36 (finale)

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SAWYER.

—bellezza, credo che sia arrivato il momento di alzarti— sentì bisbigliare nel mio orecchio.

Mi mossi leggermente, mettendomi a pancia in su.

Aprì lentamente gli occhi e la prima cosa che notai era che non ero nella mia stanza.

Mi girai e notai Cameron di fianco a me.

Poi, i ricordi di ieri sera mi colpirono come un pugno in faccia.

La festa era finita più o meno subito, non che ce ne fosse importato qualcosa, ieri sera morivamo solamente dalla voglia di rimanere da soli.

Sorrisi, un po' frastornata.

—Che ore sono?— chiesi, strofinandomi gli occhi con le mani, sentì la sua risatina —le undici e mezza— rispose, come? Avevo davvero dormito tutta la mattina? Almeno era domenica...

—Cosa? Sul serio? Da quanto tempo sei sveglio tu?— chiesi —da un'oretta, più o meno— rispose con nonchalance —e perché non mi hai svegliata?— domandai, lui mi guardò con un sorriso —a quanto pare mi piace vederti dormire— confessò e non potei evitare di sorridere a mia volta.

Il mio occhio, poi, cadde sul mio regalo, che aveva poggiato sulla poltrona che aveva in camera, perfettamente impacchettato.

—Non lo hai aperto— constatai confusa —vorrei aprirlo con te, infondo è il tuo regalo— ribatté con un sorriso.

Sentì il cuore sciogliersi per tutta la sua dolcezza nei miei confronti, i suoi erano piccoli gesti che mi facevano innamorare ancora di più.

—Bene, allora apriamolo— gli dissi e mi sporsi per baciarlo, lui sorrise e poi prese il regalo, si sedette di nuovo sul letto e io feci stessa cosa, mi avvicinai di più a lui e poggiai la mia testa sulla sua spalla.

Scartò la busta e prese tra le mani il pacchettino in cui avevo avvolto le due bacchette, lo aprì e lesse ciò che c'era scritto su di esse.

Le osservò a lungo e poi mi diede un bacio sulla fronte —sono stupende, Sawyer— disse entusiasto, risi —sono felice che ti siano piaciute, sono arrivate la mattina del tuo compleanno, avevo paura che non avrebbero fatto in tempo, stavo impazzendo— commentai.

—Vieni— mi disse e si alzò, facendomi cenno di seguirlo, lo guardai confusa —dove vuoi andare?— chiesi —non mi hai mai visto suonare, mi hai solo sentito, forse è arrivato il momento di questa prima volta— disse e si avviò verso la porta.

Sorrisi, ricordando i nostri inizi, quando io lo sentivo suonare la batteria da casa mia ma non sapevo ancora che si trattasse di lui.

Era sempre stato lui, ancora prima che lo capissi.

Mi alzai dal letto, ma prima di seguirlo mi fermai un attimo in bagno, sentendo quel leggero fastidio della nausea mattutina.

—Bellezza, tutto ok?— mi domandò lui, facendo dietro front. 

Chiusi gli occhi e mi misi una mano sulla pancia, annuì —vuoi un po' d'acqua?— mi chiese, scossi la testa —non preoccuparti, sto bene— lo rassicurai, o almeno ci provai.

Si avvicinò e mi avvolse fra le sue braccia, mi lasciai trasportare e inalai il suo profumo, lo abbracciai e feci dei respiri profondi.

—Tutto ok?— mi chiese, dandomi un bacio fra i capelli —si, grazie— gli dissi e lo guardai negli occhi, lui mi baciò —possiamo andare di là? Ti va?— mi domandò, annuì e lui mi prese per mano, conducendomi, probabilmente nella stanza dove aveva la sua batteria.

My Unattainable DesireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora