6

43 5 0
                                    

SAWYER.

Quando avevo pensato che accettando il passaggio di Cameron, lui si sarebbe calmato un po' e quindi non si sarebbe fatto vedere, mi ero completamente sbagliata, non potevo essere più che lontana dalla verità.

Mi guardava con il suo solito sorrisetto compiaciuto, mentre avanzava verso di me, per sedersi al suo solito sgabello mentre cercava di infastidirmi quando lavoravo.

Si sedette, mi sorrise, io lo evitai e continuai a pulire il bancone, lui seguiva con lo sguardo ogni movimento che facevo, io ero infastidita da quell'insistenza, lui sembrava disposto a non smetterla.

Cosa avrei dovuto fare con lui?

—Posso avere un caffè, bellezza?

Sospirai.

—Il concetto di non chiamarmi bellezza sembra che non ti sia molto chiaro.

Sorrise.

—Come mai ti dà così tanto fastidio?— domandò in tono innocente, anche se nulla in lui lo era. Mi fermai, altrimenti non si sarebbe stato zitto se non lo avessi risposto, dovevo ammettere che con la costanza con cui veniva qui, avevo imparato a conoscerlo un pochino —perché ti ho già detto che ho un nome e che mi piacerebbe essere chiamata con quello. Non sono una delle tue conquiste, Cameron— puntualizzai, consapevole che lo avrei dovuto fare altre volte, a lui piaceva vedermi infastidita, non avrebbe smesso.

—Non mi conosci neanche, Sawyer, potrei piacerti— disse con uno strano luccichio negli occhi, ripresi a pulire, senza degnarlo di uno sguardo —quel poco che so di te mi ha fatto capire che non voglio conoscerti ulteriormente— dissi, sperando di aver troncato quella conversazione.

—E che cosa sai di me? Sentiamo— mi incitò malizioso, sbuffai e posai lo straccio in malo modo, era riuscito a farmi innervosire, di nuovo. Sostenni il suo sguardo, puntando nelle sue iridi nocciola —che sei un rompiballe insistente, sfacciato e con una grande faccia tosta, che a quanto pare non sa accettare un no— dissi, il mio nervosismo parve divertirlo, non era minimamente offeso dalle mie parole —quindi vuoi dirmi che essere decisi, coraggiosi, determinati e senza arrendersi facilmente, sono dei difetti? Vuoi farle passare come delle cose brutte?— mi schernì, sporgendosi leggermente sul bancone, arretrai di un passo, guardandolo fremente di rabbia —mi dispiace che il tuo essere appiccicoso tu lo consideri un pregio— lo attaccai di nuovo. Lui rimase zitto, osservandomi e basta, anzi, scrutandomi. Un brivido mi percorse la schiena, quegli occhi erano fin troppo intensi per i miei gusti.

—Adesso credi che io possa avere il mio caffè, bellezza? Non voglio rischiare di arrivare tardi a lezione per colpa del tuo essere sfaticata— disse, poi, sorridendo quasi perfidamente. Lo guardai incredula, chi cazzo si credeva di essere? Se pensava che io fossi sfaticata si sbagliava alla grande, ma non avrei perso il mio tempo a discutere con lui, perché avevo capito che era esattamente quello che voleva, ma non avrei ceduto.

Gli preparai in fretta il suo stupido caffè, felice di potergli dare le spalle e fare finta per un momento che non fosse lì.

—Grazie per avermi avvisato che eri qui, gemello caro, ti stavo cercando— sentì una voce femminile alle mie spalle e capì, dal nomignolo usato, che era la sorella gemella di Cameron, Claire.

Mi voltai per pioggiare il caffè sul bancone e la vidi lì, in tutto il suo splendore.

Era effettivamente l'esatta copia al femminile del fratello, con l'unica differenza che i suoi occhi erano azzurri. Era possibile una cosa del genere? I gemelli non erano identici in tutto?

—ciao, Sawyer, potrei avere una bottiglia d'acqua? Grazie— mi chiese e io mi avvicinai al distributore per prenderne una, gliela diedi e mi ritrovai di fronte ai due gemelli.

—Perché cazzo non ti prendi un caffè di prima mattina? Non hai bisogno di un po' di energie?— chiese Cameron alla sorella —non bevo caffeina, Cam, basta andare a dormire presto per avere le energie per affrontare il giorno dopo— rispose Claire con fare ovvio, come se fosse un'esperta di stile di vita salutare.

Osservandola capì che c'era qualcosa in lei che mi inquietava, che non mi convinceva granché. Ovviamente cercavo di mantenere un'opinione distaccata da quello che sapevo grazie a Wyn e Lena, era solo che non sapevo che pensare di lei, non che dovessi pensare qualcosa in realtà, però...

—Ti senti bene?— chiese Claire poi, mi scossi leggermente, rendendomi conto di essere rimasta a fissarla.

Complimenti per la discrezione, Sawyer...

Annuì semplicemente, portando la mia attenzione su altro, come per esempio controllare se qualcuno aveva bisogno di una mano e guardare l'orologio ogni due secondi per vedere quando sarebbe finito finalmente il mio turno.

—Come sta Aaron?— sentì chiedere da Claire poi. Ruotai gli occhi, ricordando che Wyn mi aveva accennato ad una cotta da parte della bionda nei confronti del suo ragazzo, non le era ancora passata? Ormai era da un po' che Aaron e Wyn stavano insieme.

—Bene e felice, più che felice. Ormai sembra che niente e nessuno possa farlo stare male— commentò Cameron —niente e nessuno tranne Wyn e Lena— puntualizzai io, entrando anche in soccorso alla mia amica per marcare il territorio quando lei non poteva, Claire posò il suo sguardo su di me —ah, Aaron e Bronwyn stanno ancora insieme?— chiese, facendo la finta tonta, come se non sapesse che fosse così.

—So che ti aspettavi che si fossero lasciati, ma credo che un legame come il loro sia difficile da spezzare— risposi io, facendo la finta gentile, sentivo gli occhi di Cameron addosso, ma non mi importava nulla, se gli importava di sua sorella magari sarebbe intervenuto in sua difesa, avrebbe visto che non mi piaceva, si sarebbe incazzato e forse e finalmente mi avrebbe lasciato in pace.

Guarda tu a cosa mi ero ridotta...

—Sai, Sawyer, in realtà l'unica cosa che non capisco è perché si sia messo con la ragazza che lo ha sbattuto in riformatorio e non capisco neanche perché mio fratello ci sia amico— disse poi per puntare lo sguardo su Cameron, lui sospirò —tu non ti intrometti nella mia vita e io non mi intrometto nella tua, ricordi? Ci eravamo detti che non saremmo stati i gemelli Morrison all'università— disse lui deviando il discorso, portando alla luce cose di cui non sapevo nulla, infatti, non capì cosa intendesse Cameron con quelle parole.

Claire lo guardò stupita, potei quasi leggere un leggero dolore nel suo sguardo —ciò significa che non dobbiamo neanche parlare? Che non posso chiederti nulla? Non credevo che non mi sopportassi a tal punto— disse, la guardai confusa, c'era bisogno di tutto quel vittimismo? Anche se dovevo dire che non sapevo le verità del loro rapporto, né mi interessava saperle, infatti dovevo smetterla di stare a sentire la loro conversazione, ormai non parlavano più di Wyn.

Cameron sospirò —ne abbiamo già parlato, Claire, smettila di fare così. Se non ti sopportassi non ti farei venire a casa mia— gli disse lui e dal tono che usava, sembrava che quella conversazione fosse di poco conto, oppure l'avevano avuta così tante volte che ormai era stanco di ripetere sempre le stesse cose.

Claire, quindi, si alzò, lasciò delle monete per la bottiglia d'acqua e uscì senza dire una parola.

Cameron la guardò allontanarsi, poi mi lanciò un'occhiata, senza dire nient'altro lasciò una banconota sul bancone e si alzò anche lui, probabilmente andando dietro alla sorella.

Lo guardai uscire, pensierosa. Non sapevo come stavano le cose tra di loro, ma sicuramente, c'era qualcosa che non andava.

My Unattainable DesireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora