Capitolo 13

33 7 0
                                    

Vi consiglio di accompagnare la lettura ad un po' di musica a tema nella playlist "Non esiste nessuna leggenda - soundtrack" su Spotify.

E se siete curiosi di dare un volto ad ogni personaggio o vedere i vari luoghi della storia, vi consiglio di dare un'occhiata alla mia raccolta Pinterest!
Cercate il nome blacklake_ (Sun❂)

°.*☆•.°

Il principe girò con delicatezza la pregiata spada e, con il palmo della propria mano, sfiorò la pura lama percependo la parola incisa su di essa. Osservò con incanto il cestino della spada, formato da strisce di argento intrecciate fra loro che formavano il simbolo del regno, lo spaventoso Cetos, forse per ricordare al ragazzo le sue origini.  
Irvine si alzò lentamente e stringendo l’impugnatore dell’arma la agitò con vivacità: era estremamente leggera e capace di fendere l’aria con un suono quasi melodioso. 

<< Te lo avevo detto che ti sarebbe piaciuto! >> Esclamò l’amica, felice di vedere il ragazzo così entusiasta del regalo donatogli dal maestro. 

<< Non si dimentichi del fodero, mio signore. >> Ridacchiò felice la guerriera di Gìyel. 

Il fanciullo si abbassò leggermente e sfilò dal cartone rimasto il lungo fodero di cuoio decorato con pregiati ornamenti argentei, dotato di un gancio da poter legare alla propria cintura. 
Irvine, senza pensarci troppo, legò il fodero alla cintura e sistemò la spada al suo posto, affiancando quello dello scuro pugnale donatogli dal popolo di Gìyel. 

<< Siamo pronti, dunque? >> Domandò Elinor alzandosi e riprendendo sulle proprie spalle il pesante zaino. 

La donna, sentendo le parole della domestica, salutò con un gesto i due coraggiosi amici e li lasciò alla loro grandiosa avventura.

Il ragazzo osservò l'alta figura uscire dalla stanza e, stringendo l’impugnatura della spada, rispose con determinazione all'amica.  

<< Sì, è giunta l’ora della nostra fuga. >> 

Due figure scure uscirono silenziosamente dalla piccola porta di legno del magazzino: una delle due sagome nascondeva i disordinati ciuffi scuri in una lunga e sottile sciarpa di leggero cotone che gli copriva inoltre il collo e le spalle, l’altra figura si nascondeva al di sotto una lunga mantella scura ma il cappuccio alzato mostrava dei mal tagliati ciuffi dorati. 
I due si fiancheggiavano e si stringevano con sicurezza la mano, continuando a camminare con calma sulla morbida sabbia che, ad ogni lento movimento del lago, veniva nascosta dalle sue acque scure.

La fievole luce della luna gli rischiarava la via e gli permetteva di muoversi senza inciampare in qualche noioso masso o radice. 
Non molto lontano, vicina alle alte arcate di uno dei quattro ponti, si vedeva una piccola barca di legno con due esili remi al di sopra che venivano mossi dolcemente dalle piccole increspature del lago. 

Il principe alzò leggermente il capo e osservò con attenzione il ponte: non vedeva nessuna guardia in ronda al di sopra, e ciò provocò un brutto presentimento nel cuore del ragazzo.

Possibile che suo padre avesse richiamato a sé tutte le guardie per setacciare l’interno del castello e si fosse dimenticato invece della parte esterna? 
 
<< Ecco la barca! >> Esclamò felice l’amica quando riuscì ad abituarsi all’oscurità nella notte. 

Elinor corse con energia verso l’imbarcazione e, quando la raggiunse, accarezzò il legno come se lo stesse ringraziando di essere rimasto dove lei stessa l’aveva lasciato. 

<< Non pensavo sarebbe stato così facile. >>  

<< Non saprei, Elinor. >> Il fanciullo si guardò attorno, sospettoso. 

𝑵𝒐𝒏 𝒆𝒔𝒊𝒔𝒕𝒆 𝒏𝒆𝒔𝒔𝒖𝒏𝒂 𝑳𝒆𝒈𝒈𝒆𝒏𝒅𝒂Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora