15.

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Pulire la prua del veliero non fu tremendo, ma persino di gran lunga più terribile delle peggiori aspettative.

Ross venne calato su un asse legato a due spesse corde dal grottesco nome "sedia del nostromo", seduto con i fidi secchio e spazzolone ben allacciati alla vita mentre pregava di non sembrare spaventato come invece si sentiva in quel momento. Dondolò incerto davanti allo scafo nero del veliero, proprio sotto la serpa, e trattenendo un conato si ritrovò a fissare disgustato le assi scure macchiate di tutte le deiezioni corporali rilasciate dall'intero equipaggio, sue comprese. Il lezzo era tanto forte da fargli lacrimare gli occhi e dopo solo pochi colpi di spazzolone dati quasi a caso mentre cercava allo stesso tempo di tenersi aggrappato alle corde, vomitò con un gorgoglio rumoroso, imbrattando ulteriormente lo scafo lercio.

«Occhio a non confonderti assieme agli altri stronzi, mozzo» udì qualcuno urlargli malevolo da sopra e un coro di risate sguaiate gli fece eco, zittite però da una voce bassa e ferma. Subito fece capolino il capitano in seconda che lo scrutò un paio di secondi prima di domandargli: «Tutto bene, ragazzo?»

No, non andava affatto bene, Ross riuscì però a trovare la forza di annuire un po' inebetito, augurandosi di non avere residui di vomito da nessuna parte, e farfugliò senza osare staccare la presa dalle corde ai propri lati: «Aye, sir.»

Caine annuì piano e aggiunse con un sorriso d'incoraggiamento prima di defilarsi: «Tieni duro, coraggio.»

Quelle parole non lo fecero sentire minimamente meglio, ma rifletté che di certo era stato gentile da parte sua. Sarebbe stato ancora più gentile se lo avesse dispensato dal metterlo lì da solo a fare quel lavoro infame che chiunque su quel veliero si augurava non gli dovesse toccare mai.

Digrignando i denti, si accomodò il panno con cui si era avvolto il capo per evitare di avere capelli in faccia, dopo un lungo respiro con la bocca ponderò con cura ogni singolo movimento per riprendere a pulire lo scafo davanti a sé, e sperò di finire quanto prima quello sporco, sporchissimo lavoro.

Tennant si sporgeva a intervalli regolari per lanciare qualche sguardo critico tanto a lui quanto alle assi scure di prua, e dopo un tempo che lo scozzese valutò infinito lo fece risalire, non capiva se perché soddisfatto del lavoro svolto o della sua faccia verdognola e stravolta al punto giusto.

Di nuovo sul ponte superiore, a Ross parve al paragone di quella grottesca altalena di essere tornato nuovamente sulla terra ferma; prima che qualcuno lo chiamasse da qualche parte, calò in mare un secchio, si gettò l'acqua gelida in testa per lavarsi di dosso quell'odore di latrina, e tra le risate degli altri marinai si mise a sfregarsi la pelle con foga.

Abe lasciò la sua postazione al timone e gli porse un grosso sapone ruvido scuro, e lo ammonì: «Né Dembe né nessuno su questa nave ti lascerà mettere un solo capello in cambusa prima di esserti lavato, ragazzo.»

MacLeod gli sorrise grato, rendendosi conto che quello offerto era il sapone usato per lavare il pontile, e riprese con maggior foga con le sue abluzioni tra ulteriori risate dei marinai che gli urlavano che lo volevano pulito come il culo di un bambino. Tra di loro, Ross scorse con la coda dell'occhio pure Wu in piedi sul pennone di mezzana e serrò forte la mascella.

Quella medesima espressione contrita non gli era del tutto passata quella sera. Con fare accigliato aveva sorseggiato a malapena il proprio boccale, mentre osservava il cinese scolarsi il suo con avidità, e si mise a rimuginare con aria truce.

«Se uno sguardo potesse uccidere, avresti fatto fuori metà dell'equipaggio, Scot.» Tom Chadwick gli rivolse un sorrisetto divertito e Kit, l'allampanato aiuto carpentiere bofonchiò: «Come dargli torto, con quella zecca maledetta.»

Cercando di darsi un contegno, Ross glissò su quei commenti e chiese: «Qualcuno stasera va a giocare a dadi sul castello di prua?»

«Cosa vorresti giocarti, Scot, i tuoi mutandoni scuciti?» gli chiese con un ghigno un affascinante ragazzo ispanico seduto davanti a lui, dalla mascella volitiva, i grandi occhi scuri e folti ricci neri come una notte senza luna.

MacLeod fece spallucce. «Una razione di birra? La mia prossima paga? Tutto fa brodo.»

«Stai bene attento, io mi sono giocato la paga di un mese l'ultima volta che mi ci sono messo» sbottò Paulie con una smorfia.

«Ci sono un sacco di brutti ceffi lì» convenne Chadwick pensieroso, ma Kit ribatté subito, sarcastico: «E tu sei compreso nel pacchetto? Un giorno sì e uno no sei lì.»

«Io lo faccio una tantum per sport. Mi diverte vedere la gente ridursi sul lastrico e disperarsi.»

«Válgame, detto da quel tuo faccino innocente, fa doppiamente impressione.»

«Scusate la domanda, ma... puzzo ancora?»

«Non più del tuo solito tanfo, Scot.»

Dopo aver mangiato, Ross seguì l'ispanico che si avviava a passo allegro al castello di prua, dove di solito i marinai si trovavano la sera a giocare a dadi o a carte, quando non pioveva. Li seguivano pure Tom e Kit, Paulie aveva borbottato che lui per un bel po' avrebbe passato e che preferiva rimanere nel ponte inferiore.

L'aria fresca della sera era frizzante e piacevole, e quando salirono le scale trovarono già un capannello di marinai alla luce di varie lanterne che ridevano e borbottavano con sguardi concentrati. Arrivando accolsero l'ispanico con grida di scherno: «Ehi Lalo, sei venuto qui per giocarti l'ultimo tuo straccio di dignità?»

«Zitti tutti! Oggi sento che sarà la mia serata» e baciò scaramantico il crocefisso di legno che gli pendeva al collo.

Ross scorse in un angolo Dima che, poggiato mollemente alla balconata, li osservava con Kiska addormentata tra le braccia, e quando incrociarono lo sguardo gli rivolse un cordiale cenno di saluto del capo che lui ricambiò. Poco distante stava pure O'Leary seduto con le gambe a penzoloni, che gli lanciò un sorrisetto d'intesa e con gli occhi gli indicò Wu, accomodato per terra che lanciava con espressione concentrata un paio di dadi scuri.

Chadwick andò all'angolo del russo per mettersi comodo ad assistere; Kit si sedette a terra a guardare incantato la magica danza dei dadi e lo scozzese lo imitò.

Wu non alzò nemmeno la testa mentre tirava nuovamente i dadi, poi quando li riprese allungò una mano dalle unghie lunghe verso Ross, che li prese senza proferire motto, e alzando il capo pregò che il suo piano funzionasse.

N.d.A.

Ciao a tutti!

Pulire la serpa non è stata certo una passeggiata e Ross ha tutta l'intenzione di vendicarsi di Wu. Chi la spunterà?

Grazie a chi ci segue, alla prossima!

CC

Of Seamen and Maidens - ACQUE SCURE E VENTI CONTRARIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora