Capitolo 23

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Cercate il nome blacklake_ (Sun❂)

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Un oggetto dalle piccole dimensioni colpì il capo del fanciullo che, infastidito dalla leggera botta, aprì gli occhi e si strofinò con calma la testa, tentando di fermare quel lieve bruciore che quel qualcosa gli aveva procurato e che aveva interrotto il breve sonno. Cercando di capire la causa della botta, il ragazzo allungò l'arto libero e iniziò a tastare il suolo su cui era poggiato, compiendo ampi archi e veloci movimenti.

Dopo poco, Atys percepì un qualcosa di tiepido sfiorargli il palmo e, senza pensarci troppo, lo raccolse avvicinandoselo al viso: quello che pareva un cristallo faceva riflettere naturalmente uno strano colore biancastro ed emanava con piacere un soffice tepore.

Alzando lo sguardo al cielo, l'essere umano notò delle irregolari composizioni spuntare con pazienza dalle rocce fluttuati che giravano sopra le teste dei due. Queste erano come fiori squadrati che crescevano sopra quelle modeste superfici rocciose, emanando una luce che faceva sparire parte delle lunghe ombre delle gigantesche stalagmiti. Quella strana natura era nata percependo forse la presenza dei due avventurieri e un pezzo di questo era caduto proprio sopra il capo di uno dei due, svegliandolo.
Altre di quelle bislacche composizioni nascevano sgarbate attorno a loro, creando della luce solo al di sopra delle loro figure e queste rimanevano lì, come aspettando che quei due facessero qualcosa.

Atys non comprese l'intenzione delle ignare piante e, quasi ignorando la loro presenza, fece rigirare attorno le dita quella piccola ma pesante scheggia di pietra bianca. Quel calore ricordava al ragazzo la stessa vivacità che emanava la pietra di Igrid, quella che ora era nelle mani del fratello maggiore. Questa docile fiamma era però diversa da quella della pietruzza rossiccia: era nuova, sconosciuta agli occhi e al corpo dell'essere umano che, percependo quel fuoco, si sentiva come sperso all'interno di quelle viscere di fredda pietra e di quel luogo che stava pian piano perdendo tutta la sua vitalità.

Possibile che quel mondo fosse da sempre stato in queste condizioni? Morente e senza alcuna vita?
L'Ápeiron aveva creato un mondo senza natura e senza alcuna forma di vita?
Perché? Cosa c'era di così meraviglioso nel creare un mondo senza anima?

Quello era un pianeta così tanto differente da quello degli umani che, il solo osservarlo, contorceva lo stomaco e faceva nascere dei brividi che si irradiavano in tutto il corpo, dalla testa ai piedi.
Loro avevano unicamente fatto visita ad uno dei tanti, un mondo triste e grigio che emanava i suoi ultimi agitati respiri e faceva sgorgare su di sé le ultime gocce di sangue che gli rimanevano al suo interno.

<< Non è altro che un mondo distrutto. >> Sospirò con malinconia il fanciullo, mettendo la gemma in tasca e chiudendo gli occhi, sperando di riuscire filmante a riposare.

Ma non appena la mente del ragazzo si fece appena leggera, fiducioso di scappare da quello stress che aveva accumulato fino ad allora, un pianto estraneo riecheggiò nella testa del giovane, oltrepassando il rumore delle rocce che si scontravano fra loro e il sibilo di quella sottile nebbia che accarezza il grigio suolo. Era un pianto che pareva umano e che, in lontananza, si faceva udire dall'essere umano come se volesse farsi notare appositamente da quest'ultimo.

Atys aprì ancora una volta gli occhi e, alzando il capo, si guardò attorno, in cerca della persona che emetteva quel triste lamento disperato, seguiti dai singhiozzi e dal continuo respiro affannoso. Nulla e nessuno sembrava essere nei dintorni, ma il pianto si faceva sempre più forte, come se quell'essere si stesse avvicinando al giovane, affiancandosi quasi alle sue orecchie.

𝑵𝒐𝒏 𝒆𝒔𝒊𝒔𝒕𝒆 𝒏𝒆𝒔𝒔𝒖𝒏𝒂 𝑳𝒆𝒈𝒈𝒆𝒏𝒅𝒂Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora