Capitolo 37

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Cercate il nome blacklake_ (Sun❂)

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Cupole coperte da fredda neve ornavano l'azzurro e vuoto cielo del giorno, prendendo il posto delle nuvole, colorando quella solitaria volta con la loro bianca presenza. Certo, quei tondi tetti non avevano la medesima morbida ed irregolare forma che concerne ad una normale nuvola, ma riuscivano comunque a coesistere con perfezione con la pace di quell'ambiente. Il panorama che si estendeva dinanzi allo sguardo del giovane umano pareva esser dipinto, come se quello stesso luogo fosse stato disegnato da una mano esperta e delicata.
Tinte leggere riempivano la fine tela, proiettando sulla monocromatica landa cerulea forme e presenze dai mille dettagli i quali avevano la capacità di decorare l'intero dipinto e lasciare, a chi l'osservava, il fiato sospeso. Quell'opera mostrava alti edifici dalle chiare mura di marmo, sulla cui facciata si vedevano numerosi bifori del medesimo colore del cielo e cornici tinte di verde abbellivano con straordinaria cura l'intera struttura. Si vedevano poi lunghe colonne, dai capitelli scolpiti con forme di fioritura sbocciata, i quali sorreggevano il peso di architravi a rilievo che dividevano l'edificio in vari piani. Sugli stessi, statue poggiavano sulla trave di marmo, oppure sorgevano ai lati dei balconi, come se questi studiassero con interesse la vita del medesimo popolo che aveva dato forma ai loro perfetti corpi di pietra, giudicandoli sotto il loro severo sguardo.
Alcuni di loro, con indosso estesi manti cinerei, stringevano in mano tomi dalle sottili pagine e, con il dito, parevano seguire quanto sopra scritto e citarne i testi parola per parola, sperando che qualcuno li ascoltasse. Frasi invisibili fuoriuscivano dalle fredde labbra spalancate e queste menzionavano forse antichi racconti, leggende, o formule di incantesimi sconosciuti. Era un peccato che nessuno avrebbe avuto la possibilità di sentirli.
Altri volgevano la propria attenzione al cielo, puntando dei piccoli telescopi verso l'alto e, con un occhio, ne osservavano ogni angolo con stupore, scoprendo ogni suo intoccabile segreto. Altri ancora allungavano gli arti al loro fronte, lasciando che le proprie mani si contorcessero in posizioni innaturali, verosimilmente per lanciare un qualche incantesimo e dimostrare quanto fosse smisurata la loro conoscenza in tale materia. Ciò pareva al giovane oramai scontato in quanto ora sapeva che la razza elfica di quel luogo fosse nata proprio con i fondamenti dello studio e delle arti arcane, come lo poteva essere un umano per la geografia e la storia della sua stessa specie.
Quello era il fulcro dell'intera comunità e, per quanto la città stessa lo facesse notare, non tutti gli edifici erano ornati con tale minuzia: altri, sempre a più piani, erano difatti più semplici ma comunque decorate con rosoni, su cui venivano disegnate forme di fiore caratterizzate da petali modellate da sottili fili di ferro, e portici ai piani inferiori divisi da ricurve arcate che andavano a definire la sezione sottostante. Anche al piano inferiore vi erano spessi pilastri bianchi dai capitelli enfatizzati da ornamenti di un grigio diaspro, i quali davano forma ad una natura più semplice: non vi erano fiori ma erba e foglie in rilievo.

Per quanto fosse forte la presenza della fredda stagione invernale, il pavimento dalle gelide piastre cerulee era immacolato. La neve non poggiava né a suolo né nelle alte scalinate, le quali si allungavano per dare la possibilità agli abitanti di salire ai piani elevati della città e raggiungere gli ulteriori edifici che vi erano lì.
Era come se lo stesso nevischio fosse attaccato alle tegole dei tetti perché difatti non pareva cadere o sciogliersi neanche con il tocco del sole mattutino. Che l'aria fosse così gelida da aver reso quella morbida neve solida come il ghiaccio?
Probabilmente per le pesanti vesti, Atys non percepiva a pieno il freddo di quell'ambiente e l'unico era il viso che egli sentiva bruciare per l'insistente brezza. Avvertiva le proprie guance farsi sempre più calde e la punta del naso divenire sempre meno sensibile per il tocco del vento.
Atys fu grato di aver avuto in dono quegli indumenti.

𝑵𝒐𝒏 𝒆𝒔𝒊𝒔𝒕𝒆 𝒏𝒆𝒔𝒔𝒖𝒏𝒂 𝑳𝒆𝒈𝒈𝒆𝒏𝒅𝒂Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora