Era il 6 gennaio 2016, si svolgeva la diciottesima giornata del campionato di serie A e la Juventus era impegnata in un match in casa contro l'Hellas Verona.
La partita finì 3 a 0 per la Vecchia Signora, con gli incredibili gol di Dybala, Bonucci e...
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« Scuse e rose rosse » Pov's Eva
Tengo gli occhi fissi sulla strada tenendo in modo saldo il volante della mia auto. Sto tornando a casa, il turno al Dash è stato veramente infinito e noioso. Sono quasi le quattro di notte e ho troppo sonno. Il mio umore non è dei migliori, la Juve stasera è stata battuta dal Bayern facendoli così uscire dalla Champions e ci sto alquanto di merda. Ogni volta che perdono soffro anche io, con loro, è come se perdessi anche io, è sempre stato così. Quando una squadra ti appartiene funziona così. Provo lo stesso a rimanere lucida, nonostante i sentimenti negativi e la stanchezza, ed in poco tempo giungo sotto la mia abitazione. Parcheggio la mia macchina e, dopo aver preso la borsa, scendo dirigendomi verso la scala del mio palazzo. Sgrano gli occhi quando di fronte a me, seduto sulle scale, trovo Leonardo. O meglio: Leonardo con un mazzo di rose rosse in mano. Cosa diavolo ci faceva qua? Con quelle rose poi! Non doveva essere ancora in aereo? Era Vin Diesel il pilota? Un milione di domande mi balenavano nella testa e nessuna risposta.
« Che ci fai qui? » Domandai con tono freddo osservando lui ed i fiori, provando a non far notare la mia agitazione.
Lui — appena sentì la mia voce — alzò la testa verso l'altro e si mise in piedi di fronte a me. « Volevo parlarti. »
Appena incastrò i suoi occhi nei miei e parlò con quella sua voce roca e profonda sussultai perdendo un battito, non ci vedevamo da una settimana. Da quella sera alla festa di Ciro. Leonardo tentennava appena, era agitato e lo si percepiva. Io, più che altro, ero sorpresa e continuavo a non capire cosa gli stesse per davvero frullando nel cervello. Era triste, glielo lèggevo negli occhi, probabilmente la sconfitta lo aveva distrutto. Una sconfitta avvenuta solo negli ultimi minuti, proprio quando tutto sembrava fatto e la vittoria sembrava essere in pugno. I suoi occhi erano lucidi e rimasi parecchio sorpresa, perché si stava mostrando così debole davanti a me? Non era lo stronzo della situazione? Poi, senza alcun tipo di preavviso, mi afferrò per un fianco facendo combaciare i nostri corpi e le nostre labbra. Era un bacio sincero e delicato, pieno di tristezza. Sentii mancarmi l'aria, non lo baciavo da troppo. Il suo profumo mi invase le narici e la sua mano percorse la mia schiena provocandomi brividi. Immediatamente, di istinto, portai le mani sulle sue guance per attirarlo maggiormente a me. Avevo bisogno di lui, di lui e basta, soprattutto dopo una nottata così di merda passata a lavoro.
« Cazzo perché fai così... » Mormorai a due millimetri dalle sue labbra provando a metabolizzare cosa fosse veramente successo e provando a cacciare in dentro le lacrime che mi offuscavano la vista.
« Ho bisogno che mi ascolti, Eva. »Si allontanò da me tutto d'un tratto — come se il bacio non fosse mai esistito.
« P- parla allora. » Balbettai ancora scossa per il suo gesto di pochi istanti prima.
« Sono qui per smetterla con queste cazzate da bambini. — Iniziò avvicinandosi a me nuovamente. — Eva, davvero. So che ti sei arrabbiata per la storia degli "amici", però non volevo raccontarlo a Ciro... Sono stato tremendamente bene con te e lo sai, odio non sentirti più. — Sospirò. — Questi sono per te. » Mi porse il mazzo di rose rosse abbozzando un sorriso timido e sincero.