17.

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Hazel scorse suo marito che parlottava con il nostromo con quell'aria attenta e guardinga che di solito assumeva quando le doveva dire qualcosa di sgradevole, e nel giro di breve li vide sparire sottocoperta.

Si ritrovò a sospirare un po' pesantemente. Si sentiva stanca e desiderò un lungo bagno caldo come non se ne concedeva da un bel po' di tempo. Venne distratta dalla risata fragorosa di Deirdre, inginocchiata a terra che aveva appena vinto a Snap dopo una serie di partite sfortunate in cui aveva sbagliato gridando in preda alla fretta "Slap!" e secondo la comune regola dei marinai attorno a lei era fondamentale che azzeccasse la parola giusta per vincere.

«Dee, perdonami, ma sono un po' stanca. Potremmo ritirarci?» Haze le si era avvicinata e quanto più discretamente possibile le aveva sussurrato all'orecchio.

L'altra l'aveva guardata con aria mortificata. «Oh Haze, perdonami, hai un'aria stravolta e ti sto tenendo qui...»

«Ms D, paura di perdere anche questa mano?» l'aveva interrotta Lalo con un ghigno divertito, e Hazel scorse il brillio del fuoco della rivincita negli occhi grigi dell'irlandese.

Con un sorrisetto complice, le disse posandole una mano sul braccio: «Puoi rimanere qui ancora un po', così magari gliela fai vedere a questi qui di che pasta sei fatta. Torno io per i fatti miei in cabina. Tanto sono solo trenta metri, non ce lo dicevamo prima?»

Deirdre le rivolse un rapido sorriso felice, un lampo di gratitudine le balenò sul viso prima di voltarsi e rispondere all'ispanico con voce sprezzante: «Baciatemi i piedi, vi farò rimangiare ogni singola parola detta! Punto la mia vincita di prima.»

Alzando gli occhi al cielo con un sorrisetto, Hazel salutò Dima con Chadwick, che continuavano a guardare con vivo interesse le varie partite tra i gruppetti di giocatori lì attorno; rivolse anche un cenno a Finn, accoccolato a terra accanto all'ispanico dai modi focosi contro cui si era incarognita Dee e sollevata scese le scale per tornarsene nella propria cabina.

Sul ponte superiore scorse altri marinai che chiacchieravano a mezza voce, come i gallesi seduti a semicerchio attorno al vecchio Abe, chi invece accovacciato più in disparte intagliava pezzi di legno dalla forma curiosa. Stava prestando tanta attenzione a quei lavori minuziosi quando andò a sbattere contro qualcuno.

«Oh perdonatemi, ero distratta...»

«Lo vedo bene, ricciolini.»

Hazel non riuscì a non aprirsi in un sorriso felice. «Billy! Cosa stavate facendo?»

«Facevo quasi inciampare una ragazza distratta.» Le rivolse un sorrisetto con una smorfia talmente buffa che lei non riuscì a non ridere. Lui la squadrò con quel viso da furetto e dopo aver tirato su col naso riprese tranquillo con un tocchetto di legno carbonizzato a disegnare sotto la luce della lanterna sull'albero maestro.

Hazel si disse che sin dalla prima volta che lo aveva visto, quel marinaio aveva un che di familiare, ma davvero non era riuscita a mettere a fuoco chi diavolo potesse ricordargli. Si era ritrovata a pensarci meditabonda varie volte pure prima di addormentarsi in quei giorni, le era parso addirittura di esserci andata così maledettamente vicina ma alla fine l'immagine evaporava, fumosa e vaga, e si ritrovava solo più seccata di prima. Adesso che lo vedeva con cipiglio aggrottato che disegnava in piedi accanto a lei, venne come folgorata.

«Mi ricordate Nick.»

Lui si bloccò per squadrarla con un sopracciglio alzato. «Spero sia qualcuno di bello e avvenente come me, ricciolini.»

Hazel ridacchiò.

Sì, Billy assomigliava tantissimo a suo fratello minore Nicholas. Si era ricordata della medesima espressione concentrata che faceva mentre giocava nel fango e lei urlando lo rimproverava e lo tirava fuori dalla pozzanghera lurida; non riusciva però a tenergli il broncio a lungo quando poi la guardava con espressione furbetta e finivano sempre per ridere assieme.

Of Seamen and Maidens - ACQUE SCURE E VENTI CONTRARIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora