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SAWYER.

—Sawyer!

Alzai lo sguardo dal bancone che stavo pulendo e mi ritrovai davanti Wyn seguita da Lena. Si sedettero sugli sgabelli e mi sorrisero —ehilà, ragazze. Vi offro qualcosa?— le salutai.

—a me un caffè— disse Wyn —io un cappuccino— disse Lena. Mi girai verso le macchinette per preparare quello che mi avevano chiesto —senti, avrei bisogno di chiederti una cosa— mi disse Wyn, mi girai verso di lei e misi le due tazze sul bancone —che succede?— chiesi.

In quel momento, una Evelyn Robertson un po' affranta si avvicinò al bancone. Io e lei ci vedevamo molto spesso, avevamo stretto un bel legame e ne ero felice. Nonostante a casa avessi Ivy sempre con me, non potevo negare di sentire la necessità di stringere nuovi legami, così come era successo, per fortuna.

—Stai bene?— le chiesi, lei alzò lo sguardo e subito sorrise, per mascherare il suo vero stato d'animo, io e le ragazze ce ne rendemmo conto —che succede, Evie?— chiese Wyn preoccupata, la bionda la guardò —no, niente. Che stavi dicendo?— domandò cercando di spostare la conversazione su altro. Lenora la guardò in silenzio, per nulla convinta, neanche io lo ero, per niente.

—Lo sai che qualsiasi cosa succeda a noi ce lo puoi dire, giusto?— le dissi, lei annuì —si, ma sto bene, davvero— cercò di rassicurarci, Wyn sospirò —dai, cosa dovevi chiedermi— le dissi, accantonando momentaneamente la questione di Evelyn —l'otto gennaio è il compleanno di Aaron, mi stavo chiedendo se ti farebbe piacere venire, credo che andremo al Blue Ice— mi spiegò, Evelyn la guardò sorpresa —l'otto gennaio?— chiese, Wyn annuì —perché? È un brutto giorno?— domandò Lenora, Evie deglutì, ma non sembrava disposta a rispondere.

Qual'era il problema? Che le stava succedendo?

—É un giorno legato a tuo padre in qualche modo?— chiese cautamente Wyn, Evelyn si perse con lo sguardo nel vuoto, io e le ragazze ci guardammo, non sapendo come agire, nessuna di noi voleva farle dire qualcosa che non voleva, ma ci dispiaceva vederla stare così male.

Decidemmo di lasciar perdere, per non aumentare ancora di più il suo cattivo stato d'animo —va bene, dai. Comunque, certo che ci sono per il compleanno di Aaron. Viene anche Evelyn, non è così?— chiesi alla nostra amica, che sbatté le palpebre un paio di volte e poi annuì con un piccolo sorriso.

—Ho solo bisogno di idee per il regalo— commentò pensierosa —non preoccuparti, siamo sulla stessa barca— la rassicurò Lenora divertita, da quando stava con Emerson la vedevo sorridere molto più spesso, era abbastanza soddisfacente quell'immagine.

—Se volete, appena stacco, cioè tra 20 minuti, possiamo prendere la mia macchina e andare a fare un giro al centro commerciale, magari troviamo qualcosa— proposi —mi sembra un'idea geniale, allora rimaniamo qui— disse Wyn —a patto che per tutto il viaggio non dobbiamo sentire quella band rock italiana che ti piace tanto— scherzò Evelyn, la guardai male —i Måneskin sono stupendi, come fai a non capirlo?— lei rise e in quel momento, il mio cellulare iniziò a squillare, lo presi dalla tasca del grembiule e vidi che era mia madre. Mi incupì ed ignorai la chiamata. Da quando avevo sentito la verità sul mio donatore di sperma, mi ero rifiutata ancora di più di parlare con lei, come aveva potuto nascondermi una cosa del genere? Rivendicava tanto il fatto che bisognava essere sinceri nella vita, ma ovviamente intendeva che gli altri dovevano esserlo con lei, non il contrario.

—Problemi?— mi chiese Lena —no, no, tutto nella norma. Che ne dite se avviso anche Ivy per la gita al centro commerciale?— le ragazze annuirono e così mandai un messaggio alla mia migliore amica, sperando che per una volta non si fosse organizzata con Lev.

—Allora, quindi lei e Lev hanno iniziato a fare sul serio?— mi domandò Wyn, annuì —sembra di sì. Lui è spesso a casa nostra ed escono molto insieme ultimamente— risposi. Ero felice per la mia amica, si meritava un po' di felicità dopo esperienze passate spiacevoli.

La porta della caffetteria si aprì per l'ennesima volta, ma chi stava entrando catturò la mia attenzione senza un apparente motivo: Cameron Morrison e i suoi amici, dietro di loro, Dawson Delmar, un compagno di corso di Emerson e Lenora, con cui erano accaduti degli eventi sgradevoli, rifacendomi ai racconti della mia amica.

—oh no, guai in vista— commentò Wyn, Lenora si girò e quando vide il suo ragazzo e Dawson a pochi centimetri di distanza, si bloccò guardando entrambi. Intanto i due si videro e si guardarono in modo serio, i ragazzi circondarono Emerson guardando anche loro Dawson poco amichevolmente —dovremmo intervenire?— domandò Evelyn, ci guardammo e tutte ci avviamo verso di loro, per evitare che la situazione peggiorasse.

—Hai ottenuto quello che volevi, eh?! Adesso la tieni tutta per te e non permetti più a nessuno di avvicinarsi!— esclamò indignato Dawson, Lenora sospirò —ed io che credevo di essere stata chiara. Quanto odio questi teatrini— commentò avvicinandosi ai due ragazzi.

Non hai idea di quanto li odi anch'io, Lena...

—Smettila di comportati come un troglodita a cui hanno rubato il cibo. Credevo che questa storia fosse chiusa— gli disse Lena guardandolo negli occhi, Dawson fece altrettanto —non ci hai neanche voluto provare. Non sai se saresti potuta essere più felice con me che con lui— le sussurrò, ma lo sentì persino io.

Lo guardai quasi disgustata. Qual'era la parte divertente nell'inseguire qualcuno che non ti voleva? Insomma, Lenora glielo aveva detto, stava con un'altra persona, perché Dawson le andava comunque dietro? Non sapeva che il mondo era pieno di ragazze? Perché i ragazzi erano attirati dalle ragazze che non li volevano?

Non potei evitare di far viaggiare lo sguardo su Cameron, anche lui mi guardò a sua volta, come se avesse subito percepito il mio sguardo. Lui era un perfetto esempio di ragazzo che correva a vuoto dietro una persona che non lo voleva (cioè la sottoscritta). Cosa c'era di divertente in tutto questo? Lo eccitava di più sentirsi dire di no?

Distolsi lo sguardo infastidita, riportando l'attenzione sulla discussione —se fossi in te me ne andrei. Devi imparare ad accettare un no— lo avvertì Emerson, Dawson sospirò, guardò di nuovo Lenora come se si aspettasse qualcosa da lei, ma doveva essere consapevole che non l'avrebbe mai avuta.

Il ragazzo, quindi, si allontanò, andando a sedersi infondo al locale con un altro gruppo di ragazzi.

—Stai bene?— chiese Lena al suo ragazzo, lui annuì e la baciò. Distolsi lo sguardo —torno al bancone— avvisai Wyn e Evie, loro annuirono —appena stacchi ci avvisi— mi disse quest'ultima, annuì, tornando a fare il mio lavoro con degli occhi puntati sulla mia schiena.

                           

My Unattainable DesireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora