68.

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Nel mentre, Hazel era nella propria cabina presa da altro.

Quando le avevano bussato alla porta, si era semplicemente gelata, aveva iniziato a tremare quasi incontrollata e un angolo del cervello le urlava di reagire invece di paralizzarsi dalla paura.

«Sono io, ricciolini.» Il volto da furetto di Billy fece capolino con un accennato sorriso di scuse. «Dovete perdonarmi, non volevo spaventarvi.»

Quel nodo che le bloccava il respiro prese ad allentarsi lento ma graduale, mentre avvertiva le dita formicolarle per il sangue che pareva aver ripreso a scorrerle regolarmente mentre l'altro le si avvicinava con fare guardingo.

«Ms D mi ha inviato qui per mettere un chiavistello alla vostra porta.» A dimostrazione di ciò, le mostrò una scatola con martelli, viti e chiodi che portava in mano e lei annuì un po' inebetita.

«Oh, certo. Mi pare sensato.»

Il ragazzo si limitò ad annuire, scostandosi il ciuffo scuro dalla fronte con un movimento brusco del capo, avendo le mani impegnate, e senza pensarci Hazel allungò un braccio e compì il gesto al posto suo.

Billy le rivolse un sorriso sghembo. «Grazie, ricciolini.»

Quando la ragazza recuperò la lucidità, si ritrovò ritta impalata in un angolino della cabina a fissare il fabbro che canticchiando tra sé rovistava senza fretta nella cassetta degli attrezzi con due chiodi in bocca. «Avete bisogno di una mano?» domandò sollecita, sentendosi di troppo in quello stanzino claustrofobico, con i palmi sudaticci aperti sulla sottana tortora.

Lui negò col capo, ma le accennò la sedia davanti allo scrittoio, invitandola ad accomodarsi.

Guardare quel pezzo d'arredamento le provocò un'ondata di nausea, così si fece semplicemente scivolare a terra con la schiena alla parete di legno. Socchiuse gli occhi lasciandosi cullare dalle vibrazioni dei passi degli uomini sovraccoperta che riecheggiavano per tutto il veliero e per i colpi di martello di Billy che lavorava con precisione davanti a sé, coprendo il chiacchiericcio agitato dell'equipaggio fuori dalla cabina.

Con la cassetta degli attrezzi tra i piedi, di tanto in tanto il fabbro le domandava sempre in tono noncurante di passargli questo o quell'altro e provò un piccolo fiotto di gratitudine per il minuto ragazzo che la faceva sentire meno inutile di come si considerasse in quel momento, senza offrirle nient'altro che un rassicurante silenzio privo d'imbarazzo.

«Finito, ricciolini. Un bel lavoro, che dite?» Soddisfatto, Billy si accomodò la fascia rossa che aveva finito per legarsi in fronte per evitare che il ciuffo continuasse a cadergli in volto e indicò il chiavistello scuro che ora bloccava l'ingresso della cabina.

Hazel annuì piano, concedendogli un sorriso stiracchiato. «Diciamo che ve la cavate.»

«"Me la cavo"?» Si portò una mano al cuore, con un'espressione sofferente che la fece ridacchiare. «Come ammazzare l'orgoglio di un bravo fabbro in cinque parole.»

Quando lo vide prendere la cassetta per andarsene venne improvvisamente invasa da un'ondata di panico e si ritrovò ad allungare un braccio nella sua direzione, gridando un soffocato: «No, aspettate!»

Lui si bloccò, senza mostrare il minimo turbamento. «Va bene, ricciolini, resto qui.» Si lasciò cadere al suo fianco e rimasero seduti spalla contro spalla, con la luce fuori dall'oblò che virò dal grigio acciaio a tonalità più scure, facendosi compagnia con il semplice respiro.

La vicinanza di Billy era rassicurante e, ormai al buio nella cabina, Hazel emise un sospiro rumoroso. «Penserete che sono una pazza a...»

«No.»

Of Seamen and Maidens - ACQUE SCURE E VENTI CONTRARIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora