Non Rispondi?

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~ Episodio 2 ~

Era arrivato in perfetto orario, le due erano scattate da pochi secondi quando la sua mano, chiusa a pugno, si era posata sul legno scuro della porta dell'ufficio di Kim TaeHyung. Aveva corso come al solito ma non era mancata una pausa veloce ad uno dei bagni della Metropolitana per darsi una sistemata dopo essere stato pestato per bene dai suoi aggressori, per il labbro che si era spaccato di nuovo e che si stava gonfiando, nonostante l'acqua fredda che era riuscito a metterci sopra, non avrebbe potuto fare granché, solo sperare che per strafottenza il suo nuovo capo lo ignorasse pensando come tutti che JungKook fosse un tipo da rissa oppure da sesso violento.

Anche quella conclusione, il pensiero che lui fosse un playboy da sesso sfrenato non gli sarebbe dispiaciuta, tutto fuorché vittima. Invece il livido sotto lo zigomo non era ancora visibile anche se gli faceva malissimo e per quanto riguardava i segni viola alla base del collo sperava che sarebbero potuti passare facilmente come preliminari di cui non parlare per decenza, quindi, prendendo il coraggio a due mani, era arrivato davanti a quell'ufficio già stanco, intontito e calpestato.

Cosa sarebbe potuto andare storto?

Quando non sentì nessuna risposta pensò di aver bussato troppo piano perché l'incertezza a volte poteva giocare brutti scherzi ma quando anche la seconda volta la voce di TaeHyung tardò a farsi sentire, JungKook ebbe il dubbio che l'altro non si trovasse lì, si fece coraggio ed aprì la porta, non era certo di avere l'autorizzazione di potersi intrufolare in quell'ufficio senza permesso ma anche aspettare come uno stupido là fuori era una cosa che non avrebbe preso in considerazione. Mise timidamente la testa dentro la stanza e quello che gli si presentò davanti lo sorprese molto, TaeHyung, con un paio cuffie Bluetooth alle orecchie, la sigaretta in bocca, senza giacca ed a piedi scalzi se ne stava sdraiato sul divanetto in pelle, intento a leggere con molta attenzione dei fogli che facevano parte di una documentazione che per metà se ne stava bellamente sparsa sul pavimento.

Si schiarì la voce con un colpo di tosse sufficientemente forte da farsi sentire e quando l'altro saltò in piedi per lo spavento quasi si pentì di aver mai messo piede dentro quell'azienda perché l'Alfa, subito dopo essersi accorto di chi lo avesse disturbato mentre era immerso nella sua oasi di tranquillità, lo aveva guardato con così tanto disprezzo da incenerirlo sul posto, «Mi scusi signor Kim, avevo bussato ma a causa delle cuffie non mi ha sentito».

Il maggiore indossò velocemente le scarpe dirigendosi poi verso la scrivania, «Jeon, ti ho già detto di non chiamarmi signor Kim. Ogni volta che lo fai penso che stai parlando con mio padre».

JungKook spinse la lingua contro la guancia per stemperare la voglia che aveva di rispondere per le rime a quel ragazzo che era più grande di lui di soli due anni ma che però si atteggiava a uomo vissuto,

«Puoi semplicemente chiamarmi hyung», c'era un punto in quella frase, un'elisione ben udibile che non ammetteva repliche e che non aveva bisogno di alcun consenso ma l'altro non mancò comunque di ribattere.

«Si hyung», JungKook sorrise abbassando lievemente lo sguardo per non far notare l'espressione impertinente che si nascondeva dietro la sua frangia.

Per la prima volta da quando era entrato in quella stanza TaeHyung si soffermò a guardarlo. Se fosse stato possibile, il ragazzo che aveva davanti era ridotto peggio del giorno precedente, sulla parte sinistra del labbro aveva un po' di sangue rappreso, segno che la ferita era stata riaperta di recente, TaeHyung per un solo istante pensò che avrebbe voluto morderli lui quei piccoli pezzi di carne che al solo sguardo davano l'idea di essere morbidi e gustosi. Chiuse gli occhi per cercare di recuperare la sua solita compostezza e continuò, in silenzio, il percorso che il suo sguardo voleva compiere sul corpo del segretario, i capelli erano arruffati ed ancora di quell'orribile viola, come poteva mai pensare di lavorare per lui conciato in quel modo?

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