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« Campioni d'Italia »Pov's Leonardo

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« Campioni d'Italia »
Pov's Leonardo

Finii di allacciarmi gli scarpini per entrare in campo e disputare l'ultima partita del campionato — la 38esima giornata — contro la Sampdoria.

« Dai ragazzi, portiamoci questo maledetto scudetto a casa! » Esordì Allegri entrando in spogliatoio ed incitandoci battendo ripetutamente le mani.

Sapevamo che era nostro, anche se perdevamo, era comunque nostro. Ma dovevamo sempre onorare il nostro nome e portare a casa anche questa ennesima vittoria. Avremmo dato tutto, fino alla fine.

Feci un respiro profondo e mi misi in fila dietro al capitano Buffon già pronto per entrare in campo. Appena pestammo l'erba tutto lo Stadium scoppiò in un boato applaudendo e cantando il nostro inno.
In tribuna quel pomeriggio era presente anche Eva, — ovviamente — non potevo non invitarla e non potei non ridere quando vidi una mascotte della Juve — simboleggiata da una zebra — parlarle e ballarle attorno. Salutai la mi fidanzata con un cenno veloce della mano per poi mandarle un bacio volante e mi posizionai in campo pronto per giocare e disputare al meglio la mia partita.

Dopo aver letto le formazioni l'arbitro Gavillucci fischiò l'inizio dell'ultima partita di questa emozionante stagione.
Partimmo alla grande, poiché Evra fece gol su tocco di testa dopo solamente 6 minuti portandoci immediatamente in vantaggio. I nostri tifosi impazzirono — proprio come noi giocatori — ed il suo nome rimbombava il tutto lo stadio mentre venivano sventolare bandierine bianche e nere.
Il primo tempo si concluse per 3 a 0 per noi, siglato da Evra e doppietta di Paulo che fece gol su rigore a causa di un fallo in area di Skriniar su Mario, il nostro 17, e poi un bellissimo tiro da fuori area che fece gonfiare la rete.
Se i primi 45 minuti erano stati belli, gli ultimi ancora meglio. Segnò Giorgio al 77esimo minuto e corsi immediatamente ad abbracciare il mio migliore amico ripetendogli che era stato bravissimo e che era un campione. Lui mi strinse sempre di più facendomi sentire il migliore amico più fortunato sulla faccia della terra.
Ed è proprio quando la partita sembrava finita che conclusi definitivamente portando la Juventus sul 5 a 0 all'85esimo minuto. Feci come al solito la mia esultanza seguita da un gesto della mano che indicava la lettera "E" per Eva e feci un cuore indicandola. Arrivarono tutti gli altri bianconeri da dietro abbracciandomi altrettanto e prendendomi in giro per essere sdolcinato come un adolescente in preda agli ormoni. Modo fantastico per chiudere la stagione, il migliore oserei dire.
Appena l'arbitro fischiò la fine dei 90 minuti — come da rito ormai — ci fu la premiazione per lo scudetto. Eravamo ufficialmente campioni d'Italia, ancora una volta.

« Fino alla fine. » Urlammo alzando al cielo la coppa saltellando davanti a tutti allo Stadium e schizzandoci a vicenda con lo spumante.

Mandai dei baci volanti alla mia fidanzata che dopo poco scese in campo seguita dai familiari di tutti i bianconeri.

Corsi immediatamente ad abbracciarla sollevandola da terra e facendo più giri su noi stessi mentre sorridevamo come due deficienti. Poi la misi a terra e ne approfittai per far combaciare le nostre labbra dando vita ad un bacio felice e spensierato.

« Sei stato bravissimo, amore mio. » Sussurrò sulle mie labbra per poi ricambiarmi ancora. Quel nomignolo mi faceva ancora sussultare, dovevo ancora abituarmi.

« Grazie piccola. — Sfiorai il suo volto con le dita. — Sono così felice, cazzo. »

« A chi lo dici. » Rispose guardandomi sempre negli occhi e non staccandomi mai dai miei.

Quel momento magico venne interrotto da dei finti colpi di tosse accanto a noi. Ci voltammo e vidi mio fratello con i miei genitori. Mi ero quasi dimenticato di loro, che coglione!

« Richi! — Allargai le braccia per abbracciare mio fratello. — Ce ne avete messo di tempo per scendere in campo! » Parlai stringendolo a me dalla gioia.

« In verità sei tu quello che è totalmente offuscato dall'amore! » Scherzò sorridendomi.

Scossi la testa divertito e salutai anche i miei genitori molto emozionati.

« Famiglia. — Dissi schiarendomi la voce e posizionandomi accanto ad Eva. — Questa è la mia fidanzata, Eva. Eva, loro sono la mia famiglia. Lui è mio fratello Riccardo. — Lo indicai ed i suoi si strinsero la mano ripetendo i loro nomi e scambiandosi sorrisi sinceri. — Lei è mia mamma Dorita e lui papà Claudio. »

« È un piacere conoscervi, davvero. Leonardo mi ha sempre parlato bene di voi. » Parlò la mia ragazza e notai che era leggermente arrossita. Era un po' agitata a conoscere la mia famiglia, d'altronde non era nemmeno in piano, è successo tutto così dal nulla senza preavviso.

« Piacere nostro, tesoro! — Disse mia mamma. — Sembri proprio una brava ragazza. Il mio Leo ha bisogno di una così. »

« Grazie a te è sempre di buonumore. — Borbottò mio fratello. — È strano vederlo sorridere, ma mi ci sto già abituando! »

Eva si fece sfuggire una risatina e si spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio imbarazzata. « È strano anche per me... — Sussurrò. — Sono juventina fin da piccola e non mi sarei mai immaginata di finire con un bianconero. »

« Qui si fa conoscenza! » Esordì Giorgio affiancandosi a noi e battendomi le mani sulle spalle felice. Sapeva che era un grande passo far conoscere Eva alla mia famiglia, ne avevamo già parlato a lungo — da bravi migliori amici.

« Gio! Finalmente ci salutiamo! » Disse Riccardo abbracciandolo.

« Che si fa qui? — Chiese Gianluigi mettendosi in mezzo. — Tra poco si va in villa per la festa! »

« Festa in villa? » Chiese la mia ragazza inarcando un sopracciglio.

« Si, gli ultimi anni andiamo sempre in una villa qui a Torino. La festa la organizza la società, non noi. » Spiegò il portiere.

« Prima però le foto! Poi dopo andiamo a metterci in tiro! » Parlò nuovamente Giorgio indicandoci i fotografi a bordo campo impegnati già a scattare foto ad altri bianconeri e le loro famiglie.

Guardai Eva e la presi per mano facendo cenno anche alla mia famiglia di seguirmi verso i fotografi. Prima feci qualche scatto con la coppa da solo, poi con tutta la mia famiglia — compresa la mia fidanzata — ed infine solo con lei.

« Dai Leo, una da solo con la fidanzata! » Esordì il giornalista con un sorriso stampato sul volto.

Annuii e tenni insieme ad Eva la coppa, mentre con l'altra mano la tenevo vicino a me. Guardavano entrambi l'obiettivo della fotocamera sorridendo, poi decisi di baciarla e potei notare il suo stupore inizialmente. Era la prima volta che ci facevamo fotografare così esplicitamente ed il mio cuore non faceva altro che battere all'impazzata nella mia gabbia toracica.
Lei appena ci staccammo diventò sempre più rossa in viso che nascose successivamente nel mio petto mentre sorrideva a trentadue denti.

« Ti amo, piccola. — Sussurrai nei suoi capelli per far sì che nessuno sentisse ciò che le stavo dicendo. — Non nasconderti, sei bellissima. »

Lei alzò nuovamente la faccia, mi baciò ancora velocemente sotto gli occhi di tutti e potei sentire chiaramente tutti i miei compagni applaudirci. Dovevano ancora abituarsi ad un Leonardo Bonucci innamorato — come me d'altronde. Ma ero felice, lo ero da impazzire.

La mia squadra — la Juventus — era campione d'Italia e stavo festeggiando con la donna che amavo. Sembrava di stare in un film.

FINO ALLA FINE | LEONARDO BONUCCIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora