72.

330 38 15
                                    

Il Capitano James Lockhart stava guardando dall'oblò della propria cabina i marinai che finivano di scaricare la merce della Wicked Mary al porto di Kingston, lambito dalle acque del Mar dei Caraibi che in quel punto non erano cristalline come sulle spiagge di sabbia bianca poco lontane. Ci erano voluti quasi tre mesi per un viaggio che avrebbe dovuto impegnargli la metà; perlomeno erano riusciti a evitare un ammutinamento o rivolte sanguinose a bordo del veliero, anche se non senza sgradevoli conseguenze.

Stava per tirare un sospiro di sollievo, con un sorriso che gli increspava le labbra sottili mentre osservava la ragazza irlandese che confabulava assieme a Rupert Tennant con i nasi incollati al manifesto di carico che gli agenti doganali attendevano impazienti in sgargianti uniformi già macchiate di sudore.

A un tratto James sentì una lama contro il collo.

«Sapevo che vi avrei trovato qui a compiacervi del vostro successo, con la boria che vi caratterizza da che ci frequentiamo, Capitano Lockhart.»

«Così si trattava voi» mormorò in risposta con tono pacato, controllando i nervi.

Prima ancora di essersene reso conto, si ritrovò con le braccia immobilizzate dietro la schiena, ora inarcata e con la gola vulnerabile esposta alla sua mercé. Conosceva benissimo l'abilità negli scontri corpo a corpo del proprio avversario, dato che avevano combattuto più volte a fianco: in quel frangente non gli avrebbe dato il tempo di reagire e attaccare, ma l'avrebbe sgozzato con quella lama molto prima, quindi decise di non provare nemmeno a muoversi, irrigidendosi contro la sua mole. «Anche se non so il motivo per cui avete deciso di rivoltarvi contro di me. Oltre il fatto che devono avervi pagato profumatamente» continuò a parlare, per prendere tempo, alla ricerca di una crepa nella determinazione dell'altro, una piccola distrazione che lo avrebbe portato in vantaggio quel poco necessario per sfuggirgli dato che, in quella posizione, sapeva di essere solo carne da macello.

«Come, vecchio mio, ancora non ci arrivate? Io voglio questa nave. Voglio esserne il capitano, sono stufo marcio di stare al vostro comando, nonostante vi superi in anzianità e abilità. E il Capitano Flanagan è stato molto convincente con le sue argomentazioni.»

James deglutì, l'odore acre del sudore dell'altro che faceva trasparire quanto fosse in realtà poco padrone di se stesso, tanto che la lama contro il suo collo tremolò pure. «Deve avervi promesso molto, suppongo.»

«Tutto quello che non riuscirei altrimenti a ottenere con voi.»

«Se foste stato più abile di me, avreste avuto quello che tanto agognate.»

«Piantatela di dire diavolerie del genere! Mi siete passato davanti solo perché ero stravolto dalla febbre, altrimenti sarei diventato io il capitano e voi il mio vice, Lockhart.» La voce di Owen Caine era piena di disgusto, veleno e dell'astio che aveva represso in quegli anni da eterno secondo. «Voi credete di essere tanto furbo ma il vostro gioco avrà presto fine. Il Capitano Flanagan ha promesso di non alzare un dito sulla Wicked Mary e i miei futuri traffici, sia nelle Americhe che a Londra, ho già preso qualche accordo anche a Porto per un ricco traffico di... ma cosa ve ne importa, voi per allora sarete cibo per i pesci.»

«Non ci siete riuscito con quel fabbro, non è così?»

«Se quel ratto di sentina del mozzo non si fosse messo in mezzo, vi avrei risparmiato tutto questo mio discorso, e sì che m'è costata fatica minacciarlo a fare una cosa simile.»

Il tono del capitano in seconda si alzava con un tremito nervoso sempre più incontrollato, la lama che graffiava la pelle di James che a malapena si rese conto del sangue che gli scivolava lungo il collo, troppo concentrato sul suo battito impazzito nelle orecchie.

Of Seamen and Maidens - ACQUE SCURE E VENTI CONTRARIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora