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« Ciao »Pov's Leonardo

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« Ciao »
Pov's Leonardo

Guardavo Paulo di fronte a me mentre ficcava letteralmente la lingua in gola ad una ragazza dal fisico da mozzare il fiato mentre la sua amica mi parlottava nell'orecchio e rideva a qualsiasi cosa che dicevo.

Era insopportabile.

Le sue mani salirono sul mio petto per poi sussurrarmi qualcosa, che neanche ascoltai, ero troppo impegnato a guardare cosa stava accadendo nel privè, come Andrea e Claudio che ridevano a crepapelle per uno stupido video di Juan in spogliatoio. Tutto era più importante della voce di quella lì, persino la cosa più stupida e banale sulla faccia della terra.

« Ce ne andiamo via? » Mi chiese obbligandomi a guardarla negli occhi per poi mordersi il labbro inferiore.

Scossi la testa sospirando e mi voltai dall'altra parte, non rispondendole. Mi staccai dal suo corpo e mi alzai dal divanetto mettendomi in piedi, poi mi passai le mani sul volto frustrato.

« Sei un maleducato! » Esordì lei alzandosi e sculettando fino ad uscire fuori dal privè.

« Ma se non ho detto una parola! »

Era piena estate, tutti erano spensierati, felici e si divertivano. Tutti. Tutti eccetto me. E lo odiavo. Odiavo la situazione che Eva mi aveva obbligato a creare, io non volevo lasciarla. Era da settimane che la situazione non faceva altro che peggiorare ed io ci stavo così male.

« Che succede, Leo? » La voce di Giorgio mi riportò alla realtà, così alzai lo sguardo per rispondergli.

« Niente. »

« Niente? — Alzò le sopracciglia. — Il vecchio Leo non avrebbe mai rifiutato quella lì. »

Io roteai gli occhi e feci per oltrepassarlo, ma lui mi bloccò obbligandomi ad ascoltarlo.

« Senti... Smettila di stare così: reagisci. Non puoi azzerarti per una ragazza, non dovresti nemmeno perderci tempo in verità. Ti sta facendo uscire fuori di testa! Sei persino andato nel suo bar con tua cugina provando a farla ingelosire, capisci che ti- »

« Chiello vaffanculo! Ok? Ho bisogno di stare da solo, non ho bisogno del mio migliore amico che mi fa la morale. » Lo interruppi e lo superai iniziando a camminare verso il bancone per prendere qualcosa da bere.

« Adesso mandi me a fanculo? Non combini niente allontanando l'unica persona che vuole aiutarti qui in mezzo! »

Mi voltai per cacciargli un'ultima occhiata. « Lo so, so che mi vuoi aiutare... Ma non è momento. Ho solo bisogno di bere qualcosa e rilassarmi un po'. Perdonami. »

Scesi le scale ed una volta arrivato davanti al barman ordinai il mio Japanese Slipper mi accomodai sulla sedia aspettando il mio drink.

« Ma chi si rivede. » Esordì una voce alle mie spalle.

Mi girai e vidi Alice con un sorriso stampato sul volto. « Ciao Ali, che ci fai qui? »

« Niente di che, io e le altre volevamo divertirci ed eccoci qui. Tu invece? Sei qui con gli altri? »

Io ghignai alla sua domanda, voleva sapere di Claudio. « Se proprio vuoi saperlo, Claudio è nel privè con gli altri. » Feci un cenno con la testa verso il nostro angolo esclusivo.

Lei diventò rossa paonazza dall'imbarazzo e scosse immediatamente la testa. « No ti sbagli! Io non voglio sapere di Cl- »

« Si, certo come no! Ed io non sono un calciatore. — Risposi sarcasticamente. — Mi ha detto che avete passato la notte insieme, so tutto. So che ti piace tantissimo, Ali, è inutile che fai finta di niente. »

« Non sto facendo finta di niente, semplicemente non mi va di- »

« Celina sta poco bene! » Esordì la sua voce alle spalle della sua migliore amica.

Alice si girò di colpo rivelando la figura di Eva preoccupata per l'amica, poi i suoi occhi si spostarono su di me e si irrigidì immediatamente. Io deglutii alla sua vista — non eravamo così "vicini" da ormai troppo.

« Che cos'ha? » Domandò Alice.

Eva faticò un poco a togliermi gli occhi di dosso e lo stesso valeva per me: era bellissima — come sempre. Indossava dei pantaloni neri lunghi a zampa eleganti ed un top di pizzo del medesimo colore che le fasciava perfettamente il seno. I capelli erano sciolti e mossi che le ricadevano sulle spalle e, come sempre, non era molto truccata, ma mi piaceva di più così.

« Ha... Ha un mal di pancia atroce e ha bisogno di un Buscofen Act, te l'ha messo prima in borsa. »

« Vado a darglielo allora, dove sta? » Chiese la bionda iniziando a cercare nella sua borsa la medicina da dare.

« In bagno. »

« Ok, vado. » Così Alice si incamminò verso il bagno lasciando Eva da sola, dinanzi a me.

Feci un respiro profondo e mi voltai nuovamente verso il bancone aspettando il mio drink. Guardai fisso di fronte a me e sperai con tutto me stesso che si sedesse accanto a me, nonostante tutto volevo parlarle... Mi mancava...
Lei fece ciò che volevo e si sedette sullo sgabello accanto al mio portandosi i capelli sciolti dietro le orecchie — segno che era in imbarazzo.

« Ti trovo bene. » Parlai rompendo il ghiaccio, voltai leggermente il volto e la osservai attentamente soffermandomi sui suoi abiti e sulla sua scollatura. Chissà quanti ragazzi la guardavano conciata così.

« Anche tu. — Fece una pausa di qualche secondo. — Hai già un'altra? » Chiese con un filo di voce per poi voltare la testa e guardarmi.

Alzai un sopracciglio non capendo a cosa si stesse riferendo. Per quale motivo dovrei avere un'altra? Poi mi ricordai di mia cugina e del fatto che ci avesse visto insieme. « Ma ti pare? »

Eva non disse niente e continuò a guardare davanti a sé leggendo il menù dei drink scritto a caratteri cubitali sulla parete.

« Tu? »

« Ma ti pare? » Rise nervosamente.

« Ecco a te! » Esordì il barman porgendomi il drink verde flash per poi chiedere che cosa desiderava alla mia ex.

Lo afferrai, feci per alzarmi e per raggiungere gli altri su nel privè, ma venni bloccato dalla sua voce. « Ciao Leonardo. »

Perché il mio nome suonava così bello pronunciato da lei?

Mi voltai leggermente e sorrisi debolmente, ero stanco di fare lo stronzo, così optai per ricambiare il suo saluto e basta, anche se in verità volevo solamente stringerla tra le mie braccia e dirle che volevo perdonarla con tutto me stesso. « Ciao Eva. »

Alla fine passai il resto della serata con gli atri nel privè a parlottare di cose stupide, avevo bisogno di loro — dei miei amici, la mia famiglia — coloro che non mi avrebbero mai abbandonato.

FINO ALLA FINE | LEONARDO BONUCCIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora