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«Ecco fatto, ragazzone.»

Evans osservava esultante la fasciatura con cui aveva stretto il braccio sinistro di Ross in modo che rimanesse stretta ai larghi pettorali, evitando che la muovesse troppo facendo altrimenti saltare i punti della ferita. Lo scozzese stava sdraiato su una branda vicino al tavolo da lavoro del dottore, con il volto pallido rivolto alle travi del soffitto sopra di lui.

«Aye, grazie dottore» borbottò a bassa voce, mentre il gallese verificava per l'ennesima volta che il pezzettino di stoffa estratto dalla ferita combaciasse perfettamente con il foro trovato nella camicia del mozzo.

«Dovere, MacLeod. Se non lo facessi, sarei davvero in difficoltà a spiegare la mia presenza su questa nave al capitano.»

Ross provò a sorridere alla battuta. «Faccio fatica a muovere la faccia.»

«È l'effetto del laudano. Se non dormirai, quantomeno funzionerà come antidolorifico... Dovrò in tal caso rivedere le dosi.» Gabriel sbucò nuovamente al suo fianco, grattandosi pensoso il capo, scrutandolo affascinato quasi fosse stato una rara bestia da esposizione. «Ho aumentato la dose raccomandata vista la tua stazza, ma se dovessi sentire dolore, dovrai avvisarmi immediatamente. Intesi?»

«Aye, dottore. La prossima volta che mi direte che sono grande e grosso, potrei pensare che mi state facendo un complimento.»

Evans rise senza ritegno, ora che Caine se n'era andato e Hazel Miller stava pulendo sul ponte superiore gli strumenti utilizzati. «Sei decisamente un tipo originale! Ora vedrò di dire al capitano...»

«Dirmi cosa?»

Lockhart si volatilizzò all'improvviso alle spalle dell'amico con espressione cupa e accigliata.

«Buon cielo, capitano, volete farmi prendere un infarto? MacLeod deve stare a riposo per i prossimi due giorni, ed evitare sforzi al braccio leso per altri due-tre.» Dopo essersi ripreso dallo spavento, Gabriel Evans si mise a esporre i propri dettami al capitano, elencandoli sulle lunghe dita dalle nocche larghe.

Il Capitano James Lockhart annuì quasi distratto. «Certo, Evans. Posso scambiare due parole in privato con Mr MacLeod?»

Il dottore annuì. «Dirò a Ms Miller di passare più tardi a riordinare» rispose, poi rivolse un cenno a entrambi e uscì dall'infermeria, tirandosi dietro la tenda per concedere loro un po' di privacy.

Con espressione seria, Lockhart prese uno sgabello e si accomodò accanto a Ross, scrutandolo con attenzione. «State bene, Mr MacLeod?»

«Sono stato meglio» fu la risposta sincera dell'altro. «Il Dottor Evans ha detto che mi riprenderò in fretta.»

«Non dubitatene, allora. Il Dottor Evans è serio e competente e se vi ha detto questo, è perché le cose stanno esattamente così.»

Ross non poté evitarsi di sorridere, seppure a fatica, capendo che, pur detto in tono brusco, quello era il modo di James Lockhart di tirargli su il morale.

«Aye, be', grazie capitano.»

Sporgendosi su di lui, la voce di Lockhart si ridusse a un sussurro, le sopracciglia aggrottate che creavano un profondo solco in mezzo alla fronte, e pur non avendo uno specchio, Ross valutò che l'altro non avesse una bella cera tanto quanto lui. «Vi dovrò chiedere di dedicarmi solo qualche minuto del vostro tempo, Mr MacLeod. Domando scusa dato lo stato in cui versate, ma devo domandarvi di riferirmi se avete notato qualcosa di sospetto prima di essere stato ferito.»

«No, capitano. Però, se permettete di porvi una domanda diretta, vorrei chiedervi se c'è qualcuno su questo veliero che ha delle ragioni serie per avercela con voi.» S'interruppe e cercò di dissimulare una smorfia di dolore perché aveva sentito un pulsare affatto piacevole all'altezza della ferita sul braccio, poi riprese: «Insomma, avete dei conti in sospeso con qualcuno?»

Of Seamen and Maidens - ACQUE SCURE E VENTI CONTRARIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora