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CAMERON.

Non avevo parlato con nessuno della conversazione con mio padre.

Nemmeno a Claire ero riuscito a raccontare i dettagli e non avevo raccontato nulla a mia madre quando mi aveva chiamato la sera stessa.

Come avrei potuto farlo? Era felicissima del concerto, emozionata perché aveva conosciuto Sawyer (sapeva che c'era qualcosa fra me e lei, sembrava che quella donna avesse un radar) e non sembrava che avesse notato la presenza del suo ex marito.

Non volevo rovinarle il momento, sembrava veramente felice dopo tanto tempo.

Così, mi ero tenuto tutto dentro, cercando di sorridere e di fingere che andasse tutto bene. Inoltre, io e Sawyer ci eravamo riusciti ad incrociare poche volte alla caffetteria dal giorno del concerto e dalla nottata più bella della mia vita, perché gli esami iniziavano a sfinirla e lei quest'anno si sarebbe dovuta prendere la laurea triennale a cui sarebbe susseguita la specializzazione.

Ero più che certo che avesse capito che c'era qualcosa che non andava, ma aveva preferito non farmi domande, nell'attesa che fossi io a parlare per primo. Lo apprezzavo, perché ancora non avevo trovato le parole giuste per mettere in mezzo il discorso.

In più, anche a casa avevano capito che c'era qualcosa che non andava, Aaron probabilmente si sentiva offeso perché non riuscivo a parlare con lui.

Lo avrei fatto, anche perché sentivo come se stessi per esplodere, ma non ora, non oggi.

Era il quattro marzo, cioè, il ventesimo compleanno di Julián. Questa serata non ammetteva problemi e brutti pensieri, solo spensieratezza con i miei amici.

Wyn e Lena avevano pensato di farci festeggiare solo tra noi ragazzi, perché conoscevano Julián e per quanto lui le "tollerasse" (se così si poteva dire), sapevano che avrebbe preferito, almeno il giorno del suo compleanno, non avere attorno nessuna delle ragazze. Era riuscito a superare la storia di Wyn e del riformatorio, ciò non significava che stravedeva per lei o per Lena.

Perciò, avevo avvertito anche Sawyer di questa cosa e lei mi aveva risposto che non c'erano problemi e che, inoltre, non si sentiva bene, mi aveva tranquillizzato dicendomi che non era nulla di serio, anche se ero un po' in pensiero.

Quando mai io ero stato in pensiero per una donna che non fosse mia sorella o mia madre?

Mi ritrovai a sorridere come un'idiota, solo lei riusciva a trasmettermi un po' di serenità in questi giorni, le ero grato perché, anche se lei diceva di non fare niente di che, faceva così tanto per me che non ne aveva idea.

Mi faceva sorridere.

—Ehi, ci sei?— Emerson fece capolino nella mia stanza, con indosso una felpa e dei jeans. Avevamo pensato di andare al Blue Ice, senza troppe cerimonie, ci bastava stare insieme.

Annuì mentre prendevo il telefono dalla scrivania per controllare se Sawyer mi avesse scritto. Le avevo detto che avrebbe potuto farlo se avesse avuto bisogno di qualsiasi cosa.

—Controlli se Sawyer ti ha scritto?— Mi chiese il mio amico —le ho detto che può contattarmi se le serve qualcosa, quindi si— risposi. Mi misi il telefono in tasca, pronto per uscire —come stai?— mi chiese però il mio amico.

Alzai lo sguardo verso di lui.

Nessuno me lo aveva chiesto in modo diretto ultimamente.

—É tutto ok— risposi, deglutì, perché Emerson era un bravo osservatore, soprattutto delle persone a cui teneva, non a caso, quando Lenora aveva qualcosa che non andava, lo notava subito. Quindi, mi sorprendeva il fatto che mi fosse venuto a parlare solo ora. Guardandolo, capì che non potevo mentirgli.

My Unattainable DesireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora