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« Festa bianconera »Pov's Eva

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« Festa bianconera »
Pov's Eva

La casa di Claudio Marchisio era una fottutissima villa a tremila piani gigantesca — il che non mi sorprendeva — colma di persone, era presente praticamente tutta la squadra juventina con i rispettivi amici ed amiche o partner dei giocatori.
Alice era al mio fianco mentre si guardava attorno con la bocca semiaperta incantata dalla bellezza dell'abitazione nella quale ci trovavamo.
Lei stava indossando un vestito azzurro luccicante — molto sobrio devo dire — con dei tacchi neri, io invece optai per un abito a maniche lunghe bianco che mi lasciava la schiena scoperta e dei tacchi non troppo alti del medesimo colore. I capelli della mia migliore amica erano raccolti in una coda alta e perfetta tenuta su da kili di lacca, i miei, invece, erano mossi ed avevo deciso di lasciarsi slegati.
Non potei non notare la piscina sulla quale si affacciava la sala principale dell'abitazione, probabilmente, anzi, sicuramente aveva anche l'idromassaggio. Nella sala principale c'era un divano gigantesco ed un tavolo immenso dove vi era riposto tantissimo alcol, guardai un po' cosa offriva la casa ed optai per farmi un bel bicchiere di sambuca liscia — uno dei miei alcolici preferiti di sempre. Alice, invece, scelse di farsi un da sola un Gin Lemon riempendosi il bicchiere di plastica fino all'orlo.

« Venite, vi presento i miei amici anche se immagino che voi già sappiate i loro nomi. » Parlò Leonardo abbozzando un sorriso e facendoci cenno di seguirlo.

Il difensore ci fece conoscere Giorgio, Claudio, — il proprietario della casa — Gianluigi, Andrea, Alvaro, Paulo — Alice sbavava per lui — e tanti altri componenti del team.
Erano seduti su un enorme divano mentre sorseggiavano qualcosa e ridevano e scherzavano probabilmente su qualcosa riguardante il calcio.

« E poi mi guarda preoccupato, smettere di correre e fa "no Barza, guardami il culo e vedi se mi sono cagato addosso." » Raccontò Andrea facendo scoppiare tutti in una fragorosa risata.

« Dio, davvero Claudio l'hai fatto? » Chiese Giorgio con le lacrime agli occhi dalle troppe risate.

« Avevo bevuto un espresso e non ero andato in bagno! Avevo paura veramente di essermi cagato sotto nel bel mezzo della partita! »

Come immaginavo, stavano parlando di pallone — non che non mi dispiacesse sentire i loro aneddoti, sia chiaro.

Il più socievole del gruppo era indubbiamente Gianluigi che iniziò subito a chiacchierare con noi notandoci un pelo in disparte. Ci fece assaggiare quello che stava bevendo, — del quale non ricordo il nome — era un liquido verde flash assolutamente squisito. Così tanto buono che ne presi almeno due bicchieri belli pieni e mi promisi di chiedere al capo del Dash di introdurlo nella lista dei drink una volta scoperto il suo nome.
Per tutto il tempo sentii gli occhi di Leonardo addosso, osservava ogni mia singola mossa e dire che mi mettere in soggezione era dire poco, ma provai lo stesso a non darci troppo peso. L'alcol stava facendo il suo effetto su di me e volevo solamente liberare la testa e rilassarmi dopo un'intensa giornata di studio e lavoro al bar.

FINO ALLA FINE | LEONARDO BONUCCIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora