Avevo finalmente trovato il coraggio che non credevo di possedere e mi trovavo finalmente, a distanza di quasi un mese, davanti a quel bar dove lo avevo conosciuto la prima volta. Non avevo mai trovato il coraggio di tornarci davvero, un po' complice la paura del rifiuto un po' per la fama che avevo timore di mettere a repentaglio, mi trovavo davanti a questo bar solo adesso.
In realtà stavo qui davanti da ormai una decina di minuti, indeciso su entrare. Quella mattina i miei migliori amici mi avevano fatto coraggio per telefono e i membri del gruppo mi avevano coperto col manager quando ero fuggito dalla sala registrazione, all'oscuro di quale scusa devono aver usato con lo staff riguardo alla mia assenza. Eppure in questo momento era la preoccupazione minore, la prima era quella di trovare la forza per entrare.
La sera prima avevo pubblicato un tweet nella speranza che fosse uno dei primi a mettere like per sapere almeno il nome, ma a quanto pare il ragazzo non era abbastanza veloce come speravo. D'altro canto, a sua discolpa, appena avevo pubblicato il tweet una miriade di mi piace e commenti mi avevano intasato le notifiche del profilo. Questo mi aveva mandato in confusione il telefono, perdendo la mia opportunità e facendo sfumare quel piano strategico improvvisato. Avevo beccato anche una ramanzina dal manager che ci aveva espressamente chiesto di chiedere prima a lui se era possibile pubblicare qualcosa sui social. Cosa che io non avevo fatto, nella fretta. Ma dovevo tentare...
Sospiro e, nel gruppetto di ragazze che apre la porta a vetro entrando dentro il bar, mi unisco anch'io. Eppure, appena metto piede dentro il bar dall'aspetto famigliare e lo stesso campanello della scorsa volta suona sulla mia testa, al bancone c'è un volto nuovo. Coperto anch'esso dalla solita mascherina che abbiamo tutti addosso, là dietro c'è una ragazza dai capelli biondi. Ha addosso la stessa divisa che aveva lui ma sicuramente non è lo stesso ragazzo che avevo visto li dietro la scorsa volta, come non è lo stesso che ho visto al fan meeting pochi giorni fa. L'unica certezza che la mia non è stata una allucinazione è la foto che gli ho scattato e la testimonianza dei membri del mio gruppo, consolandomi almeno sulla mia sanità mentale.
Vado a passo esitante verso la ragazza dietro il bancone, che in questo momento sembra indaffarata a pulire una tazza con uno straccio bianco. Appena mi vede mi regala un sorriso al disotto della mascherina, cosa che però riesco a notare dalla piega a forma di luna che prendono i suoi occhi quasi nascosti dalla frangia bionda sulla fronte.
Non so onestamente come chiedere del ragazzo della scorsa volta, ma finisco per tirare fuori il telefono e mostrargli la foto che avevo salvato per fortuna nella galleria. «Scusami, hai per caso visto questo ragazzo?» chiedo in imbarazzo mentre gli porgo il telefono, che lei prende per analizzare la foto. Scuote la testa e me lo rende, poggiandolo sul bancone pulito. «No scusa, non l'ho mai visto da queste parti.» dice lei, regalandomi alla fine un altro sorriso di scuse da sotto la mascherina.
«No, forse ho formulato male la domanda.» dico io in preda al panico, non sapendo bene veramente come fare a farmi capire. «Questo ragazzo lavora più qui?» chiedo alla fine con esitazione, facendola aggrottare le sopracciglia. Ok, forse non stava andando proprio come avevo sperato. Pensavo sarebbe stato più facile, ma lui non è qui e io devo arrangiarmi come posso.
«In verità io sono stata assunta solo la settimana scorsa, non so a chi ti riferisci.» risponde lei alla fine, battendo le palpebre nervosamente... Forse colta alla sprovvista da un cliente che non vuole in solito caffè al bar. «Può chiedere al suo responsabile?» devo sembrare ai limiti della disperazione perché lei, dopo un attimo di esitazione, mi guarda confusa prima di sospirare «Vado a chiamarti il mio capo.» e scomparire dietro una porta.
Ed io resto li ad aspettare, ormai la mia dignità priva di esistenza e senza più nulla da perdere se non la mia reputazione, che dietro queste mascherine almeno si salva un poco. Subito dopo neanche un minuto dalla porta compare un uomo alto, tiene le mani in tasca mentre raggiunge il bancone con alle sue spalle la ragazza di prima che lo segue, in religioso silenzio.
«Salve, c'è qualche problema?» mi chiede quando me lo trovo davanti, è poco più alto di me ma l'età e il fisico robusto mi fanno sentire in svantaggio. «Buongiorno, no non c'è alcun tipo di problema.» dico io, scuotendo le mani davanti a lui come per enfatizzare le mie parole, non volendo mettere nei casini quella povera ragazza che mi ha aiutato fino a quel momento, «Volevo solo sapere dov'è finito il ragazzo che lavorava qui.» chiedo alla fine esitante.
Lui mi osserva, sorpreso. «Ma chi, Soobin? è stato licenziato una settimana fa.» dichiara mentre aggrotta le sopracciglia, colto dalla confusione sulla mia domanda sospetta. Licenziato? Una settimana fa? Proprio quando c'è stato il nostro fan meeting... che sia solo una coincidenza? Batto le palpebre, colto alla sprovvista di questa ultima affermazione. Aspetta un secondo, com'è che l'ha chiamato??
«Mi scusi, può ripetermi il suo nome?» chiedo, lo sguardo fisso sull'uomo che sembra sempre più confuso che mai. «Il mio?» chiede, nel dubbio.
«No no, quello del ragazzo.» dico scuotendo la mano, aspettando che lui mi risponda. «Soobin. Choi Soobin. Ma posso sapere lei chi è e perché lo cerca?» adesso sembra assottigliare gli occhi e il suo volto si fa ancora più sospetto sotto la mascherina mentre io faccio un passo verso la porta, felice finalmente di avere l'informazione che cercavo. «Nessuno, grazie mille e buona giornata.» dico prima di sfuggire dalla porta a vetro, che fa il solito tintinnio appena la apro.
Quando esco dal bar l'aria gelida dell'inverno mi colpisce in pieno, ormai abituato al caldo tiepido dentro la struttura. Eppure avevo finalmente l'unica cosa che mi serviva fin dall'inizio di questa lunga storia: il suo nome. E solo questo stranamente riusciva a riscaldarmi abbastanza da camminare verso l'agenzia, finalmente con tutto quello di cui avevo bisogno.
Lo cerco su Twitter e non devo sprecare troppo tempo a cercare che un profilo dall'immagine simile alla sua mi compare tra i suggeriti, complice forse il buon vecchio Twitter.
Ha un riccio? Apro il Tweet fissato in primo piano e mi salvo la foto nella galleria, troppo tenero per non essere apprezzato. Però quando finisco nei commenti, mi blocco in mezzo di strada tra la gente di fretta sul marciapiede in contrasto con quella calma che va a fare colazione in una possibile giornata di riposo.
Risposte, mi piace, intere conversazioni con una certa Arin a me ignota. Non c'era con lui al fan meeting, vero? Solo un ragazzo dai capelli biondi, che posso solo supporre fosse un suo amico. Ma adesso questa qui... Chi è?
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Lovely Boy [ 𝗬𝗘𝗢𝗡𝗕𝗜𝗡 ]
FanfictionSoobin fa il barista in uno dei tanti bar a Seoul, Yeonjun è un idol alle prese con la fama. Due mondi completamente diversi, legati solo da una serie di imprevisti che gli porterà ad un fatale colpo di fumine. E questo gli costringe ad inseguirsi f...