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Finalmente Ross era riuscito a seguire, con discrezione, Dima che si stava dirigendo con fare furtivo verso poppa. Con grande rammarico di MacLeod che ancora non aveva superato del tutto il suo fastidioso mal di mare, erano scesi nel ponte inferiore ed erano giunti fino alla stiva di fronte a una cella piccola e angusta. Girava voce che venisse usata per punire chi non adempiva al proprio dovere o mancava di rispetto a un superiore. Dopo essere frustato da O'Leary, ovviamente. Indipendentemente da quello, Ross provò un fremito spiacevole all'idea di entrare in quello spazio tanto ristretto.

Dima aprì piano la porticina con le sbarre e dovette abbassarsi per entrarvi. Lo scozzese rimase a guardare, a debita distanza, non sapendo bene cosa aspettarsi. Possibile che l'artigliere nascondesse armi proprie, in vista di un ammutinamento?

Quello che udì lo stupì molto: un miagolio.

Sbuffò, divertito. Aveva seguito il russo che aveva portato a bordo di nascosto un gatto, nonostante Lockhart avesse detto che gli unici animali che avrebbe ammesso erano quelli comprati da lui e fatti stare nei recinti apposta. Che poi ci fossero a bordo anche dei ratti indesiderati, quello era purtroppo inevitabile, con le scorte di cibo a riempire la stiva e la cambusa.

«Sapete che il capitano si arrabbierà se lo verrà a scoprire?» tentò di dire a Dima, che si voltò e lo guardò esterrefatto, stringendosi al corpo la bestiolina dal pelo grigio e grandi occhi smeraldo.

Ross ripeté la sua frase, accompagnandola con dei gesti esplicativi.

Levin annuì. Indicò il micio e si chinò a terra, disegnando dapprima dei segni incomprensibili sulla tolda impolverata, a malapena visibili alla fioca luce della lanterna poggiata a terra che l'artigliere si era portato appresso. Strizzando gli occhi per vederci meglio, lo scozzese lesse quello che sembrava essere "Koska" o qualcosa del genere. Una parola russa, probabilmente.

«Koska?» mormorò Ross, allungando la mano e chiedendo tacitamente il permesso di prendere l'animale.

Dima sfoggiò un sorriso che gli cambiò totalmente i lineamenti del volto, facendolo apparire come un bambino giocherellone e non come lo spettro inquietante che aveva visto MacLeod fino a quel momento. Cullando il gatto dolcemente prima di passarglielo, l'altro gli fece intendere di riservargli il massimo riguardo.

«Aye.» Gli bastò tastare un attimo la pancia del gatto, che rimase placido senza protestare, emettendo giusto un lieve miagolio, per sentenziare: «Questa creatura aspetta dei piccoli.»

Dato che Dima lo fissava senza capire, Ross mimò il gesto di un ventre gonfio.

L'altro allargò ancora di più il sorriso. Questa volta disegnò delle lettere diverse, "Kiska", poi strappò la gattina dalle mani di Ross e se la portò al volto, strusciandosi la fronte pelosa dell'animale contro una guancia.

Il mozzo rimase a guardare quella scena non sapendo se mettersi a ridere o no per i suoi sospetti infondati. Dmitri Levin gli sembrava la persona meno adatta a tramare alle spalle di Lockhart. Con questo non voleva dire che lo escludeva a priori, ma giudicava davvero difficile che fosse lui l'infiltrato dell'equipaggio.

L'omone alto e biondo indicò di nuovo Ross, con espressione ora più seria, poi si portò l'indice alle labbra, per chiedergli di mantenere il segreto su ciò che aveva visto.

«Non credo che ci vorrà tanto prima che qualcun altro lo scopra, sapete?»

Come se avesse sentito le parole di Ross, la gatta sgusciò via dalle grosse mani di Dima e sfrecciò sulle assi di legno, agile nonostante la sua condizione.

Entrambi imprecarono, uno con un grugnito indistinto e l'altro in gaelico, poi andarono all'inseguimento della bestiola, che sembrava essere dotata di una velocità fuori dal comune, sfrecciando in men che non si dica sul ponte inferiore.

Of Seamen and Maidens - ACQUE SCURE E VENTI CONTRARIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora