esser stanchi tutta la giornata per il casino continuo in classe. Le risate di ogni giorno. I suggerimenti alle interrogazioni, ai compiti in classe. Le urla dei prof, le risate. Insomma, mi mancava già tutto.
Ma ero uscita da quella scuola con la consapevolezza che tutto quello che avevo imparato, lo stavo mettendo in atto nella vita. In quella vita pensata in uno, per poi trovarmi in due, per realizzarla in tre.

Continuo

16 Anni E Incinta *Parte 2* Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora