SAWYER.
Il giorno dopo, Ivy mi mandò a fare la spesa, visto che quella volta toccava a me e Ivy doveva lavorare.
Non avevo avuto il coraggio di dirle che non volevo uscire per nessuna ragione al mondo, dopo tutti quegli stupidi articoli sui giornali, ma stranamente non ero riuscita a dire nulla alla mia migliore amica, e lei, sembrava non essersi resa conto che c'era qualcosa che non andava. O almeno, quella era stata la mia impressione.
Parcheggiai la macchina di Ivy e scesi dall'auto, facendo respiri profondi. Mi alzai il cappuccio della felpa, sperando di poter passare inosservata, nonostante il modo sciocco. Entrai, imponendomi di fare il più presto possibile.
Presi un carrello e la lista dalla tasca della felpa, per vedere cosa dovevo prendere. Mi avvicinai ai frigoriferi, rabbrividendo un po' per il freddo che emanavano e presi una bottiglia di latte, ignorai le continue vibrazioni del mio cellulare, che non la smetteva da ieri di ricevere notifiche. Come se non bastasse, quella mattina a lezione, avevo ricevuto tante di quelle occhiatine curiose che mi era stato difficile concentrarmi.
Avevo cercato di contattare uno degli addetti stampa di mia madre, per cercare di fermare la diffusione di quelle stupide foto, ma era ovvio che non avevo ricevuto risposta, probabilmente se la stavano anche spassando tra le risate nel notare il motivo per la quale finivo sui giornali.
E non era per i miei successi scientifici.
Non mi avrebbero mai presa sul serio come chimico in futuro, se continuavo a finire sotto i riflettori per aver preso un fottuto autobus.
Sospirai frustrata, perché non c'era una soluzione concreta al problema... In realtà, molto probabilmente, la soluzione c'era, ma ciò significava dover essere in debito con mia madre, cosa che non volevo assolutamente.
Proseguì il mio percorso verso l'area detersivi, ma mi bloccai quando riconobbi una figura davanti a me, che per mia sfortuna conoscevo fin troppo bene, potevo ancora sentire il calore del suo corpo e delle sue dita avvolte attorno al mio braccio...
Cameron.
Perché lo incontravo così spesso ultimamente?
Teneva in mano una bottiglia di vino, di cui ne stava leggendo attentamente l'etichetta, mentre con l'altra mano teneva fermo uno dei carrelli piccoli con cui di solito si compravano poche cose.
Prima che potessi allontanarmi, però, lui alzò lo sguardo e incrociò il mio.
Sorrise e posò la bottiglia nello scaffale —ti piace quello che vedi, bellezza?— domandò soddisfatto di avermi colta in fragrante —stavo solo pensando a quanto sia fastidioso incontrarti in continuazione— risposi, rise —diciamo che è il destino che vuole farci incontrare— commentò, concedendomi tutta la sua attenzione.
—Credi davvero nel destino?
Mi guardò, quasi sconcertato, come se fosse una cosa difficile da credere.
—Perché, tu no?
—Non particolarmente.
Mi osservò per un paio di secondi.
—E perché?
—Credere nel destino, per me, è solo un altro modo inventato dall'essere umano per non prendersi le proprie responsabilità, o per credere che un suo fallimento sia dovuto da una forza epica e che quindi abbia un significato profondo.
Mi guardò confuso.
—Hai una visione un po' triste del mondo, Sawyer.
Perché anche quando credevo di conoscere la persona che amavo più di me stessa, un modello da ammirare per me, cioè mio padre, che la realtà mi era stata sbattuta in faccia mostrandomi la vera identità di colui per il quale, fino a qualche settimana fa, avrei fatto di tutto per riportarlo in vita. Adesso ero felice che lui non fosse più qui a creare problemi.
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My Unattainable Desire
Romance"Quando la guardavo provavo mille sensazioni diverse. Con lei mi sentivo vivo, nonostante il mio fosse un desiderio irraggiungibile" (When The Night Comes Down series. Libro 3) Cameron Morrison ama girarmi intorno. Mi vede come una sfida, la ragazz...