Capitolo 1 +S

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Alle persone normali non capitano quasi mai giornate che cambiano la vita. Insomma, siamo sinceri: conoscete forse qualcuno che ha trovato per terra un biglietto della lotteria vincente o che ha ereditato una fortuna da un antenato lontano? No? Neanche io. Ma la verità è che, nei rari casi in cui queste giornate capitano, noi non riusciamo nemmeno a riconoscerle. Io dovrei saperlo meglio di chiunque altro... Il giorno che ha cambiato la mia vita è stato uno di quelli, le tipiche giornate di merda che la gente normale come me vive fin troppo spesso.

A svegliarmi è stata la ruota della gabbia di Odi che girava e si rigirava, creando quel rumore insopportabile di un cigolio lamentoso. Ma solo quando ho aperto gli occhi e iniziando a balbettare qualche lamentela ad Odi mi sono reso conto che la sveglia non era suonata, mi ero dimenticato che il giorno prima era il compleanno di mia zia e avevo lasciato per tutta la notte stesi i panni fuori mentre pioveva. Già, una perfetta giornata di merda.

Ed ora eccomi qui, che corro dentro il bar grondante di sudore mentre il mio capo mi aspetta davanti all'entrata; le mani sui fianchi e la postura rigida, in attesa delle mie scuse. «Mi dispiace capo,» riesco a farfugliare quando me lo trovo davanti, il fiato corto per la corsa mi spezza il respiro mentre cerco di stare dritto con la schiena, «C'era traffico.»

«Traffico...» borbotta alla fine lui mentre, dopo infiniti secondi dove era rimasto fermo solo a fissarmi immobile, decide di rientrare dentro il bar scuotendo la testa per andare a nascondersi dietro la cucina, continuando a lamentarsi in sottovoce nel tragitto.

Faccio un sospiro di sollievo mentre lo seguo dentro il bar e appendo all'attaccapanni all'ingresso il cappotto e la sciarpa, leggermente umidi per colpa della pioggia incontrollabile di questa notte. Mi passo le mani veloce sulla divisa, cercando di stirarla con le dita dalle pieghe dei vestiti, prima di andare dietro il bancone del bar.

Inizio a pulire la macchina del caffè, notando che al momento non era arrivato neanche un cliente. Il che andava benissimo, mi lasciava libero spazio di agire e mi dava anche il tempo di riprendermi dalla corsa che avevo fatto cinque secondi prima.

In realtà non faccio in tempo a finire di pensare che è bello star da soli che un gruppo di ragazze entra dentro il bar, la voce squillante e le risatine incontrollate che le annuncia ancor prima del campanello appeso alla porta. Mi giro verso di loro e le osservo guardare le paste e i dolci in vetrina, in attesa del loro ordine.

Appena le finisco di servire però già entrano nuovi clienti, non lasciandomi spazio neanche per pensare. Sospiro e sorrido ad una coppia davanti al bancone che mi sussurra un ordine indeciso, nel dubbio se prendere una spremuta o un tè freddo. E poi il campanello risuona e la mia attenzione viene catturata da un ragazzo tutto gambe e altri due grossi uomini insieme a lui, così diversi dall'ambiente che gli circonda ma allo stesso tempo giusti.

Ho sempre avuto un sacco di difetti e ne sono a conoscenza, non lo nascondo. Il primo è quello di non saper aspettare, che nel mio lavoro è un paradosso bello e buono. Il secondo è che mangio sempre troppo lentamente, Tae me lo rinfaccia ogni volta che può. Il terzo, quello più importante, è che mi innamoro davvero in fretta. Come adesso, per esempio.

Il ragazzo dai capelli neri si avvicina al bancone, ha un passo deciso ma anche lento. È davvero bello, non c'è dubbio su questo. Si ferma davanti alla cassa e mi lancia un breve ma intenso sguardo prima di sollevare gli occhi sulla lista di bevande appese sopra la mia testa, i due uomini non lo seguano ma continuano comunque a sorvegliarlo con lo sguardo.

«Un americano freddo, per favore.» dice alla fine, dopo un paio di secondi di attesa. Anche la sua voce è bella, bassa e allegra allo stesso tempo. Annuisco e gli do le spalle, girandomi verso la macchinetta. Cavolo... sento le guance tingersi di rosa e le orecchie pian piano trasformarsi in un color rosso vino. È così imbarazzante! Sollevo la mano lentamente e cerco di coprirmi le orecchie con l'aiuto dei capelli, fallendo però miseramente.

Lovely Boy [ 𝗬𝗘𝗢𝗡𝗕𝗜𝗡 ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora