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« Accendino »Pov's Leonardo

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« Accendino »
Pov's Leonardo

Appena l'intervista finì uscii direttamente da quella sala colma di gente a passo svelto. Dovevo calmarmi e respirare profondamente. Avere i suoi occhi addosso per tutta la durata della conferenza non mi aiutò per niente a rilassarmi e quella domanda sull'esultanza con la "E" aveva peggiorato le cose.
Raggiunsi velocemente un angolo del parcheggio e mi portai alle labbra una sigaretta guardandomi bene intorno e sperando che non piombassero giornalisti dal nulla.

« Che combini? Perché sei scappato? » Domandò Paulo seguendomi e posizionandosi dinanzi a me.

« Non sono scappato. »

« Ah no? Sei frustrato e nervoso, Leo. Anche un cieco lo vedrebbe ed ormai sono qui da un anno, non sono più arrivato ieri, ti conosco anche io. » Incrociò le braccia e mi guardò alzando le sopracciglia.

« Paulino davvero... Sto bene, basta. »

« C'entra Eva vero? »

Sospirai e scossi la testa facendo un altro tiro dalla sigaretta.

« C'entra Eva... — Borbottò avvicinandosi e posandomi una mano sulla spalla. — Leo, davver- »

« Mi passerà, è solo un brutto periodo. Tornerò il Leo che ero prima di lei. Solo... Lasciatemi stare tutti quant- »

« No, non farlo. — Io alzai lo sguardo e lo guardai confuso. — L'anno scorso, appena ero arrivato, tu eri un insensibile del cazzo che se la spassava con mille ragazze diverse nei locali. Da quando è arrivata lei sei così felice, come rinato e- »

« Ed ora sto di merda di nuovo. È grandioso no? »

« È l'amore caro Leo e poi non dovrei spiegartelo io! Dovresti saperlo, no? »

Scossi nuovamente la testa e risi amaramente.
"È l'amore."
L'amore vero fa così male? Se uno ama davvero si fida e non manda tutto all'aria per nulla.

« Scusatemi... — Parlò un giornalista avvicinandosi tentennante con una sigaretta spenta tra le dita. — Non voglio interrompere niente, ma... Avete d'accendere? » Sorriso imbarazzato alzando la sigaretta.

« Si, tieni. » Ricambiai il suo sorriso e gli passai il mio accendino.

Si portò la sigaretta alle labbra e l'accese con un po' di difficoltà a causa del mio accendino quasi finito.

« Ho trovato l'accendino! Era sul fondo della borsa! » Esordì Eva raggiungendo il giornalista alla quale era seduta accanto e piombando così davanti a noi.

Dio mio, ma era tutto fatto apposta?

« Ciao Eva! » Parlò Paulo salutandola velocemente con la mano.

« Ehi, ciao. » Ricambiò il saluto non degnandomi nemmeno di uno sguardo e girandosi verso il ragazzo che si era acceso la sigaretta con il mio accendino.

« Comunque ho fatto, tranquilla, me l'ha dato Leonardo. » Disse quest'ultimo indicandomi.

« Ok... Ti aspetto in macchina. » Parlò lei e si avviò allontanandosi così da noi.

Paulo mi guardò un attimo confuso non capendo cosa ci facesse Eva con questo ragazzo che non avevo mai visto prima di oggi e mi fece cenno con la testa di seguirla e parlarle. Così lo feci, tirai un respiro profondo e la seguii.
A passo svelto mi diressi verso di lei con le gambe che a momenti cedevano dall'ansia e pensai velocemente a che cosa dirle. Tremila domande balenavano nella mia mente e nessuna risposta. Dovevo assolutamente sapere che cosa diavolo ci facesse qui e chi cavolo fosse il suo accompagnatore.

Una volta raggiunta, le afferrai il polso bloccandola e facendola girare verso di me. La guardai duramente e contrassi la mascella. « Eva fermati. » La voce mi uscii in un sussurro.

« Lasciami. » Mormorò a denti stretti e con una mossa veloce si liberò dalla mia presa lasciandomi piuttosto colpito.

« Che ci fai qui? Non mi hai mai detto di- »

« Che dovrei dirti? Non parliamo da tempo ormai. Ci siamo avvicinati in Germania, ma è durato poco. » Mi fulminò con lo sguardo riferendosi all'imprevisto dovuto dai miei due compagni di nazionale. Al loro "scherzetto", se così lo si può definire.

« Chi è quello la? » Feci cenno con la testa verso il giornalista che l'aveva accompagnata non calcolando minimamente le sue parole dette in precedenza.

Lei rise amaramente. « Tu sei pazzo, completamente, Leonardo. Pazzo furioso. Tu vai letteralmente a puttane e vuoi sapere chi è quello lì? Sicuramente non un gigolò! E poi non sono affari tuoi, lo capisci? »

« Vaffanculo! — Sbottai nervoso facendo un altro tiro della sigaretta ormai quasi finita. — Ma li hai letti i miei fottuti messaggi? » Alzai il tono della voce.

« Si che li ho letti e secondo te mi bevo la cagata di Insigne ed Immobile? Sono più giovane di te, ma non ho 8 anni, non mi bevo tutto ciò che mi viene detto. Non sono una ragazzina. »

« È inutile parlare con te, davvero. Sembriamo due stranieri che provano a parlarsi. Fino a quando crederai solo a ciò che pensi tu e non proverai mai ad ascoltare gli altri ed a comprendere, non potrà mai esserci un cazzo tra di noi. — Le puntai il dito contro arrabbiato. — Non ti fidi di me, Eva. Non ti sei mai fidata, cazzo. E non ne capisco nemmeno il motivo sinceramente. Ho sempre dimostrato di amarti, l'ho sempre fatto. E lo sai. »

I suoi occhi si fecero lucidi a causa delle mie parole, sapeva che in ciò che stavo dicendo c'era un fondo di verità. Ma era troppo orgogliosa per ammetterlo, sapeva che avrebbe dovuto credere di più in me. Ma non l'ha fatto.

« Le tue azioni hanno dimostrato altro... Lo sai che ho avuto un passato difficile con i ragazzi e- » Mormorò puntando i suoi occhi dritti nei miei.

« Io non sono Luca, non ti ho mai trattata come faceva lui. Tu veramente non mi ascolti quando parlo. Cresci, Eva. Voglio una donna accanto a me, non una bambina. » Così le diedi le spalle e camminai nuovamente dentro la struttura seguito da Paulo che aveva guardato da lontano la scena.

Perfetto, non avevo scoperto perché fosse lì e nemmeno chi fosse quel ragazzo accanto a lei. Tutto l'amore che circondava me ed Eva era crollato, ormai era un continuo litigare...

FINO ALLA FINE | LEONARDO BONUCCIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora