My Unattainable Desire

27

CAMERON.

—Sarà la milionesima volta che entriamo in questo negozio, Claire— commentai spazientito, reggendo le sue migliaia di buste unite a quelle di mamma.

Mia madre e mia sorella mi avevano coinvolto in una delle loro giornate shopping, trascinandomi al centro commerciale contro la mia volontà.

Non che non mi facesse piacere passare del tempo con loro, ma quando si davano alla pazza gioia negli acquisti, dovevo dividermi in due e stare dietro ad entrambe, perché giustamente avevano gusti diversi e quindi entravano in negozi diversi.

Inoltre, ero il loro porta buste, consigliere e avvolte persino bancomat (più che altro di mia sorella), loro compravano e compravano e io dovevo fare tutto il resto.

Anche se, avevo un'idea sul perché avessero insistito tanto nel seguirle in una giornata che di solito era dedicata solo a loro due: Claire aveva raccontato a mamma della discussione che avevo avuto con papà ed entrambe volevano tirarmi su il morale.

Ma ormai era passato un po' di tempo di quando era avvenuta, e poi, non era che non fossi abituato a discutere con lui, ma apprezzavo il loro gesto, sapevo che volevano solamente vedermi felice.

—Ho visto una cosa in quell'angolo che non avevo notato prima— si giustificò mia sorella, guardando un angolo preciso del negozio di vestiti nella quale eravamo entrati per l'ennesima volta.

—E come avresti potuto notare quell'angolo lì infondo se eri concentrata nel comprare tutti i vestiti della maledetta vetrina?— dissi io, l'aveva quasi svaligiata, lei si voltò verso di me e mi fece la linguaccia, io sospirai, seguendola.

—Mamma dov'è andata invece?— le chiesi —gioielleria. Sai anche tu quanto ama gli anelli— mi rispose, mentre esaminava una camicetta come se fosse un esperimento scientifico.

Mia madre aveva anelli di ogni tipo e ne portava uno su quasi ogni dita delle mani.

Continuai a guardare mia sorella, ancora concentrata sulla camicetta —si può sapere perché la stai esaminando?— le chiesi confuso, lei sospirò —come si vede che sei uomo, Cam. Mi sembra abbastanza ovvio: per vedere se ci sono dei buchi o se la camicia è sporca, poi, sto provando ad immaginare come mi potrebbe stare— spiegò con ovvietà, ma che diavolo?

—E perché piuttosto di "provare ad immaginare" non entri in uno di quelli e te la provi?— le dissi, segnalando i camerini alle sue spalle, lei si voltò e scosse la testa —si può sapere come fa Sawyer a sopportarti?— chiese infastidita, sorrisi —sono molto bravo con lei, sorella cara— lei roteò gli occhi —sono ancora dell'idea che tu le abbia fatto il lavaggio del cervello e che abbia bisogno di qualcuno che le faccia ritornare la ragione— commentò, avanzando verso i camerini.

—E quel qualcuno saresti tu?— le chiesi divertito, seguendola, lei si voltò verso di me e mi fece l'occhiolino —puoddarsi, non ho ancora avuto l'occasione di averci una conversazione a quattr'occhi— disse, porgendomi la sua borsa, la presi e lei si chiuse nel camerino.

Rimasi lì ad aspettarla, poggiando le migliaia di buste a terra perché sentivo le dita indolenzite. Mi poggiai alla parete, mi misi la borsa di mia sorella sulla spalle e presi il cellulare che avevo poggiato in essa per passare il tempo.

—Cameron, siete qui?— la voce di mia madre mi fece alzare lo sguardo dallo schermo, era alle mie spalle, con un sorriso candido in viso —Claire si comprerà l'ennesimo indumento qui dentro— commentai, la cassiera probabilmente ci avrebbe preso per degli stupidi, eravamo entrati e usciti da qui non sapevo quante volte.

—Parli come se non conoscessi tua sorella— commentò divertita mamma —non capisco perché non entra una volta sola e si fa il giro del negozio per bene, prendendo tutto quello che le piace, cioè, sembriamo due coglioni— commentai io —ma cosa ne vuoi sapere tu del mondo delle donne!— esclamò lei dal camerino, dalla quale uscì subito dopo, con indosso una camicetta fin troppo trasparente.