Capitolo 22

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Cercate il nome blacklake_ (Sun❂)

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Un solido pavimento raffreddava il corpo debole del principe, ancora confuso da ciò che lo aveva cullato con sicurezza via da quel vortice sconosciuto e pieno di rancore che, con i suoi occhi, le sue bocche e le sue braccia, lo avevano tenuto stretto ad una familiarità mai provata prima. Quella sensazione che aveva pervaso il suo essere, quasi asfissiandolo, e che lo aveva fatto viaggiare in quel nulla che sembrava allo stesso tempo il tutto, una parte di lui.

Atys continuava a non capire o forse era la sua mente che non voleva fargli comprendere ciò che lo aveva trasportato in quel posto a lui sconosciuto, all'interno di quelle gelide viscere di pietra scura e le profonde crepe che tagliavano con disordine quelle pareti mai viste prima. Un sottile silenzio strideva a contatto con le mura, facendole tremolare e sussurrare leggere parole dure e senza emozioni.
Il corpo del giovane umano tremava e, quando questo provò a spalancare le pesanti palpebre, esse si aprirono con calma, quasi infastidite dal volere del giovane, e le pupille iniziarono a muoversi da una parte all'altra, studiando con attenzione l'ambiente attorno a sé. Atys capì di trovarsi all'interno di quello che sembrava una caverna, la quale, non molto distante, mostrava poi un'apertura che emanava poi una fievole luce verso la fine. Quel posto non poteva essere altro che una semplice grotta come tutte le altre, ma un qualcosa di strano pareva impossessarsi di quel posto, come se non fosse naturale. Il ragazzo lo percepiva, ma decise bene di abbandonare quelle strane sensazioni per osservare meglio ciò che lo circondava.

L'umano mise forza nelle braccia e spingendo cercò di alzarsi, tentando prima di sollevare la propria schiena e poi piegare le gambe, mettendo forza anche su di esse per poi mettersi in piedi. Quando lo fece, deboli ma insistenti dolori si irradiarono sul corpo, come se qualcuno lo stesse pizzicando in più punti per infastidirlo. Ormai in piedi, girò lento il capo, ma tutto ciò che vedeva non era altro che continue pareti sconosciute e una debole luce che veniva dal fondo di quella grotta.

Solo quando egli posò lo sguardo a terra, si ricordò dell'essere che aveva portato con sé, oltre il portale e in quel vorticoso nulla: Serapion aveva il corpo steso a terra, come il giovane poco prima, e teneva stretto l'ultimo pezzo della propria arma che gli era rimasto, una metà di quella fine asta di legno.
Atys sguainò silenziosamente la propria spada, puntandolo verso di lui e, avvicinandosi, cercò di capire se questo fosse cosciente o meno. Il mezzelfo respirava regolarmente e, dopo averlo puzzacchiato un poco con la punta della dell'arma, questo agitò la mano infastidito, come per schiacciare un molesto insetto.

Il giovane ragazzo non si impietosì e parlò al mezzelfo che stava riposando.

<< Alzati, prima che decida di conficcarti la lama alla gola. >>

Serapion, udendo quella voce a lui familiare, allungò il proprio braccio, stropicciando gli occhi e, appena li aprì, si guardò intorno ancora un poco intontito. Il principe, notando la confusione del nemico, puntò gli occhi su di lui, spazientito.

<< Alzati ho detto! >> Urlò lui, spostando la punta della propria arma al collo del nemico.

Il mezzelfo sobbalzò dallo spavento e, ormai con la schiena dritta e con lo sguardo fisso sul volto sporco del fanciullo, mosse con rapidità il braccio, usando quel misero bastone di legno per spostare poi il filo della lama avversaria. Un lamento di sconforto uscì però amaro dalle labbra della mezza razza, ricordandosi solo in quel momento che l'arma che aveva preso dalla guardia cittadina era stata spezzata dalla bestia felina che tanto aveva desiderato di vendicarsi.

𝑵𝒐𝒏 𝒆𝒔𝒊𝒔𝒕𝒆 𝒏𝒆𝒔𝒔𝒖𝒏𝒂 𝑳𝒆𝒈𝒈𝒆𝒏𝒅𝒂Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora